Ripartirà nel fine settimana del 20 e 21 giugno il Chievo, come tutta la serie B. Lo farà da Crotone. Ad oggi i mussi sono in ottava posizione e possono ancora sperare nei playoff. Dopo mesi di discussioni e di trattative saltate, le due serie maggiori riprendono con un calendario preciso, da dove avevano lasciato.
Valter Curti (Assocalciatori): ripartire per aiutare i dipendenti delle società
Indice dei contenuti
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- Il Chievo di oggi: situazione gialloblù
- Valter Curti: una carriera al Chievo
- Valter Curti – Alberto Malesani: un grande allenatore
- Del Neri: il Chievo 2001-2002 in A
- Valter Curti: Maran? Sarà una delusione per lui, ma si riprenderà. Ha grandi qualità
- Valter Curti – Vignato: un talento da coltivare
- Valter Curti: il Chievo per me è fiducia e organizzazione
Così abbiamo chiesto a Valter Curti (ex del Chievo dal 1987 al 1994) se abbia senso ripartire.
Valter secondo lei è giusto ripartire?
- “Ritengo di sì, perché lo show deve continuare. Certo non è calcio senza tifosi, ma servirà ad evitare confusione, ricorsi, speculazioni e casi spinosi. Certo ci saranno più difficoltà per tutti! Spero che tutte le società trovino le risorse e che ci siano aiuti dallo Stato. D’altronde, sapete, è una cosa talmente nuova e fuori programma… Io penso che ripartire sia giusto. E d’altronde aggiunge: “Se per fare un nome, a fenomeni mondiali come Ibrahimovic quattro mesi non fanno la differenza per vivere, per tutti quei dipendenti che lavorano nelle società e che fino a pochi giorni fa erano in cassa integrazione, la situazione è ben diversa. Quindi oltre alla confusione burocratica, si creerebbe un problema economico di non poco conto. Se tutto è in sicurezza, è giusto ricominciare“.
E anche il suo Chievo si appresta a riprendere il percorso nel campionato cadetto dalla trasferta calabrese di Crotone. Nuovo allenatore è Alfredo Aglietti. Ecco tutto il calendario completo dei gialloblù!
Il Chievo di oggi: situazione gialloblù
Ma il Chievo odierno non è quello del passato. Lo sa anche l’ex capitano che prova a spronare la società odierna per uscire dal torpore dell’ultimo biennio.
Cosa deve fare il Chievo oggi per migliorarsi?
- “L’importante è che la società esca dalla situazione economica e societaria difficile. C’è bisogno che torni ad avere quelle caratteristiche di una volta: snellezza, fiducia e capacità umane. Un’organigramma semplice. Ricominciare da zero. Togliersi la confusione che oggi c’è!“.
Un consiglio spassionato da chi ha visto l’emergere di una società che da squadra-quartiere è diventata realtà regionale e nazionale… Ecco come racconta il suo vissuto calcistico.
Valter Curti: una carriera al Chievo
Come nacque l’intesa con la società al momento del passaggio al Chievo, che all’epoca militava in C2?
- “Giocavo nella Vogherese e mi sono trasferito alla Pro Patria. Nel 1985 avevo nel girone il Chievo di Campedelli. Noi vincemmo 4-0 e il papà dell’attuale presidente mi volle portare a Verona. Non era il calcio di oggi. C’era meno professionismo. Era il calcio dei presidenti-tifosi. Non esistevano a volte nemmeno il D.T. o il D.S. di una società. Ancora c’era una buona fetta di dilettantismo“.
Possiamo dire che con la fine dell’epoca Berlusconi e Moratti forse sono finiti i presidenti-tifosi?
- “Ma, in un certo senso sì. Resta qualche figura anche oggi come Lotito, ma ormai ci sono nei club più figure intrecciate“.
Com’è stato vivere due promozioni, prima quella dalla C2 alla C1 e poi dalla C1 alla B? C’era la consapevolezza di vivere un miracolo sportivo?
- “Diciamo che in una società come il Chievo è stato particolare. Tenga conto che i gialloblù non avevano, fino a quel momento, nemmeno una tifoseria alle spalle. Quando si giocava c’erano allo stadio 400 tifosi, ad andar bene. Però, mentalmente, c’era la coscienza di poter vincere. La promozione in B non ci sembrava vero. D’un tratto hanno cominciato a conoscerci e ci siamo ritrovati 10.000 persone allo stadio. Le due promozioni sono state due storie diverse“.
E fra l’altro negli anni in cui un giovane ventenne, Luca Campedelli, diventava presidente. Che sensazione c’era? Ritrovarsi un ventenne di fronte?
- “Beh sì, la sensazione era strana. Luca poco tempo prima era nostro amico e veniva con noi alle partite. La sua capacità è stata quella di non smettere di credere nel miracolo-Chievo. Il giorno della dipartita del padre, è entrato nello spogliatoio insieme alla madre e ha detto: Ragazzi, è tutto come prima eh! Devo dire che è stato bravo a gestire la situazione, ecco“.
Un clivense doc (pur nato a Voghera) che è entrato ed è nel cuore del Chievo: cosa è rimasto saldo nel rapporto con i tifosi del Chievo, soprattutto i più fedeli già presenti ai tempi della Serie C. Come si é riusciti a mantenere un contatto così forte?
- “Ma allora innanzitutto molti sono ancora miei amici. Noi ci allenavamo al centro sportivo di oggi – il Veronello – un centro totalmente dedicato a tutti noi. Allora la cosa fondamentale era fare gruppo: cene, uscite, gite e vacanze. Insomma un rapporto d’amicizia che s’è consolidato con l’ambiente dei tifosi e con la società“.
Ma, infatti, come si può paragonare quella situazione a quelle di oggi?
“No, oggi è tutto diverso. C’è maggior professionismo sicuramente. Ma la cena è un optional, una ricorrenza. Oggi ogni giocatore si allena, sta con i compagni e poi ognuno a casa propria. C’è meno volontà di fare gruppo. Anche perché i giocatori sanno organizzarsi da sé: cosa mangiare, come allenarsi e come non danneggiarsi”.
E ancora un salto più indietro. Entriamo con Curti nella storia del Chievo. Per esempio, il momento magico di Malesani e Del Neri.
Valter Curti – Alberto Malesani: un grande allenatore
Che tipo di allenatore era Malesani? Personaggio istrionico sui social? Cosa non gli ha fatto fare il salto di qualità?
“Alberto Malesani è un grande allenatore. Ci ha allenati da professionisti. Era bravo come tattico e il suo calcio era allora uno dei migliori e innovativi. Lui era sacchiano di fondo. Con lui abbiamo imparato a giocare a zona. Io grazie a lui ho lavorato molto bene e forse avrei potuto anche arrivare in A, se ci fossimo conosciuti prima. In carriera, secondo me, è stato stoppato dall’incidente occorso a Parma. Da lì è cambiato tutto per lui“.
Ma tu, hai mai avuto la possibilità di passare alla A?
- “Quando ero giovane giovane, c’è stato un avvicinamento del Cagliari, ma nulla più. Non c’erano i procuratori allora. Qualche presidente si era interessato, ma non s’è mai concluso nulla“.
E il tuo sogno invece?
- “Sono interista. Sognavo l’Inter“.
E a proposito di grandi club. Che sensazione c’era in quel Chievo-Juve di Coppa Italia?
- “Ah quando mi sono trovato davanti Dino Baggio e Vialli ho pensato: sono arrivato davvero al grande calcio. La sensazione che c’era era quella di una squadra nettamente superiore per qualità fisica e caratura mentale. È stato uno shock sì, ma shock positivo!“.
Del Neri: il Chievo 2001-2002 in A
Ma torniamo al Chievo. I clivensi in A ci avrebbe mai pensato? Che emozioni le ha dato il Chievo di Del Neri? A fine dicembre uno speciale della Rai intitolava: un quartiere in paradiso…
- “In quegli anni io lavoravo per la società e le voci che giravano erano sempre quelle: OK, siamo in A, ma che ci stiamo a fare? Faremo 10 o 13 punti e poi torneremo in B o cosa? Ci sembrava a livello mediatico una favola folle, ecco. Ci chiedevamo se saremmo stati in grado di gestirla. Il ritrovarci terzi a fine dicembre era per noi una sorpresa impensabile. Lì, è stato bravo Giovanni Sartori a trovare i ragazzi giusti. Giocatori che poi, come Perrotta e Corini si sono distinti anche in altri club. Soprattutto il Chievo, come ai miei tempi, ti dava fiducia. Corini, per esempio, appena arrivò si infortunò gravemente. Nessuno, gli mise pressione. L’anno dopo, ritornato in campo, fece un campionato strepitoso“.
E che dire della parabola discendente di Del Neri…
- “A certi livelli, non è facile. Forse l’esperienza del Porto l’ha segnato un po’, non c’è dubbio che abbia fatto fatica ad adattarsi. Quando poi arrivò alla Juve non c’era la società di oggi. E probabilmente senza tutto l’appoggio necessario non è facile gestire giocatori e campioni con certi nomi. Ma comunque poi i suoi campionati di qualità li ha fatti“.
Valter Curti: Maran? Sarà una delusione per lui, ma si riprenderà. Ha grandi qualità
E ora rischia la stessa parabola l’amico Maran?
- “La delusione di Cagliari per lui è stata pesante. Non c’è dubbio! Ma Rolando è abituato a cadere e rialzarsi. Lo farà anche questa volta. Ripartirà con slancio. Lui è un buon allenatore. Fa giocare bene le squadre. Penso che sia pronto anche per una squadra di primo livello. Lui ha idee importanti“.
Valter Curti – Vignato: un talento da coltivare
E chiudiamo nel Chievo di luci/ombre di questo biennio con due parole sul baby ragazzino che ha stregato il mercato italiano ed estero.
Si può dire che fra i mussi stia emergendo un baby talento…?
“Sì Emanuel Vignato ha talento. Va curato, gestito e penso che Bologna sia la piazza giusta per migliorarsi“.
Valter Curti: il Chievo per me è fiducia e organizzazione
Per i tifosi del Chievo ovviamente l’augurio più grande è di rivedere le loro bandiere presto in A. Ma, se mai la squadra dovesse in questi anni, avere difficoltà a far ritorno nella massima serie, nessuno di noi si deve mai dimenticare che da quei colori sono usciti campioni del mondo e campioni di sport. Giocatori che hanno tenuto alto il valore della bandiera e hanno dato tutto se stessi, come Pellissier e Valter Curti, che del suo glorioso Chievo dice:
“Il Chievo è sempre stata una società snella, basata sulla fiducia umana e ben organizzata. Questa è la sua forza!“.
Con al collaborazione di Emiliano Martinelli