Mi ritorni in meeente…
Vi ricordate la canzone di Lucio Battisti? Quanti balli, quanti ricordi, quanti sogni ha accompagnato nella nostra vita. Ricordi, che talvolta, affiorano nella memoria e che ci fanno ritornare ai tempi passati, a quelli ai quali siamo più legati e coinvolti.
Una volta non c’erano tutti i mezzi tecnologici moderni: poca, pochissima televisione; computer oggetto sconosciuto; internet impensabile; cellulare – cosa? Io conosco solo il telefono con la cornetta della SIP.
Ricordi del ciclismo di una volta: ricordi di Bartali, Gimondi e Mercks
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ToggleCosì, oggi in tempo di grande difficoltà (scopri nel nostro speciale 2020 quali sono tutti gli eventi annullati del ciclismo) per riuscire a sopportarne il peso e la tanta tristezza, non c’è di meglio che ritornare a quei tempi con la memoria e ricordare…
Ricordare quando, con le ginocchia sbucciate, quasi stesi sul terreno facevamo “volare” i nostri campioni del pedale – Coppi, Bartali, Nencini Gaul, Gimondi, Mercks…-, sul nostro Giro d’Italia disegnato con il gesso sul terreno o costruito con la sabbia. Ricordare le discussioni per un “cricco” – colpo dato con le dita – che non consideravamo “regolare” chiedendo immediatamente l’intervento dell’Autorità e Giudice esperto in materia, cioè il grande Torriani – Patron del Giro -. Discussioni a non finire che terminavano quando il primo “tollino” o la prima “biglia” varcava la linea dell’arrivo. Ricordare l’esultanza del vincitore e dei suoi amici, pronti poi a rincuorare chi era arrivato dopo. Così facendo con la mente riempiremo le strade ora vuote, senza tutta quella gente che ha reso il ciclismo sport internazionale e di tutti. Ci illuderemo che ancora i campioni di oggi siano sui pedali a sudare e a regalarci “momenti di gloria”.
Il calcio dei bambini di una volta: ricordi
Ricordare e il mio è un ricordo molto presente, quando col gesso segnavamo le “porte” su muri amici e iniziavamo una sfida all’ultimo respiro, dopo aver ovviamente scelto i compagni di gioco e formato le squadre. Le corse, le discussioni, i rimbrotti, le parolacce, le esultanze, qualche volta anche qualche piccolo incidente di gioco; tutto serviva a rendere “vera” la partita di pallone che ci ostinavamo a considerare la più importante. Si vinceva, si perdeva, raramente si pareggiava. Perché noi volevamo sfidarci fino all’ultima pedata. Poi il momento dell’esaltazione oppure della disperazione che segnava la fine del nostro gioco. Oggi come succedeva fino a ieri sui campi di calcio di tutto il mondo al fischio finale dell’arbitro. Stadi ora vuoti che possiamo riempire in “modo virtuale” di nuovo con la memoria, con il ricordo, con la voglia di rivedere e ripetere momenti che non possiamo cancellare.
Quando si giocava a basket: ricordi
Ricordare le tante ore passate in palestra ad allenarci per migliorare “il tiro, il passaggio, la sospensione, il gancio, il terzo tempo e gli schemi di gioco”. Con costanza, con un unico obiettivo quello di essere pronto per la partita. Poi arrivato il fatidico momento di buttarsi nella mischia senza timore; i secondi che non passavano mai, gli avversari sempre più precisi ed aggressivi. Ciò rendeva incandescenti gli ultimi attimi della sfida con nelle orecchie le urla dei tifosi e degli spettatori. Poi il fischio finale degli arbitri che scatenava il delirio sulle gradinate: voci, clamori, suoni e canti riempivano il Palazzetto e i nostri cuori. Anche per il Basket è arrivato il momento del silenzio, ma ora dobbiamo avere la forza di riempire di nuovo i palazzetti, esaltarci per un “tiro o una sospensione senza fine” fatta da un giocatore, anche se avversario. Ci accorgeremo così di quanto il Palazzetto, in apparenza vuoto, in realtà è colmo di vita, di voglia di andare avanti.
Ricordi di allenamento in piscina
Ricordare le lunghe ore passate “in ammollo” provando e riprovando le entrate in acqua, lo scandire delle bracciate, i tuffi, le capriole di fine vasca; il tutto, con nelle orecchie, le urla dell’allenatore al quale non andava mai bene nulla. Il silenzio della vasca che aiutava la concentrazione e il nostro silenzio nella ricerca del gesto migliore. Sia che ci si buttasse dal trampolino sia che ci si infilasse velocemente in acqua per una gara all’ultima bracciata. Poi arrivava il giorno della gara e tutto si trasformava: una bolgia indescrivibile accompagnava lo sforzo atletico, dava la misura della partecipazione, riempiva il cuore di gioia facendoci passare in secondo piano le nostre rinunce, i nostri sacrifici.
Ricordare tutto ciò per ridare vita alle piscine, per risentire ancora i cori di chi in quelle acque ha voluto rispecchiare la propria vita.
Ricordi di atletica
Ricordare le corse sull’anello di Atletica, i salti, i lanci, quando imberbi volevamo imitare i campioni, paragonarci al mitico Berruti, al grande Mennea, al sommo Abdom Pamich, alla farfalla Sara Simeone e non ultima i “voli” di Fiona May. Quando, vincitori di una gara, facevamo il giro di pista cercando di imitare i nostri miti sventolando bandiere e correndo ad abbracciare amici e avversari.
Questo ci manca. Questo è, però, ciò che possiamo ricreare nel nostro cuore e con la nostra mente rileggendo e sfogliando i ricordi. Così anche ora i campi di atletica si riempiranno di voci, di incitamenti, di canti e di amore verso chi anche sol per un momento ci ha fatto felici.
Aprile 2020: situazione dello sport oggi
In tutto il mondo ormai si parla solo di rinvii o di cancellazioni per qualsiasi Sport e a qualsiasi livello. Per chi, amante dello Sport – quello di De Coubertin, s’intende -, e si trova a vivere questa situazione non è un momento felice ed è difficile da accettare. Gli stadi vuoti, i palazzetti deserti, le palestre spopolate, le attività sportive interrotte e bloccate.
Proviamo così tutti insieme a risentire quelle grida, quelle incitazioni, ma soprattutto proviamo a riempire il vuoto che oggi vediamo intorno a noi.
Ci aiuterà di certo la fantasia a trovare qualcosa o qualcuno che ci sostenga nel dar voce ai silenzi che ci avvolgono e che ci stordiscono.
Non facciamoci sopraffare dagli eventi, dalla paura, dall’ignoranza nostra e altrui. Dobbiamo reagire e così rivolgiamo il nostro pensiero a ciò che in passato ci ha dato una mano nel costruire il senso della vita, della competizione, dell’onore, dell’appartenenza e dell’orgoglio.
Vi ricordate la canzone di Lucio Battisti? Facciamola nostra. Facciamo sì che sia il nostro grido di battaglia nel combattere le brutte situazioni che stiamo vivendo. Facciamo in modo che i nostri ricordi, seppur talvolta un po’ sfocati, ci diano la forza d’essere e di farci sentire in mezzo agli altri.
Insieme, uniti, anche se “distanti” si può!
Con lo Sport e i suoi ricordi si può anche di più!
Vi ricordate la canzone di Lucio Battisti? Mi ritorni in meeente….
A cura di Paolo Carazzi