Per una volta usciamo battuti, ma non per colpa dell’arbitro!
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TogglePer una volta non possiamo imputare la colpa di questa sconfitta alla direzione di gara. La scelta di Irrati sembrava un messaggio piuttosto chiaro su quello che poteva essere l’andamento della gara e, soprattutto, del suo finale. Invece no. Che culo!
LA PARTITA
La Juventus arrivava a questa sfida meglio rispetto a noi. Il vantaggio in classifica ormai è abissale e in Champions lotta solo per la supremazia nel girone. Al contrario, noi venivamo dalla prestazione agrodolce di Roma e da una settimana di polemiche per il mancato rigore su Zaniolo (ops, c’era un rigore anche su Icardi al minuto 86’) e ammettiamolo siamo più proiettati alla sfida di martedì contro il PSV, perché, ahinoi, quella decreterà il nostro futuro europeo.
Torino è semplicemente un altro incidente di percorso. Che culo!
Usciamo dal campo sconfitti e questa volta per demeriti tutti nostri.
Un solo gol, quello realizzato da Mandzukic, con l’apporto di tutta la linea difensiva nerazzurra, ecco il racconto di ciò che ha deciso le sorti dell’incontro. In sintesi: Il massimo col il più minimo degli sforzi. Complimenti agli avversari.
I gobbi si sono dimostrati una squadra cinica. Spietata. Capace di colpire in ogni momento della partita. Si è confermata la grande squadra che sta dimostrando di essere questa stagione, però… ebbene sì, c’è un però.
A Torino abbiamo giocato davvero una grande partita.
Siamo riusciti a mettere in difficoltà i più forti del nostro campionato. Siamo riusciti a giocare una partita (quasi!) perfetta, sfiorando più e più volte la rete e quello che sarebbe stato il meritatissimo vantaggio. Non ce l’abbiamo fatta!
Perché? Dove stà la differenza tra noi e loro? Tutta nel gol realizzato e non solo.
In loro è presente quella consapevolezza da grande squadra, che abbiamo avuto anche noi in passato: prima o poi quel gol che servirà per sbloccare la partita arriverà (a loro spesso arriva anche attraverso “regali” da parte di terzi!!!).
INTER, RIMANDATA ALL’ENNESIMO ESAME DI MATURITA’
Proprio come già visto a Barcellona questa Inter deve ancora maturare e diventare maggiorenne.
Se quando affronti certe squadre non hai la forza e la lucidità per colpire quando hai l’occasione di farlo, allora sei spacciato.
Proprio come al Camp Nou l’Inter ha collezionato le sue occasioni, senza però riuscirle a sfruttarle totalmente. Senza riuscire a trasformarle in gol.
Siamo riusciti a mettere in difficoltà la Juve sul piano del gioco. Ad arginare la potenza del loro attacco, ma non siamo riusciti a mettere la palla in rete. Ahi quel palo di Gagliardini quanto male fa.
Abbiamo perso immeritatamente, anche se alla fine ha vinto chi ci ha creduto di più, chi, come un vero cannibale, ha sfruttato l’errore dell’avversario per portare a casa l’intera posta in palio. È bastato lasciare campo e spazio a Cancelo e compiere una serie di errori di posizione per permettere loro di vincere e chiudere la gara.
L’abbiamo persa noi, ma avremmo anche potuto vincerla se ci avessimo creduto un po’ di più.
Torniamo da Torino con l’amaro in bocca e una incazzatura diversa.
L’incazzatura di chi ci stava credendo. Di chi ha visto la propria squadra non sfigurare contro la migliore della classe. Di chi sperava in un epilogo diverso. Per una volta, senza l’arbitro protagonista, potevamo anche rischiare di vincerla ‘sta gara.
Torniamo da Torino con la consapevolezza che i ragazzi ci hanno provato, ma alla fine è andata male. Con la consapevolezza che la strada è quella giusta. Che basta limare qualche piccolo difetto ed evitare di avere troppa paura. La squadra ha dato una risposta importante sul campo.
SE SPALLETTI AVESSE OSATO DI PIU’
Il nostro tecnico invece – a mio avviso – ha avuto un po’ il braccino corto. Ha caricato alla grande i ragazzi in settimana, ha preparato la partita in maniera perfetta, ma poi ha avuto paura di osare. Ha avuto paura di vincere.
Non sarà di certo tutta colpa delle sue scelte, ma certe decisioni ci lasciano ancora un po’ perplessi. Ok, c’è da pensare alla sfida cruciale di Champions. C’è da pensare agli olandesi che verranno martedì a Milano, ma il perché della sostituzione di Politano continua a non essere proprio chiaro. Un po’ come il cambio che fece domenica all’Olimpico, quando richiamò Keita Balde in panchina, fino a quel momento uno dei migliori in campo.
Politano, per l’ennesima volta, ha dimostrato di essere un giocatore chiave per il nostro gioco. È l’unico che riesce a saltare l’uomo, che inventa la giocata, che prova il guizzo e che, soprattutto, riesce a calciare decentemente le palle inattive. Tolto lui è un po’ calato il sipario.
IVAN, CHE FINE HAI FATTO?
Devo ammettere che stasera mi aspettavo la rinascita di Ivan Perisic. Credevo che il croato potesse essere l’uomo partita. Invece anche in questa occasione l’esterno croato ha fatto vedere la parte più grigia di sé, quella che ultimamente stiamo apprezzando poco o niente.
Eppure continua a godere di bonus su bonus continuando a giocare anche quando non dovrebbe.
Lui è intoccabile. Gode di immunità.
Non capisco perché tenere in panchina un giocatore in condizione (si è visto anche quando è entrato) come Keita e non provare fin da subito la coppia-gol Martinez-Icardi.
La voglia di spaccare il mondo del Toro si è vista quando è stato chiamato in causa ed è sceso sul terreno di gioco.
Alla fine è andata come è andata. I punti che ci mancano in classifica non sono quelli di questa sera, ma quelli con Sassuolo, Parma e Torino. Non conto Bergamo perché in quell’occasione l’Inter ha ampiamente meritato di perdere. Se avessimo affrontato tutte le partite di campionato con lo stesso piglio visto allo Stadium avremmo avuto una classifica certamente differente e migliore.
E chissà… magari con certi numeri da capogiro la fame l’avremmo avuta anche noi e anziché essere preda dei bianconeri saremmo potuti essere noi i predatori.
P.S. Quanto male mi fa vedere Cancelo giocare con quelli lì. Quanto male mi ha fatto vedergli fare quel cross. Quanto male mi fa pensare che da noi nessuno è capace di fare una cosa del genere. Quanto male ci ha fatto. Mannaggia a lui e un po’ anche a noi.