Considerazioni nerazzurre sul mondo ultras dopo Inter-Napoli
Per anni il tema ultras è stato volutamente accantonato dai media, nell’apparente calma di una situazione che però ora è improvvisamente sfuggita di mano. Così in questi giorni è tornato prepotentemente alla ribalta, peraltro per fatti accaduti fuori dallo stadio.
Rispetto ai decenni scorsi, oggi si ha la percezione (solo apparente) di maggiore sicurezza all’interno degli stadi, mentre fuori prosegue tutto come prima, con scontri, accoltellamenti e attacchi premeditati alle tifoserie avversarie che trasfigurano il concetto di sport, che dovrebbe sopratutto quello basato anche sul rispetto dell’avversario.
È un problema serio, alimentato da atteggiamenti ambigui del mondo sportivo, dalla stampa e delle forze politiche verso gli ultras.
Curve ultras – il lato positivo e quello negativo: colori e partecipazione/violenza
Da una parte si esaltano i valori, i codici di rispetto e le coreografie messe in atto dalle curve, enfatizzando l’attaccamento verso i propri colori e la capacità di coinvolgere il resto dei tifosi in una partecipazione convinta alle partite della propria squadra. Dall’altra si fa largo l’indignazione e lo stupore per atti incresciosi come quelli di Santo Stefano a San Siro, meravigliandosi della gravità degli stessi.
La verità è che il tema ultras è affrontato da sempre con straordinaria approssimazione da ogni governo, incapace di mettere in atto una politica atta a prevenire e in qualche caso, a colpire certi comportamenti che con lo sport non hanno nulla in comune.
Il risultato è la chiusura dell’intero stadio per due partite indistintamente a tutti i tifosi nerazzurri. Una misura che si è rivelata grossolana ed eccessiva, alla luce del fatto che va a colpire senza senso la maggioranza del pubblico civile che affolla abitualmente San Siro per sostenere la propria squadra.
È tuttavia anche e soprattutto un problema culturale, o meglio di un’assenza di cultura sportiva in merito. Oggi si discute del modello degli stadi inglesi, con spettatori a bordo campo e senza barriere, ma in Italia questo tipo di scenario risulta non praticabile, almeno fino a quando l’immaturità diffusa sarà la protagonista delle vicende dei nostri stadi.
I tifosi continueranno ad esistere, gli ultras pure, la stampa e le televisioni continueranno ad avere l’abituale atteggiamento di stupore e risentimento verso l’estremismo di una parte di tifo caratterizzato da gesti forti nel bene e nel male. Almeno finchè non prevarrà una cultura sportiva trasversale in grado di sovrastare quella bieca e medioevale di oggi.