Giro d’Italia 2021: un mini sguardo sulla prossima corsa in rosa

Care amiche e cari amici, dopo mesi di silenzio, tra qualche giorno si risentirà il solito frastuono e vocio, nonché la tanta confusione che caratterizza l’inizio dell’ evento sportivo più atteso dagli appassionati del pedale. Sto parlando ovviamente del GIRO D’ITALIA N. 104 che è allo START l’8 maggio prossimo.

Giro d’Italia 2020: come si svolse

Ma andiamo con ordine: il Giro d’Italia n. 103 del 2020 invece di partire da Budapest in Ungheria il 9 maggio e terminare a Milano il 31 maggio, causa Covid, dopo spostamenti e peripezie varie, è stato posticipato e fatto partire da Monreale in Sicilia il 3 ottobre e terminare a Milano il 25 ottobre dopo Km 3352,40.

Vincitore DEL “TROFEO SENZA FINE” (così viene comunemente chiamato il Trofeo che spetta al 1° Classificato) a pieno titolo e merito l’inglese TAO GEOGHEGAN HART. Certo che, come ci siamo tutti resi conto, è stato un Giro decisamente anomalo e che ha stravolto tutte le nostre abitudini e consuetudini: per il periodo, per l’assenza del pubblico, per la difficoltà di essere “presenti” ai vari momenti delle gare.
Ma tutto questo ormai è Storia e oggi possiamo dire che siamo sulla strada giusta per ritornare a rivivere emozioni e scatenare il nostro animo di tifoso delle due ruote a
pedali.

Giro 2021: inizio e fine

Sì, perché tra poco è in partenza il GIRO D’ITALIA 2021 – N. 104. L’appuntamento al via è stato dato per l’8 maggio a TORINO per concludersi dopo Km. 3450,40 a MILANO il 30 maggio.
Non è mia intenzione addentrarmi in commenti tecnici e/o specifici sui corridori, sul
percorso, sull’organizzazione, sulle strategie delle squadre partecipanti, perché non
sono certo all’altezza dei super-esperti o dei soloni di questo sport.

Desidero solo scrivere alcuni appunti da amante dello specifico sport e non tanto da tifoso dei corridori. Amo la libertà, amo immergermi nella natura, amo la
competizione, amo riconoscere gli sforzi e i sacrifici che fanno gli atleti, amo immedesimarmi nelle loro “pulsazioni”, amo in poche parole lo sport vero, puro,
forse un po’ idealista, ma sicuramente SANO.

Lunghe tappe di pianura, impervie tappe di montagna, quasi rilassanti tappe di
trasferimento fanno da contorno ad una natura che può cambiare all’improvviso
alternando sole a pioggia, caldo a freddo, ma sempre tenendo al centro dell’attenzione la volontà, lo sforzo e comunque la decisione di non “mollare mai” di tutti gli atleti partecipanti. Le difficoltà che s’incontrano, si sommano, si sovrappongono e rendono talvolta arduo il proseguire, difficile fare le scelte più corrette. È in questi casi, come in altri, che emerge il Campione. È in situazioni difficili che chi è veramente un Grande prende la “strada giusta” per la Vittoria e qualche volta anche per la Gloria.

Tra poco inizia una nuova avventura: il Giro d’Italia 2021 n. 104 è ormai sui blocchi di partenza o, se vogliamo, gli scarpini sono già puntati nelle pedivelle in tensione. Cosa ci aspettiamo? Forse una sola cosa: ritornare a vivere, dopo un anno strano e buio che ci ha obbligato a comportamenti ai quali non eravamo abituati, illuminati dalla solita, ma anche dalla nuova luce, che ci promette questo evento sportivo, nuovo ma contemporaneamente vecchio e storico, che è e rimarrà sempre nei nostri cuori e pensieri.

Permettetemi, care amiche e cari amici, una considerazione conclusiva. Dopo tutti i divieti, dopo tutte le rinunce, dopo tutti i sacrifici che la situazione sanitaria dell’anno passato ci ha imposto, organizziamoci così con attenzione per poter affrontare serenamente gli impegni sportivi, tutti gli impegni sportivi, ai quali da oggi in poi avremo la gioia e la possibilità di partecipare quali tifosi e/o spettatori.

Facciamo buon conto di quanto ci è costato il passato, di quanta fatica il superare i momenti difficili legati alla pandemia, cosi sono sicuro che: finalmente riusciremo a riveder le stelle! E ciò, in tutti i sensi!

A cura di Paolo Carazzi 

Giro d’Italia 2021: tappe

La presentazione del Giro d’Italia si è svolta il 24 febbraio con diretta televisiva, ma intanto erano già state presentate in anteprima le prime tre tappe.

La partenza sarà da Torino con una breve cronometro e si resterà in Piemonte anche nelle due tappe successive. Ancora prima della presentazione, il Giro ha sollevato un polverone per la scelta delle wild cards dalle quali è stata esclusa la Androni, scelta per lo meno discutibile.

Per quanto riguarda il percorso, avremo due tappe a cronometro, la prima e l’ultima, per un totale di una trentina di chilometri contro il tempo, forse pochi per fare la differenza.

Sono previsti ben sette arrivi in salita, ma sicuramente saranno quelli sulle Alpi a essere determinanti.

Quest’anno non ci sono né lo Stelvio, né il Mortirolo, ma nella tappa regina, con arrivo a Cortina d’Ampezzo, i corridori dovranno scalare il Fedaia, il Pordoi e il Giau. Avremo anche alcune salite inedite come quelle di Sega di Ala, Alpe di Mera e Alpe Motta. Attraverso le tappe si sono volute commemorare alcune ricorrenze importanti: la partenza da Torino, prima capitale d’Italia, ricorda i 160 anni dell’Unità d’Italia; quindi ci sarà una tappa in cui si ricorderanno i 100 anni dalla nascita di Alfredo Martini, mitico C.T. della Nazionale; si commemora anche il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri con la partenza da Ravenna, città nella quale il sommo poeta è morto; sia Milano che Cortina, accomunate dall’organizzazione delle Olimpiadi invernali 2026, saranno sede di tappa e infine si ricorda anche la scelta di Gorizia e Nova Gorica come Capitali Europee della cultura 2025, alle quali si riferisce la tappa da Grado a Gorizia che si svilupperà in un circuito attraverso il confine italo-sloveno.

Giro d’Italia 2021: i possibili protagonisti

Nibali ha già dichiarato di voler provare a partecipare a Giro e Tour e per questo ha impostato la sua preparazione invernale, ma ha anche detto che non pensa di fare classifica, bensì di puntare alle tappe. Inoltre, non finirà il Tour, volendosi preparare per la corsa olimpica, alla quale ambisce, dopo la sfortunata esperienza di Rio 2016. Quanto poi sarà competitivo, lo dirà la strada.

Non sarà invece al via il vincitore dello scorso anno Geoghegan Hart, che vuole provare l’esperienza del Tour, sebbene nella Ineos ci siano un po’ troppi galletti e il corridore inglese rischia di doversi spendere in incarichi di gregariato. La squadra britannica ha scelto invece Egan Bernal come capitano al Giro e il vincitore del Tour 2019 è senza dubbio il favorito numero uno.

I tifosi italiani si aspettano comunque di vedere la prima maglia rosa sulle spalle di Filippo Ganna, imbattibile a cronometro.

A cura di Alberto Zanichelli

Vincitore Giro d’Italia2020

Domenica 25/10 è terminato il Giro d’Italia. Una collocazione stagionale anomala dovuta alla pandemia, che ha messo a dura prova l’organizzazione. La RCS si è infatti trovata ad affrontare le condizioni atmosferiche che più volte hanno minacciato di dover ridisegnare le tappe alpine, laddove la neve è già comparsa. Inoltre, si è dovuta reinventare la penultima tappa, a causa della criticità delle condizioni sanitarie in Francia, che non hanno permesso il previsto sconfinamento.

Ammutinamento Giro d’Italia

Senza contare che nella tappa immediatamente precedente c’è stata una vera e propria rivolta dei ciclisti che hanno preteso l’accorciamento della tappa stessa, adducendo motivi metereologici che non si sono poi concretizzati. Quel giorno i corridori, a parte quei 14 che hanno fatto veramente la corsa, si sono meritati i fischi e non gli applausi che solitamente meritano per il loro attaccamento al mestiere. Comunque, la RCS ha avuto ragione contro chi gufava, dicendo che il Giro non sarebbe arrivato a Milano, a causa dell’aumento vertiginoso dei contagi. Per fortuna questa eventualità è stata scongiurata, salvaguardando la regolarità della corsa.

Pagelle del Giro d’Italia

Ma cosa ci ha detto questo Giro d’Italia? La prima cosa che possiamo notare è che siamo nel bel mezzo di un cambiamento generazionale senza precedenti. In questa seconda parte di stagione, dopo il lockdown, tanti giovani sono venuti alla ribalta, molti dei quali quasi sconosciuti; a partire dal vincitore di questo Giro: Tao Geoghegan Hart. Inglese, 25 anni, finora non aveva mai colto grandi affermazioni; solo due tappe al Tour of the Alps lo scorso anno.

Quest’anno ha fatto il botto con le due tappe di Piancavallo e del Sestrière e la classifica finale del Giro, nel quale era partito con il ruolo di gregario di Geraint Thomas. Si è trovato a fare da capitano della Ineos a causa del ritiro di Thomas per una caduta con frattura del bacino e tra l’altro ha anche dovuto rimontare, proprio perché aveva perso terreno nelle tappe siciliane, per aiutare il capitano designato. A mio modo di vedere, il momento in cui si è capito che poteva vincere il Giro è stato a Piancavallo, quando ha avuto ragione in volata di Kelderman e Hindley che da lì in poi sono stati i suoi rivali. E a proposito di Hindley: anche lui praticamente sconosciuto alla vigilia e, come il suo rivale, costretto a rimontare per portarsi nelle prime posizioni di classifica. Hindley, 24 anni australiano, ha ottenuto la sua più importante vittoria proprio al Giro, vincendo la tappa dei laghi di Cancano, quella con lo Stelvio per intenderci. In quell’occasione è stato lui più veloce di Geoghegan Hart, ma anche il giovane australiano non era partito per essere protagonista.

L’uomo di punta del Team Sunweb era Kelderman che alla fine ha un po’ deluso. Il corridore olandese è comunque riuscito a vestire la maglia rosa per due tappe, una delle quali quella della protesta di Morbegno, ma sul Sestrière ha rivelato i suoi limiti in salita, peraltro già notati nella tappa dello Stelvio. Parlando di Kelderman non si parla però di un giovane e forse l’occasione persa in questo Giro, a 29 anni, potrebbe non ripresentarsi

Tornando tra i giovani, non si può non parlare di Joao Almeida. Portoghese, 22 anni, anche per lui il discorso è analogo. Nessuno lo conosceva alla partenza, ma nelle due settimane in cui ha portato il simbolo del primato, lo abbiamo scoperto come un corridore che si difende molto bene su tutti i terreni ed è un ottimo cronoman. Questo, oltre al fatto che l’età è chiaramente dalla sua parte, fa di lui un corridore che può ambire a vincere a breve un grande giro. Sicuramente il suo quarto posto finale è andato al di là di ogni più rosea aspettativa. Fa parte di una squadra molto forte che spesso ha nei propri organici grandi interpreti delle corse di un giorno, ma difficilmente vincenti nei grandi giri; con Almeida la Deceuninck potrebbe aver trovato l’uomo giusto per colmare questa lacuna, in attesa di rivedere all’opera Evenepoel, fermato dalla caduta al Giro di Lombardia.

Dicevamo di un ricambio generazionale e di questo ha spesso parlato nelle interviste Vincenzo Nibali, che nonostante i suoi 36 anni è risultato ancora il migliore tra gli italiani con il suo settimo posto. Certo l’età non si può cambiare e penso che Nibali abbia comunque dato tutto. Non dobbiamo lamentarci se in salita si fa staccare; come ha detto lui, semplicemente gli altri vanno più forte. Onore al merito per questo grande campione, che fa parte di quel ristretto gruppo capace di vincere tutti e tre i grandi giri; un gruppo in cui Nibali siede alla stessa tavola di leggende quali Merckx, Anquetil, Hinault e scusate se è poco. Fra i nostri, si fa per dire, “vecchietti”, possiamo spendere delle buone parole anche per Pozzovivo. Anche lui ormai avanti con l’età, non ha più lo spunto vincente in salita, ma il suo Giro è stato encomiabile e anche lui come Nibali ha dato tutto e l’undicesimo posto finale è tutt’altro che disprezzabile.

Questo però ci fa riflettere sul fatto che al momento il ciclismo italiano non ha validi ricambi. Non possiamo considerare tale Fausto Masnada; senza volergli togliere nulla, ha già 27 anni, un’età in cui se si è destinati a diventare campioni, lo si è già dimostrato da tempo. Masnada ha corso un ottimo Giro, ma ha avuto la limitazione di dover correre a supporto di Almeida, nei giorni in cui il portoghese era maglia rosa. Un po’ di libertà in più gli avrebbe forse permesso di essere lui il migliore degli italiani in classifica.

Tao Geoghegan Hart

La vittoria di Geoghegan Hart conferma il grande lavoro fatto da vent’anni a questa parte dalla federazione britannica, che, soprattutto attraverso la pista, ha sfornato una serie di campioni che l’hanno portata ad essere il punto di riferimento del ciclismo mondiale. Corridori vincenti come Wiggins, Froome, Thomas, Cavendish, si sono tutti formati sui velodromi, mentre purtroppo in Italia si è ormai persa questa prerogativa, fatta eccezione per Filippo Ganna che al di là della classifica generale, è stato certamente il nostro corridore più significativo. Le sue vittorie nelle tre cronometro erano quasi scontate, ma il momento in cui ha superato sé stesso è stato nella tappa di Camigliatello Silano, in cui ha fatto vedere di essere un corridore completo; e se migliorasse in salita, potrebbe ambire a qualche breve corsa a tappe in un prossimo futuro.

Una citazione la merita anche Diego Ulissi, vincitore di due tappe e che quest’anno è stato capace anche di vincere il Giro del Lussemburgo, trovando forse nelle brevi corse a tappe una sua dimensione.

Infine, vogliamo citare anche Arnaud Dèmare, vincitore di quattro tappe e della classifica a punti. È stato il principe delle volate e a nulla sono valsi i numerosi tentativi di Sagan e compagnia di farlo fuori, movimentando la corsa da lontano.

È stato un Giro di cui si è parlato tanto sia nel bene che nel male. Si è detto di un Giro noioso, monotono, poco interessante, ma a due tappe dalla fine in classifica c’erano tre corridori nell’arco di 15 secondi e alla vigilia dell’ultima tappa, addirittura due con lo stesso tempo, cosa mai successa in assoluto; se è monotonia questa…

Certo il ciclismo di oggi non vede sempre gli uomini di classifica all’attacco; ci sono tappe in cui è meglio preservarsi o altre in cui ci si dà battaglia solo nel finale e questo si è visto molte volte in questo Giro. Sì, è vero; le corse attualmente sono più tattiche e meno spettacolari, ma questo è anche dovuto ad un livellamento delle forze in campo che, di conseguenza, rende più difficile fare la differenza.

Penso comunque che nel complesso sia stato un bel Giro, pieno di sorprese e dove, a differenza del Tour, non c’è stata la squadra che bloccava la corsa, il che l’ha reso incerto fino alla fine. La cronometro di Milano non è stata una passerella, come spesso accade all’ultima tappa, ma ha fatto quella differenza che ha portato alla ribalta colui che non ti aspetti. Qualcuno forse avrebbe scommesso sulla vittoria di Geoghegan Hart? Non credo proprio.

Alberto Zanichelli 

Percorso Giro d’Italia 2020

Saltano quelle ungheresi (Budapest > Budapest Tissot ITT/ Budapest > Győr/ Székesfehérvár > Nagykanizsa) vista l’incertezza presente sui viaggi e i vari spostamenti.
Così quest’anno il Giro partirà il 3 ottobre da Monreale e terminerà a Milano il 25 ottobre, dopo 21 tappe – per un totale di Km. 3496 circa.

Tappe giro rosa 2020

Tappa Data Percorso km    
1 3 ottobre Monreale > Palermo Tissot 15 km
2 4 ottobre Alcamo > Agrigento 150 km
3 5 ottobre Enna > Etna 150 km
4 6 ottobre Catania > Villafranca Tirrena 140
5 7 ottobre Mileto > Camigliatello Silano 225
6 8 ottobre Castrovillari > Matera 188
7 9 ottobre Matera > Brindisi 143
8 10 ottobre Giovinazzo > Vieste 200
9 11 ottobre San Salvo > Roccaraso 208
12 ottobre giorno di riposo
10 13 ottobre Lanciano > Tortoreto Lido 177
11 14 ottobre Porto Sant’Elpidio > Rimini 182
12 15 ottobre Cesenatico > Cesenatico 204
13 16 ottobre Cervia > Monselice 192
14 17 ottobre Conegliano > Valdobbiadene (cron. individuale) 34,1
15 18 ottobre Base Aerea Rivolto (Frecce Tricolori) > Piancavallo 185
19 ottobre giorno di riposo
16 20 ottobre Udine > San Daniele del Friuli 229
17 21 ottobre Bassano del Grappa > Madonna di Campiglio 203
18 22 ottobre Pinzolo > Laghi di Cancano (Parco nazionale dello Stelvio) 207
19 23 ottobre Morbegno > Asti 251
20 24 ottobre Alba > Sestriere 198
21 25 ottobre Cernusco sul Naviglio > Milano (cron. individuale) 15,7
Totale 3.496,8

 

Meteo in italia: ottobre 2020

È importante prendere in considerazione e analizzare il clima in Italia, sia per i mesi già trascorsi, per completare al meglio l’articolo.

La stagione invernale 2019/2020, in Italia, si è delineata come una delle più strane e anomale da quando vengono effettuate le varie misurazioni metereologiche.
L’ultimo mese di primavera (maggio 2020) ci ha regalato temperature in linea col periodo o poco sopra da Nord a Sud; così dicasi per le precipitazioni che vengono considerate in media o localmente poco al di sopra la media.

L’estate poi ci ha regalato alcune analogie metereologiche tali da ricordare la pari stagione del 2003, che passò alla storia come la più calda di sempre: il tutto a causa di una maggior ingerenza dell’anticiclone africano che ha spinto ondate di calore dal cuore del deserto fin sul nostro Paese.

La stagione autunnale 2020, secondo gli esperti meteo, potrebbe riservarci alcune interessanti sorprese: ci raccontano infatti che i primissimi giorni del mese di ottobre saranno all’insegna del bel tempo, ma tutto cambierà velocemente quando una massa d’aria fredda causerà maltempo generalizzato, annunciato da fredde bordate di vento che piano piano faranno abbassare le temperature, soprattutto sulle regioni centro settentrionali.

Nella prima decade del mese, il tempo dovrebbe essere ancora instabile su molte regioni del Centro Nord, ma poi dovrebbe cambiare tutto, grazie all’arrivo di un anticiclone africano che porterebbe temperature in rialzo, facendo prendere il via all’attesa ottobrata con valori termici sopra la media che potrebbero arrivare anche a 25 gradi in molte città italiane e persino con punte di 28 gradi al Sud. Il bel tempo non durerà però molto: dalla seconda metà del mese piogge e perturbazioni dovrebbero tornare a fare capolino su buona parte d’Italia.
In linea di massima il meteo di ottobre sarà caratterizzato da accentuata variabilità.

Giro d’Italia 2020: interrogativi e curiosità prima della partenza

Acquisite tutte le informazioni necessarie per poter affrontare correttamente la partenza, in scienza e coscienza, tra qualche giorno del “grande evento”, ci possiamo ora porre alcune essenziali, importanti e inderogabili domande:

  • Che rilievo e influenza potrà avere un clima così diverso tra maggio e ottobre?
  • Come si saranno preparati i corridori a gareggiare in questo mese di ottobre?
  • Che tipo di abbigliamento avranno “testato” le Squadre per poter affrontare al meglio gli eventuali capricci o inasprimenti del tempo?
  • Quali diete “ad hoc” avranno studiato i “soloni dei pasti” che gestiscono gli atleti, per poter ottenere i migliori risultati?
  • Le biciclette, come verranno “preparate”?
  • Come si organizzeranno i tifosi, lungo le strade del Giro?

Ora cercheremo di dare risposte a questi quesiti che occupano i nostri pensieri e ci arrovellano la mente, prima che tutto trovi una spiegazione con la tanto attesa partenza del Giro 2020.

Che rilievo e influenza potrà avere un clima così diverso tra maggio e ottobre?
Per rispondere a questa domanda occorre essere degli esperti, ma soprattutto avere a disposizione una casistica e una raccolta di dati per periodo tale da poter dare un giudizio il più corretto possibile.
C’è comunque una serie di elementi che, pur non essendo esperti, possiamo considerare per farci una nostra personale idea in materia.

Vi ricordate quando mamma ci diceva: ” A maggio ci si scopre piano piano, a giugno invece ci si può mettere in camicia”. Questo perché a fine primavera in ogni caso le giornate sono sì più lunghe, ma non ancora calde, anche se il bel tempo il più delle volte è dietro l’angolo. Quindi noi cosa facevamo? Camicia e maglioncino in modo da poterci coprire o scoprire alla bisogna.
Mamma ci diceva anche che in pieno autunno, quando cadono le foglie, le castagne sono mature, i cachi diventano rossi e dolci e l’uva è già nei tini per la fermentazione, ci si deve coprire, senza esagerare, perché l’aria è decisamente più fresca e lo sbalzo di temperatura tra giorno e notte è consistente.

Ora posso azzardare una mia riposta: certo che il clima influenzerà la corsa, soprattutto nelle tappe per passisti e/o velocisti, che si troveranno a dover fare i conti anche con elementi non abituali. Per gli scalatori, quelli che si “arrampicano” sui tornanti, non penso ci siano grandi differenze, perché sono più abituati ad affrontare i cambiamenti repentini del clima a seconda delle altitudini dei traguardi in salita.

Come si saranno preparati i corridori a gareggiare in questo mese di ottobre?

Sicuramente con una preparazione “molto mirata”. Esercizi di aerobica, di rinforzo muscolare, di resistenza sia alla fatica che al freddo. Si saranno allenati pensando alle varie tipologie di temperature e di eventi atmosferici. Quindi li immaginiamo che abbiano provato più volte verificare quale effetto avrebbe potuto avere un repentino cambio di temperatura sul loro fisico, sul loro rendimento e sulla loro capacità di reazione. Certo che la tecnologia e i consigli degli esperti, che sempre li affiancano, permetteranno ai nostri eroi di affrontare con serenità e consapevolezza anche i momenti più critici nelle varie giornate di gara. Tanta palestra, tanta cyclette, dieta particolare e non ultimo l’esercizio di volontà di arrivare fino in fondo, anche sfiorando il limite di resistenza di ognuno.

Che tipo di abbigliamento avranno “testato” le Squadre per poter affrontare al meglio gli eventuali capricci o inasprimenti del tempo?
Ovviamente super tecnologico, quello che ti fa traspirare ma non sudare, quello che si adatta completamente alla propria figura, quello che “fascia” ma non stringe, quello che in caso di bisogno si possa trasformare velocemente in un abbigliamento consono alla situazione metereologica del momento. Il tutto corredato da scarpette, occhiali, bandane, giacche a vento di pronta reperibilità. Tutto vero!
Ma lasciatemi sognare un poco e immaginare un corridore meno tecnologicamente raffinato. Anzi, proviamo tutti insieme a pensare ad un atleta che deve arrangiarsi con i mezzi che ha a disposizione per affrontare questo importante evento. Cosa cercherà di recuperare perché possa essere attrezzato in ogni momento?

Indumenti ciclisti ottobre

Per le tappe “calde”: magliette mezzemaniche colorate, pantaloncini di tela morbidi, occhiali da sole fotocromatici, scarpette traforate per meglio far respirare il piede e un cappellino in tela da poter girare e rigirare a seconda dell’inclinazione del sole, guanti
in cotone e pelle a mezze-dita per una sicura presa sul manubrio e, nello stesso tempo, una sicura areazione.
Per le tappe “incerte”: magliette a manica lunga, pantaloncini al ginocchio, occhiali da sole “usa e getta”, scarpette in pelle chiuse, cappellino impermeabile pronto per ogni evenienza, guanti coprenti in pelle per tenere ad una temperatura costante le dita.
Per le tappe “fredde” (sicuramente il numero maggiore): maglie o maglioni fatti dalla mamma con maniche rinforzate, pantaloncini pesanti in lana – se non addirittura pantaloni alla zuava in velluto a coste larghe -, occhiali da pioggia o neve aderenti con incorporato il “tergi vetro automatico”, scarpe in pelle di foca con suola in gomma rinforzata per avere miglior aderenza nel caso debba mettere giù i piedi, cappello da alta montagna con richiami faunistici d’ogni tipo, guanti in pelle foderati di pelo, oppure guanti a manopola in lana vergine per poter combattere e/o limitare il freddo alle dita. Basta?
No, non possiamo per quest’ultimo genere di tappe, dimenticarci il “monosci” per discese ripide e veloci da affrontare con il vento tra i capelli.
Ho esagerato? Forse, ma immaginare il nostro atleta così attrezzato mi diverte.

Quali diete “ad hoc” avranno studiato i “soloni dei pasti” che gestiscono gli atleti, per poter ottenere i migliori risultati?

Integratori di ogni genere e tipo, pasti calcolati e misurati sull’atleta e sulle necessità di energia e vigoria che questi avrà da usare durante la gara. Certamente i “grandi preparatori di delizie culinarie per atleti” nello svolgere il loro compito terranno presente ogni aspetto della questione: mescolando gli elementi giusti, soppesando le quantità, organizzando nei tempi l’assunzione di quanto così bene studiato.
Scusate, ma nello scrivere queste cose, mi è venuto in mente ciò che mi raccontò Fiorenzo Magni, sì il grande Fiorenzo, io ero un ragazzino e l’ho conosciuto per caso in casa di amici di papà e mamma, il quale parlando in generale della dieta di un ciclista di allora, si ricordava: le uova, qualche bistecca, panini imbottiti di salame – di prosciutto – di formaggio e, per ben terminare, un sano bicchierotto di vino. Vino che i gregari, quando ne avevano l’autorizzazione, si fermavano a prendere, mettendolo nelle borracce, nelle trattorie che incrociavano lungo il percorso.

Vogliamo parlare dell’acqua? Oggi se non è purificata, oligominerale, testata e leggera, nessuno la beve. Ieri, mi raccontava sempre il grande Fiorenzo, c’era l’assalto alle fontanelle che si trovavano lungo il percorso; l’assembramento per poter riempire il maggior numero di borracce e poi, volar via, a consegnarle ai vari capisquadra.
Presi in considerazione tutti gli elementi che compongono questo importante aspetto dell’arte della nutrizione, non sarebbe meglio che, visto il periodo autunno/invernale del Giro d’Italia 2020, i corridori prima della tappa e qualche volta anche durante, si facessero un goccetto di grappa o di vino per meglio carburare, così come mi hanno detto facessero i loro predecessori? E con quali risultati!

Le biciclette in ottobre come si gestiranno e come si prepareranno?

La tecnologia negli ultimi decenni ha fatto veramente passi da gigante. I nuovi e diversi materiali, le meccaniche innovative, risultanze di studi effettuati con continue sperimentazioni, hanno fatto sì che la “bici da corsa” di oggi sia tutta un’altra cosa rispetto a quella di “ieri”.
Peso, misure calcolate al millimetro, materiali alternativi e come detto tecnologie all’avanguardia nel settore, sono e fanno la differenza.
I “meccanici preparatori”, che una volta si preoccupavano di allestire artigianalmente la bicicletta “su misura” per il campione e rifornirlo dei materiali necessari per ogni eventuale evenienza che si potesse verificare durante il percorso, oggi sono dei tecnici altamente specializzati, dal lavoro e dalla perizia dei quali oltre che ai materiali, talvolta può dipendere l’esito di una gara. Sempre pronti, anche durante la gara, ad intervenire per risolvere qualsiasi problema tecnico, nulla lasciano al caso.
Data la programmazione del Giro di quest’anno io tornerei un po’ indietro nel tempo e andrei a curiosare tra le tecniche usate anni addietro per contrastare l’incertezza del clima e tutte le sue conseguenze.

Cosa ne dite di fornire ogni corridore di due “palmer rinforzati” da portare incrociati sul petto e pronti ad essere utilizzati in caso di bisogno: forature, strada particolarmente sdrucciolevole, neve, ghiaccio, ecc.? Poi organizzerei, nel caso, di mettere a disposizione un servizio di traino con muli per i percorsi più ostici e pericolosi (sia in salita che in discesa). Non è una buona idea?

Come si organizzeranno i tifosi, lungo le strade del Giro?

Ho lasciato per ultima questa domanda perché richiede una serie di risposte poco tecniche, ma di caratura molto sociale.
Siamo stati abituati a vedere cordoni di folla ai bordi del percorso; abbiamo misurato il gradimento di ogni tappa dal numero di persone presenti sulle strade: tutto questo con il sole, con la pioggia, con la neve, con la nebbia, con il caldo e con il freddo.
Abbiamo contato centinaia di camper di roulotte di tende posizionate su tutto il percorso accampati in attesa del passaggio dei corridori. Abbiamo visto esaltare i propri idoli nelle maniere più strane, talvolta anche pericolose, sia per gli atleti che per gli stessi spettatori. Abbiamo ammirato la fantasia di alcune persone nel sostenere e spingere, anche fisicamente, i propri campioni. Abbiamo sicuramente riso nel vedere certe “macchiette” o se volete certi “travestimenti” usati per distinguersi dalla massa. Abbiamo anche, purtroppo, assistito ad atteggiamenti sia fisici che verbali poco urbani e civili. Comportamenti sicuramente da condannare e da evitare, ma che davano il polso dell’“agone – la febbre agonistica” che prendeva e avvolgeva ogni attimo del Giro. Ci ricordiamo di surreali “galletti con chioccia”, di esagerate “ballerine con tu-tu”, di ansimanti spettatori vestiti nelle fogge più strane, pensare d’essere d’aiuto ai loro beniamini dando una “spinta”, un perentorio incitamento a “tirar fuori gli attributi” o semplicemente per ricordare che la “gloria” la si poteva conquistare soffrendo ancora per qualche kilometro di percorso.
Per l’edizione del “Giro” di quest’anno, come ci dovremo comportare?

Forse abbandoneremo i tumultuosi assembramenti, gli affollamenti sugli “Arrivi”, l’accalcarsi ai bordi delle strade, sia cittadine che extra-urbane, il rincorrere il nostro
ben amato atleta per dargli un aiuto con una spinta di mano.
Forse nulla di tutto ciò, anzi continueremo a comportarci come sempre abbiamo fatto. Certo con più attenzione, stando attenti a non invadere e restringere troppo la sede stradale per essere più vicini ai propri campioni, con più coscienza, pensando a quanto tempo abbiamo dovuto “mantenere le distanze” e quanto sacrificio ci è costato mettere in atto le regole dettate dalla difficile e pericolosa situazione.

In ogni caso, temerari o tremebondi nei comportamenti, saremo sempre noi. Noi che amiamo questo Sport, noi che gioiamo per le epiche imprese dei nostri eroi, noi che ci riconosciamo in loro, noi che amiamo il “Giro”, noi che ogni anno lo aspettiamo con ansia. Quest’anno parte e arriva in ritardo sul solito calendario? Non ha alcuna importanza. Importante che il nostro amore non sia cambiato e che al tanto atteso appuntamento si possa dire: IO CI SONO!

A cura di Paolo Carazzi