Reggiana – Bari 1-0: tabellino e cronaca
Indice dei contenuti
ToggleLe Formazioni:
Reggiana 3-4-1-2: Venturi- Spano Rozzio Costa- Libutti Rossi Varone Favalli- Radrezza- Kargbo Zamparo
Bari 4-3-1-2: Frattali- Ciofani Sabbione Di Cesare Costa- Hamili Maita Schiavone- Laribi- Antenucci Simeli
22/7 la lunga notte. Sono ventuno anni che i tifosi aspettano di vivere una serata così, da tanto manca l’approdo alla seconda serie. La finale si gioca tra le mure amiche per via del miglior piazzamento in classifica, contro il blasonato Bari, un’altra nobile decaduta del calcio italiano. I granata partano subito forte, traversa di Varone al terzo su staccata da calcio d’angolo e palo di Kargbo al sesto minuto. Nella prima frazione gli uomini di Alvini mantengono il pallino del gioco, con i pugliesi non pervenuti, si fanno notare solo con una fiammata di Antenucci allo scadere, fuori di un niente. Ben bloccato Laribi, i biancorossi vanno in difficoltà a centrocampo e non riescono a ripartire. Se ne accorgono anche i tifosi fuori lo stadio che fanno sentire il loro incitamento. Il primo tempo si chiude in parità sul risultato di 0-0.
Al 5° della ripresa è di nuovo subito Reggiana, Kargbo ruba il tempo a Ciofani e di testa su traversone di Varone in area sblocca il match portandolo sul 1-0 e decimo goal stagionale per l’attaccante della Sierra Leone. La Reggio Audace prende fiducia rimanendo alti e la reazione della squadra di Vivarini non arriva, nonostante la girandola di cambi effettuati dal tecnico Abruzzese, poi espulso. La partita arriva fino al novantesimo senza grossi sussulti, con una punizione di Staiti sul finire deviata in calcio d’angolo da Frattali e Alvini che incita i suoi dalla panchina urlando di continuare: “ Con il Veleno”. Al triplice fischio finale dopo 5 minuti di recupero si scatena la festa in campo e lungo le vie della città contornata dalla colonna sonora “Notti Magiche” di Bennato e Gianna Nannini. Per una notte attesa da ventuno anni.
La storia della Reggiana
Gli Anni 90
Erano i primi anni novanta quando l’allora Reggiana inizia a navigare nel calcio che conta. Ero poco più adolescente e rimasi subito affascinato da quella matricola supportata da un intera città che dominava la serie cadetta e si faceva rispettare anche in A. Era la Regia di Pippo Marchioro, allenatore made in Italy vecchio stampo, scuola Nils Liedholm/Gigi Radice, la sua zona rimane ancora oggi un brillante esempio di dinamismo e sagacia, di intelligenza tattica e lucida visione di gioco. Fu da trampolino di lancio per bomber come Andrea Silenzi o il più quotato Fabrizio Ravanelli.
La prima serie A della storia che infiammò il Mirabello fu nella stagione 93/94.Quel undici annoverava calciatori come: Paulo Futre, Michele Padovano, Massimiliano Esposito, l’esperto Luigi D’Agostini e un giovane Claudio Taffarel che da lì a poco si sarebbe laureto campione del mondo con il suo Brasile. La squadra granata terminò il campionato al tredicesimo posto, conquistando la salvezza nella massima serie. L’anno seguente non andò come il precedente, Pippo Marchioro venne esonerato alla settima giornata sostituito da Enzo Ferrari prima e Cesare Vitale promosso dalla primavera dopo, ma non servirono ad evitare la retrocessione.
L’anno dopo arriva un giovane allenatore esordiente Carlo Ancelotti che da calciatore con il grande Milan di Arrigo Sacchi ha vinto tutto. Sulla panchina emiliana porta con se subito quella mentalità vincente che ha contraddistinto la sua carriera da centrocampista, tra i migliori in Italia di sempre. Nonostante un inizio balbettante conclude la stagione al quarto posto conquistando la promozione tra lo sventolio di bandiere del nuovo Giglio che ha preso il posto del vecchio Mirabello, che rende tributo ai loro beniamini tra gli altri: Marco Ballotta, Angelo Gregucci, il russo Igor Simutenkov e Pierino Strada. L’anno successivo il buon Carletto si trasferisce sulla sponda degli odiati cugini del Parma e viene sostituito da Mircea Lucescu. Ma nè il tecnico rumeno e nè il subentrato Oddo riescono ad evitare di nuovo il ritorno nella serie cadetta.
Reggiana: anni 2000
Da quel momento in poi inizia la caduta degli dei con ben due fallimenti societari nel 2005 e nel 2018, che fanno gravitare la squadra tra la terza divisione fino alla serie D. Per i tifosi oltre il danno arriva anche la beffa, il Giglio passa di proprietà alla famiglia Squinzi al timone del piccolo Sassuolo è diventa il Città del Tricolore Mapei Stadium. L’ambiziosa provincia che prevale sul più quotato agglomerato. Fin quando il 31 luglio 2018 nasce la nuova società denominata Reggio Audace Football Club S.r.l. di cui l’imprenditore reggiano Luca Quintavalli è il nuovo presidente.
Il 1º agosto 2018 il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, scioglie le riserve sulla manifestazione di interesse del titolo sportivo comunicando l’assegnazione dello stesso alla nuova società, che di lì a breve si appresta, disputando il campionato di serie D a raccogliere l’eredità della Reggiana Calcio. La Reggio Audace conclude il campionato di quarta serie al terzo posto del girone D ma nel luglio 2019 viene ripescata, a completamento organici in serie C e il 18 luglio 2019 un’altra bella notizia scuote l’ambiente, la società si aggiudica all’asta di liquidazione del vecchio club i diritti dello storico marchio A.C. Reggiana 1919, che torna pertanto ad adottare. Il tutto nell’anno del suo centenario, festeggiato da quasi duemila persone nella centralissima Piazza Prampolini.
A riprova della fiducia che questa città ha nella nuova cordata guidata da Quintavalli, amministratore delegato del gruppo Olmedo, azienda leader nell’ambito delle trasformazioni di veicoli per il trasporto di persone disabili e già presente nello sport nel mondo della Boxe.
Reggiana: stagione 2019/20
Alla guida dei granata viene chiamato Massimiliano Alvini, una vita in provincia, ha iniziato ad allenare negli Amatori Calcio Ferruzza la squadra degli amici al Bar. Il suo 3-4-1-2 non si basa su uno schema ben preciso, ma va avanti per principio di gioco. Il modulo è basato sulla perfetta posizione dei suoi uomini. Concetti come ampiezza, superiorità posizionale, triangoli e ricerca dell’uomo libero appartengono ampiamente alla proposta del tecnico ex Albinoleffe. Davanti a Venturi portiere cresciuto nel Bologna si schiera il capitano Spanó che agisce sul lato destro accentrandosi nelle situazioni di pericolo quando la difesa passa a 4, in mezzo Rozzio garantisce esperienza e sicurezza a tutto il reparto fungendo da trade Union con il centrocampo, sul altro fianco Costa un buon passato in serie A che nonostante i 34 anni ha ancora polmoni da spendere. I primi cambi sono l’esperto e roccioso argentino Espeche e Mancinelli mancino all’occorrenza centrale bravo a chiudere gli spazi. In fase di non possesso la Reggiana allunga la difesa su tutto il terreno ed a loro principalmente spetta il compito di esercitare una forte aggressione volta a soffocare la costruzione avversaria, che per forza di cose deve affidarsi al singolo o ad un gioco offensivo super collaudato.
Sugli esterni agiscono Libutti, Krwan o Favalli , che garantiscono l’ampiezza necessaria volte ad allargare le maglie della difesa avversaria. Al centro ci sono Rossi regista offensivo con un ottima visione di gioco e Varone mediano dal vizio del goal che si ispira al Puma Emerson.
In attacco la scelta è piuttosto ampia Zamparo riportato alla base dal ds Tosi dopo una breve parentesi al Rimini,un vero opportunista da area di rigore, che riesce a capitalizzare alla perfezione il lavoro della squadra. Scappini abile nel gioco aereo e l’esperto Marchi. A completare il reparto si aggiunge Kargbo attaccante rapido e letale sotto porta. Alle loro spalle ad agire c’è Radrezza o nell’occasione anche Staiti trequartisti di manovra pronti a disordinare le linee avversarie. Pronti a dar manforte ai titolari dalla panchina possono subentrare Lunetta abile a partire dalla fascia sinistra o giocare dietro le linee e Sirotti centrocampista offensivo arrivato a gennaio dal Siena.
Le Formazioni:
Reggiana 3-4-1-2: Venturi- Spano Rozzio Costa- Libutti Rossi Varone Favalli- Radrezza- Kargbo Zamparo
Bari 4-3-1-2: Frattali- Ciofani Sabbione Di Cesare Costa- Hamili Maita Schiavone- Laribi- Antenucci Simeli
22/7 la lunga notte. Sono ventuno anni che i tifosi aspettano di vivere una serata così, da tanto manca l’approdo alla seconda serie. La finale si gioca tra le mure amiche per via del miglior piazzamento in classifica, contro il blasonato Bari, un’altra nobile decaduta del calcio italiano. I granata partano subito forte, traversa di Varone al terzo su staccata da calcio d’angolo e palo di Kargbo al sesto minuto. Nella prima frazione gli uomini di Alvini mantengono il pallino del gioco, con i pugliesi non pervenuti, si fanno notare solo con una fiammata di Antenucci allo scadere, fuori di un niente. Ben bloccato Laribi, i biancorossi vanno in difficoltà a centrocampo e non riescono a ripartire. Se ne accorgono anche i tifosi fuori lo stadio che fanno sentire il loro incitamento. Il primo tempo si chiude in parità sul risultato di 0-0.
Al 5° della ripresa è di nuovo subito Reggiana, Kargbo ruba il tempo a Ciofani e di testa su traversone di Varone in area sblocca il match portandolo sul 1-0 e decimo goal stagionale per l’attaccante della Sierra Leone. La Reggio Audace prende fiducia rimanendo alti e la reazione della squadra di Vivarini non arriva, nonostante la girandola di cambi effettuati dal tecnico Abruzzese, poi espulso. La partita arriva fino al novantesimo senza grossi sussulti, con una punizione di Staiti sul finire deviata in calcio d’angolo da Frattali e Alvini che incita i suoi dalla panchina urlando di continuare: “ Con il Veleno”. Al triplice fischio finale dopo 5 minuti di recupero si scatena la festa in campo e lungo le vie della città contornata dalla colonna sonora “Notti Magiche” di Bennato e Gianna Nannini. Per una notte attesa da ventuno anni.
Bentornata Regia!