Dopo Lazio-Novara e Bologna-Juventus è ora che paghino le società.
Capello: Dal calcio toglierei gli ultras
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ToggleA Milano Calciocity lo scorso settembre l’allenatore pluripremiato e vincente Fabio Capello dichiarò, alla domanda cosa toglierebbe dal calcio, gli ultras. Lo disse con decisione, fermezza e piena consapevolezza. E se lo dice uno che ha vinto tutto e dato vita a uno dei cicli più gloriosi del Milan, probabilmente un po’ di ragione ce l’ha.
I fatti di ieri: i cori razzisti
Ieri pomeriggio, durante la partita degli ottavi di Coppa Italia fra Lazio-Novara, nuovamente sono stati inneggiati (in un Olimpico poco pieno) cori razzisti contro i cugini romanisti. La sera stessa a Bologna nella partita fra i padroni di casa e la Juventus ancora buuu razzisti contro Kean, giocatore italiano di colore.
I festeggiamenti del compleanno laziale: gli scontri
Il giorno del 119esimo conpleanno della Lazio in Piazza della Libertà a Roma si sono registrati incidenti fra i supporters biancocelesti e la polizia.
Inter-Napoli: il morto e i cori razzisti
Il giorno santo del 26 dicembre prima della partita fra Inter- Napoli, durante gli scontri fra tifosi violenti, s’è arrivati alla tragica conclusione di un tifoso interista morto. Pare investito da un SUV che forse nemmeno s’era accorto di essere un omicida.
Salvini: “40 milioni per la sicurezza, paghino le società“
Recentemente il ministro degli Interni Salvini ha dichiarato che parte del costo per la sicurezza, a questo punto, venga pagato dalle società che, quali aziende di marketing e merchandising, investono su campioni dagli stipendi onerosi e hanno più che cospicui fondi per farlo.
C’è da dire che stavolta non si può non essere d’accordo con la dichiarazione del ministro. Ogni volta che si segnalano episodi di violenza, guerre, guerriglie e omocidi, puntualmente dai vertici della FIGC, dagli allenatori e dai commentatori si inneggia al modello inglese. Peccato che ogni volta il modello inglese, per un motivo o per l’altro, venga accantonato, ignorato e disatteso.
E così si resta perennemente nelle stesse identiche situazioni di problemi di ordine pubblico, schiavi o per lo meno costretti a guardare le violenze, gli scontri fra ultras e forse dell’ordine o fra curva di una squadra e l’opposta avversaria.
Cos’hanno fatto finora le società di calcio?
E le società di calcio, finora, cos’hanno fatto? Perché non contribuiscono, come è accaduto in Inghilterra, a modificare radicalmente il proprio rapporto con i fanatici delle curve e a consentire finalmente di trasformare questo sport in un maestodontico, spettacolare e popolare evento sportivo.
L’esempio americano
In America, per esempio, una partita di football o baseball è uno spettacolo nello spettacolo. Non esiste paura, non esiste timore né un atteggiamento provocatorio di mancanza di civiltà. La partita è una vera e propria festa locale e nazionale, e vige il massimo rispetto.
Ma per arrivare a questo concetto di spettacolarizzazione del calcio bisogna prima risolvere il problema delle curve. E non è una novità che molte, tutte o quasi tutte, siano in contatto con le Curve della propria squadra. E allora perché non procede con misure severe nei confronti di questi cittadini, anziché accettare la punizione delle istituzioni. Quindi, con probabile re-innesto delle dinamiche precedenti?
Forse come ha detto lo stesso ministro è ora di smettere di pensare che lo Stato Italiano debba farsi carico dei costi di protezione, controllo e ordine pubblico delle frange dei tifosi. E la cosa vale per tutta Italia. Non ci si sta stigmatizzando su singole curve. Ogni curva ultras crea problemi.
Vogliamo ricordare in passato i problemi che si sono creati nei derby fra Brescia e Bergamo? Nelle stracittadine romane? Nei derby provinciali? Come dimenticare Gennaro Esposito? Filippo Raciti? Ecc…
Perché non accadono cose simili nelle partite di hockey, volley, basket e via dicendo. Eppure sono sport agonistici, di contatto e di tensione anche questi.
È giunto il momento che i club di serie A e B paghino di tasca propria l’inosservanza civile dei propri tifosi, sostenendo i costi dello Stato. Come cittadini italiani, basta rifletterci un attimo, non ci fa piacere che si debbano utilizzare dispieghi elevati di forze poliziesche e non solo per impedire che la violenza possa dilagare.
Se ci sono i soldi per determinate operazioni di mercato, ci sono anche per pagare le forze pubbliche.
I colori sono belli: ma ….
Nessuno nega la piacevolezza estetica e le emozioni che regalano le coreografie degli stadi, specialmente in alcuni momenti importanti, ma se il prezzo da pagare è l’inneggiamento alla Shoa, alla lotta, all’offesa impudica (non goliardica), ma sprezzante, allora forse è il momento di accontentarsi di applausi e incoraggiamenti poco estrosi, ma di maggior valore.
E le società di calcio, che evidentemente non vogliono, adeguarsi al modello inglese, devono intervenire a favore di chi le tutela.
Anche perché così si rischia di creare un calderone unico, di dietrologia e di etichette, poco piacevoli per i tifosi stessi. Non è vero che tutti i romani, i milanesi, i veronesi, ecc… sono razzisti. Lo sono soltanto parte delle tifoserie. E allora se vogliamo evitare incresciosi episodi di maleducazione e violenza, o si agisce quanto prima, accettando una modifica radicale dello stadio o si contribuisca al mantenimento oneroso ed esoso (ma necessario) dei corpi di polizia.
Coloro che devastano, insanguinano e rovinano lo spettacolo del calcio e della sua arena, non sono divisi, ma altro. Questa volta il ministro ha pienamente ragione e speriamo quanto prima che si faccia in modo che nei bilanci societari vengano inseriti obbligatoriamente i costi di ordine pubblico.
Almeno da contribuire alla sicurezza dei propri tesserati! Questo è un dovere civile e morale a cui le società non possono sottrarsi. Per il bene di tutti!