La vittoria contro la Salernitana sancisce il primato dei nerazzurri in campionato. Ma l’impressione per chi ha visto quel 0-5 è ben maggiore del primato stesso. Non è importa che l’Inter sia prima con 40 punti, 3 goal subiti in meno dell’anno scorso e 8 goal in meno del 2020, quel che conta è che la squadra di Simone Inzaghi sia una perfetta sintonia.
Un’orchestra di archi, trombe, viole, violoncelli e voci che ammalia i tifosi e devasta gli avversari.
Dal derby di Milano i nerazzurri hanno recuperato ai cugini 7 punti e al Napoli 10. Dopo la vittoria di ieri a Salerno, ora sono proprio Milan e Napoli a dover inseguire la Beneamata. E con loro c’è quell’Atalanta che se mai vincesse oggi contro la Roma raggiungerebbe il primato per la prima volta da quando c’è Gasperini.
Salernitana-Inter 0-5: la perfezione
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ToggleCerto quella che venerdì sera è andata in scena è stata la partita perfetta, pur tenendo conto dei deficit difensivi dell’ultima in classifica.
Non v’è dubbio che nel dilagare dell’Inter di ieri sera c’è molta complicità della difesa granata, ma resta la sensazione che la banda di Inzaghi sia matura, pratica calcisticamente adorabile.
Ogni contropiede avviato da Barella o Calhanoglu o Brozovic si è spesso trasformato in una potenziale occasione da rete. Qualche volta c’è voluta la bravura di Fiorillo per non allargare il risultato e in qualche altra occasione c’è stata troppa leggerezza davanti alla porta.
Se, tuttavia, la squadra ha segnato alla fine 5 reti (senza rigori concessi) e quasi tutti su azione, vuol dire che la potenza effettiva è alta.
Una squadra rapida, in forma ed efficiente. Oltreché davvero, davvero splendida. Ieri sera s’è visto un tessuto calcistico fatto di passaggi precisi, stretti ed eleganti. Ripartenze rapide e fulminee.
Salernitana-Inter: record punti
Una creatura nata dalla tempra caratteriale e fisica di Antonio Conte, che ha saputo infondere mentalità vincente e convinzione in un gruppo avulso di successi da anni. Ora quella creatura-bambina si è trasformata in una macchina mitologica mostruosa e vincente.
Perché alla qualità difensiva, alla capacità di tenere le linee chiuse fra i reparti e al contropiede fatto in modo ineccepibile si aggiungono la variabilità dei moduli, l’interscambiabilità dei ruoli e soprattutto una maggiore ampiezza e libertà d’invenzione in fase offensiva.
Simone Inzaghi è riuscito, al momento, a fondere in un collage perfetto la maniacale perfezione e attenzione di Conte con l’estro offensivo della sua Lazio d’oro.
Così tatticamente ne è nato per ora un capolavoro tattico. E diremmo anche statistico, se è vero che con la “manita” a Salerno porta il record di 103 reti in un anno solare! A cui vanno aggiunti 101 punti conquistati su 57 partite di A.
Il calcio di Simone Inzaghi: tattica
Simone Inzaghi ha optato appena è arrivato all’Inter per un 3-4-1-2 leggermente differente rispetto al 3-5-2 della sua Lazio.
Quella squadra risultava con un centrocampo allineato a 5 giocatori, con Luis Alberto libero di agire come collante fra mediana e fase della trequarti. I due esterni alti poi erano la spinta che creava superiorità in situazioni di contrattacco. Ciò che stupiva era la rapidità di pensiero e di gambe, quando la squadra avversaria alzava il proprio baricentro.
Questa squadra, invece, spesso tende a stecchire l’avversario con forte pressione sui portatori di palla e a mantenere il controllo della metà campo avversaria. Poi una volta che l vantaggio ha raggiunto un buon livello di sicurezza, si chiude a guscio, para i colpi degli avversari e riparte che è un piacere vederla.
Spesso dal cervello della mediana si passa per la fantasia di Calhanoglu che porta palla, apre corridoi e spesso rifinisce per i compagni. La libertà d’azione di cui gode il turco è il segreto dell’Inter.
Ma incidono anche le celeri falcate degli esterni che spesso impostano la ripartenza e poi vanno a concluderla. Come è accaduto per il goal di Dumfries.
Le ali diventano quasi attaccanti aggiunti – in stile brasiliano o calcio olandese.
Vedi Dumfries che scaglia un bolide sotto la traversa con ripartenza perfetta e vedi Perisic che sblocca su calcio da fermo, da vero pivot di basket.
Le punte non si stringono solo in fase offensiva a poter dialogare fra di loro, ma spesso lavorano in fase di pressing sul portatore di palla, a volte perfino il centrale difensivo. In questo modo qualunque possibilità di raggiungere la metà campo interista diventa difficile.
Un’idea di gioco ereditata dall’Atalanta, con la differenza che, mentre gli orobici spesso scoprono il fianco in caso di ripartenza, l’Inter riesce a non farlo. Eccedendo in questo anche rispetto al Milan che spesso si trova nell’uno contro uno a difendersi a denti stretti.
Detto in parole povere, raramente la squadra si sbilancia e si crea da sola problemi in fase difensiva.
Tanto è vero che Avvicendando non subisce reti da 9 partite di seguito.
Inter record Lautaro
Se in coppia con Lukaku, El Toro Martinez stava bruciando i record, ora senza il gigante belga, il suo score non si ferma.
Ed è così che l’argentino può fregiarsi di aver eguagliato Mauro Icardi per 6 segnature di seguito nella storia nerazzurra e di aver raggiunto Ronaldo con più di 60 goal con la Milano nerazzurra.
Inter: record striscia goal
La squadra stessa sta beneficiando dei goal di Lautaro, di Dzeko, Calhanoglu, Perisic, Dumfries, Barella, Correa, Sanchez e tutti gli altri protagonisti a tal punto che ha appena portato a casa un altro record: segna sempre da 33 partite giocate in A.
Per cui l’Inter continua a segnare da quel 4-0 contro il Benevento fino allo 0-5 di Salerno.
Si tratta della striscia più lunga della storia nerazzurra!
A questo punto chissà quanti altri guiness dei primati potrebbe raggiungere Simone Inzaghi sfruttando proprio la verve e la qualità del team che Conte ha creato a d.o.c un anno fa.