Sinisa Mihajlovic è un eroe indiscutibile. L’omaggio del nostro poeta per questo indomabile lottatore
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poesia di Paolo Carazzi
Mesto il giorno 13 luglio, carico di sconcerto e dolore,
Impietriti siamo rimasti dalla tua “nuova” in quelle ore;
Ha segnato quel dì il confine tra incoscienza e coraggio,
Annullando ogni umano sogno e ogni lucente miraggio.
Jolly ti abbiamo conosciuto nello Sport e ora nella Vita,
Laddove combattere con tenacia è unica via di riuscita,
Oltre quella siepe che può negare l’agognato orizzonte
Vediamo in te la luce che ogni giorno si fa di vita fonte:
Incedi così nella bufera, a fronte alta e misurato il passo,
Col coraggio di chi non cela mano dopo il gettato sasso!
Milano, 20 ottobre 2019
(Tutti i diritti riservati all’Autore)
Parafrasi della poesia Sinisa il grande
Il poeta parte dalla centralità della data dell’annuncio: il 13 luglio. E come se fosse una confessione non privata, ma collettiva, il primo verso si concentra con quel “carico” di sconcerto e dolore e ne dà un valore umano universale. Come se il 13 luglio fosse un 4 luglio o un 25 aprile del calendario mondiale o un 14 luglio francese. Ma è “mesto” quel giorno. E’ triste Bologna, è triste l’Italia ed è sconvolto il mondo. La pregnanza del dolore è in quel mesto, che subito dà tono alla poesia. Ne dona solennità.
Ma la tristezza non solo comporta dolore, bensì (e qui la parola scolpisce tutti noi) ci impietrisce. Proprio come davanti a una notizia sconvolgete del TG. Noi fermi davanti a quell’uomo che annuncia qualcosa che non ci aspettavamo: la bomba serena della nostra estate.
Subito, tuttavia, la data è quasi un symbol o correlativo di un limite: incoscienza e coraggio. E la posizione dei termini non è casuale. Prima l’incoscienza di non spaventarsi di una malattia che terrorizza tutti e forse anche il rischio di un annuncio simile. Per la proprio privacy, per i suoi giocatori, per il Bologna e per la sua famiglia.
Dall’altro lato il “coraggio” di vivere, allenare e continuare come se nulla fosse. Proprio quell’intraprendenza che si fa amare la vita e che ci permette di non mollare e di resistere al dolore: umano sogno e lucente miraggio.
Nei versi successivi riprende la figura di Mihajlovic come ex giocatore e mister di calcio. “Jolly ti abbiamo conosciuto”, ovvero un giocatore che ha saputo giocare da terzino, come da centrale difensivo e a volte anche da centrocampista. E come mister un uomo che ha saputo adattare le proprie squadre a diversi moduli: 4-3-3; 4-4-2; 4-3-1-2. Uno che sa aprirsi ai giocatori, ma sa anche tenerli in riga.
Ma “Jolly sei nella vita”, come se il poeta stesse cercando di disegnare Mihajlovic come un jolly, un arlecchino, non perché “pagliaccio” o frivolo, ma perché cerca, nonostante tutto, di vivere con allegria la propria malattia.
E poi, con una qualità straordinaria, il poeta recupera in un’ottica moderna la celebre metafora di Leopardi:
“Oltre quella siepe che può negare l’agognato orizzonte
Vediamo in te la luce che ogni giorno si fa di vita fonte:”
Oltre quella siepe (probabile sia la siepe della morte) che da ostacolo impedisce la vista all’orizzonte della gloria e della felicità, noi uomini semplici ancora sani vediamo che tu sei luce. Come a dire che la forza di resistenza, la temerarietà e l’atto nobile di vivere questa malattia sono luce di vita. Insomma quasi un Santo, anche se in vita.
E l’esaltazione si enfatizza e assume un’impronta esemplare ancora alla fine della poesia. Perché così come lo è da allenatore, Lui, il serbo, fronte alta (orgoglio serbo) e misurato il passo (recupero di una tradizione di Petrarca, per indicare come proceda senza ansia, con calma) incede nella bufera.
Una bufera che non rappresenta la guerra mondiale di Montale, ma quella dell’agonia e della malattia. Una malanno che travolge e sconvolge le nostre vite. E il verso finale esalta ancora di più la figura umana. Prima recupera una celebre frase cristiana. Ma non lo colpevolizza, anzi lo glorifica: ha lanciato il sasso Mihajlovic (della leucemia), ma non si nasconde, non cela e combatte per sé, per i suoi ragazzi e per tutti noi.
Le pubblicazioni di Paolo Carazzi e la sua biografia
Paolo Carazzi scrive da sempre in acrostico. Una poesia in versi che nasce dal nome o cognome o soprannome dell’oggetto della poesia. Ogni verso inizia con ciascuna lettera del nominativo del protagonista prescelto come è evidente dalla poesia soprascritta.
Il poeta è di origine mantovana e risiede dal 1949 a Milano.
Uomo di spirito vivace, ha iniziato fin da ragazzo, quasi per gioco, a scrivere poesie.
Le sue poesia sono in forma composta e utilizzano la rima baciata. La sua è una poesia basata più sulla sensazione del momento che sull’emozione. La sua capacità poetica lo porta a spaziare dall’ironico al serio, dal volgare al religioso. In ogni sua poesia emerge una squisita sensibilità d’animo. La sua originalità è nella creatività e nella morale che riesce ad emergere in ogni sua creazione.
Nel corso degli anni le sue poesie hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti sia nazionali che internazionali.
L’acrostico cos’è?
Come spiega sul suo sito ufficiale il poeta l’Acrostico deriva dal greco akròstichon, parola composta che significa ‘estremo’ ‘verso’ e ha un’origine davvero antica e sembra avesse anche una funzione magica.
Alcuni Salmi della Bibbia sono scritti in acrostico, sono i Salmi alfabetici in cui l’inizio di ogni verso presenta tutte le lettere dell’alfabeto.
Poemi e poesie in acrostico sono presenti in tutte le epoche storiche e letterarie. Con gli acrostici si possono seguire le orme di tanti famosi Poeti: Ennio, Dante Alighieri, Boccaccio, Matteo Maria Boiardo, Teofilo Folengo, Apollinaire ed in tempi più recenti Giuseppe Gioachino Belli.
Nel 2006 – Raccolta di Poesie dal titolo “Rime Sotto l’ombrellone”.
Nel 2007 – Il libro “Rime baciate – Acrostici in libertà” (OTMA Edizioni).
Nel 2013 – Il libro “Orizzonti – Raccolta di Acrostici” (OTMA Edizioni).
Nel 2014 – Raccolta di poesia “A tema-ART SACRA” – integrazione alla Mostra di Pittura del pittore Cesare Rovagnati.
Nel 2019 – Il libro “Diario di Bordo” (autoprodotto).
Sinisa Mihajlovic: allenatore
Sinisa Mihajlovic inizia come allenatore in seconda di Roberto Mancini dal 1° luglio 2006 al 29 maggio 2008. In questo ruolo vince due scudetti e una Supercoppa italiana nel 2006.
La sua carriera da allenatore indipendente inizia 11 anni fa a Bologna per una breve parentesi che portò 20 punti alla causa salvezza. Nel 2009 lascia i felsinei e guida il Catania con ottimi successi, fra cui vittorie su Juventus e Inter storiche e record di punti degli etnei in A: 45 punti. Salvata la squadra, poi si dimette. Nel 2010 il serbo inizia la stagione con la Fiorentina, con cui ottiene il nono posto, esprimendo un buon calcio a tratti. L’anno dopo viene esonerato prima della metà della stagione.
Il 21 maggio 2012 diventa allenatore della nazionale serba, con un quadriennale firmato. Ma la mancata qualificazione a Euro 2016. ne ha comportato l’esonero.
Torna in Italia e allena la Sampdoria. E’ l’anno 2013 e il serbo torna ai livelli di Catania (45 punti stagionali) con ottimo rendimento da parte di tutto lo staff. A fine anno, dopo la dodicesima posizione raggiunta e la media punti a 0,75 a 1,38 viene riconfermato. L’anno dopo fa la stagione migliore della sua carriera: zona Champions con la Samp e settimo posto conclusivo più miglior allenatore dell’anno.
Nell’estate 2015 inizia l’avventura con il Milan. Con i rossoneri raggiunge la finale di Coppa Italia, ma viene esonerato per alcuni risultati negativi consecutivi nell’aprile 2016. Riprende la carriera da allenatore con il Torino, raggiunge il nono posto con il sesto attacco del campionato. Il 4 gennaio 2018 dopo la sconfitta nel derby della Mole in Coppa Italia ai quarti viene esonerato.
Torna sulla panchina, dopo una mini parentesi allo Sporting di Lisbona, il 28 gennaio 2019 per guidare un Bologna che naviga in brutte acque. Riesce, con un gioco aggressivo e convincente a salvare i bolognesi. Anzi porta il Bologna al decimo posto, con 44 punti.
Mihajlovic malattia
La poesia è dedicata chiaramente a Sinisa Mihajlovic, attuale allenatore del Bologna. Il suo annuncio il 13 luglio al mondo del calcio ha sconvolto tutti. La dichiarazione severa e ferma: ho la leucemia ha colpito tutti. Molti sono stati i messaggi di solidarietà da parte di colleghi, ex giocatori e uomini del mondo sportivo, nazionale e internazionale.
Subito il mister del Bologna ha iniziato le cure appropriate. Ma non ha voluto lasciare la squadra e quindi a stento ha seguito la preparazione, gli allenamenti e ha cercato di essere presente alle sfide della sua squadra. L’esordio in panchina risale a Hellas-Bologna del 26 agosto di quest’anno.
La sua caparbietà a non mollare ha fatto sì che uno dei dirigenti del Bologna, l’ex attaccante Di Vaio, lo voglia proporre per la panchina d’oro. Glorificante le dichiarazioni su Mihajlovic durante la sua settimana di lavoro: “Le volte in cui è venuto alla partita l’hanno visto tutti, ma è il quotidiano che lo rende ancor più forte, speciale, dalla comunicazione data al fatto di non nascondersi mai. Anche quando ha 40 di febbre, anche quando la spossatezza potrebbe vincerlo, lui è con noi. Sempre. Non salta una riunione con lo staff, una seduta video, un allenamento. Chiama i giocatori e li motiva. Sta dando un messaggio di grande speranza a tutte le persone che vivono un problema come il suo o simile“.
Sinisa Mihajlovic allenatore
Intanto Sinisa ha terminato il terzo ciclo di cure. Proprio oggi è uscito dall’ospedale Sant’Orsola. Speriamo che la situazione migliori sempre più. Perché, come ha detto Di Vaio, meriterebbe già gli onori per tutto ciò che sta facendo.