Ora è ufficiale: sono cambiate le disposizioni di sospensione in caso di cori razzisti. Finalmente un presidente che cerchi di combattere il problema
Se non fosse stato per quel Inter-Napoli
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ToggleSe quella sera lo stadio Meazza non avesse fischiato e rivolto i classici e disgustosi buu razzisti nei confronti del giocatore del Napoli Kalidou Koulibaly , saremmo arrivati a un’ulteriore stretta verso questo malcostume sociale?
Col senno di poi, ma si può affermare che il nuovo presidente della FIGC finalmente sta dando quella risposta che tanti tifosi, educati e sportivi, aspettavano da tempo. E allora un applauso a questa nuova figura va fatta. Perché questo problema persiste da anni (ipotizziamo almeno un ventennio?), eppure pochi finora hanno pensato di occuparsene con tanto senso civico e costanza.
Certamente si era arrivati dal far finta di niente a una procedura di rischio di sospensione della partita per alcuni minuti. O eventualmente una squalifica dello stadio per un paio di partite.
Solo, dopo l’ultimo vergognosi comportamento, nella serata di Santo Stefano dello scorso anno, s’è deciso di fare sul serio.
La modifica dell’art. 13 del Codice di Giustizia Sportiva
Adesso la procedura per arrivare alla sospensione della partita sarà più chiara, palese, pubblica e rapida. Nel caso in cui si avvertissero nello stadio i cori, prima verrà sospesa la partita e i giocatori si fermeranno al centro del campo. Fatto questo, qualora, il responsabile dell’Ordine Pubblico rilevi la condotta ancora persistente, anche dopo la ripresa del gioco, a quel punto può chiedere la sospensione della partita. Le due squadre si ritireranno negli spogliatoi fino a nuovo ordine sempre del responsabile.
E questi può perfino chiedere la conclusione del match!
Una modifica fondamentale che prevede un primo preavviso (non solo con lo speaker dello stadio, ma con la presenza nel campo) e poi la diretta interruzione.
E come si fa a non essere favorevoli a questa norma? Alle soglie del secondo decennio, finalmente, si cerca di educare il pubblico da stadio a esimersi da una pratica sociale disumana e punibile. Meglio di così, cosa si poteva trovare? Il pubblico, che va allo stadio per gradire una semplice partita, sa che quando i giocatori saranno schierati al centro, un manigoldo di “ignoranti e maleducati” sta rovinando lo spettacolo. E, come vedremo, può intervenire. Dopodiché, se non dovesse bastar nemmeno questo, si procederà con la sospensione, e quindi danno per i paganti ben educati e forse la propria squadra.
L’attenuante per i tifosi per bene
Ma non finisce qui. Perché la modifica reintroduce gli esimenti e le attenuanti per i casi di razzismo e discriminazione, ovvero concede la possibilità che a venir puniti non siano la società e il pubblico, ma i pochi tifosi razzisti. Infatti se lo stadio, dopo la disposizione al centro delle squadre, sarà contrario al comportamento oltraggioso di pochi, e quindi contribuirà con cori o applausi ironici o altri messaggi, consentirà alle autorità di individuare i pochi che si sono evidenziati per comportamento non civile. E nel caso di multe o squalifiche questo fattore sarà determinante e non una aspetto secondario.
L’idea principe di Gravina è quella di togliere responsabilità oggettiva alle squadre di calcio e cercare di orientarsi verso quella personale, senza dimenticare che la responsabilità oggettiva resta un principio cardine del nostro sistema giuridico sportivo.
Salvini: per lui la cosa è ridicola
“Facciamo la scala Richter dei buu, non facciamo ridere”, così s’è espresso il Ministro degli Interni Matteo Salvini su questa nuova norma. Ma, forse, caro ministro, non si tratta di fare scale Richter, bensì di trovare modi non giustizialisti e punitivi, ma seri e pubblici per educare quelle frange di tifosi, che nel 2019 ancora si dilettano con ardore a utilizzare quei cori buu nei confronti di campioni di colore.
Bravo Gravina, davvero bravo, ha tutta la nostra approvazione per questa stretta. Questa lotta prima o poi finirà, perché è impossibile sconfiggere chi non si arrende mai!
E la FIGC contro questa abitudine cavernicola deve continuare la propria lotta. Cercando di non danneggiare tutti i tifosi a causa di un manipolo di pochi irrispettosi.
Lo stadio deve essere solo e unicamente un luogo di sfottò simpatici, colori, bandiere, volti felici, sereni, gioia e cori sportivi. Il resto non appartiene a questo sport.
In tutte le altre discipline non si verificano più episodi del genere da almeno trentanni o forse da sempre. Bisogna arrivare a quel livello di civiltà!