Stagione 2019 moto Gp, moto 2 e moto 3: analizziamo la stagione dei piloti delle varie categorie. Chi bene e chi male?
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ToggleLa gara di Valencia è stata particolarmente noiosa, dal momento che Marquez ha salutato la compagnia all’ottavo giro e si è messo a quei 3 secondi circa di distanza da Quartararo; per garantirsi una vittoria senza eccessivi stress, controllando i suoi più diretti avversari. Avversari che per altro poco hanno fatto per andare ad infastidire l’Imperatore, cercando di portare a termine senza troppi rischi una gara che al mattino, durante Moto3, si era prospettata molto pericolosa.
La gara ha chiuso una stagione che per altro aveva già dato tutti i suoi verdetti. Marc Marquez ha vinto per l’ennesima volta su Quartararo, che ha comunque confermato di essere il futuro antagonista di MM93. Il “Diablo” sul giro secco è velocissimo, ma sul passo paga una M1 non ufficiale, benché abbia dato dei bei secondi ai suoi due più titolati compagni di marca, Rossi e Viñales.
E se proprio vogliamo dirla tutta, il francesino ha messo sotto e di brutto anche il Morbido, che quest’anno ha un po’ da recriminare con la sfiga, ma che non ha reso come ci si poteva e doveva aspettare dopo lo scorso anno di tirocinio nella classe regina.
C’è da chiedersi se Yamaha ufficiale vorrà ancora mantenere il ragazzino in un team satellite o vorrà portarlo nel team ufficiale, dove quest’anno VR46 non ha certo brillato per prestazioni e risultati. Anche se il “Dottore” ha un contratto che lo lega alla casa di Iwata fino alla prossima stagione, è difficile pensare che in casa Yamaha siano contenti di come sono andate le cose con il pilota di Tavullia. Staremo a vedere.
Lorenzo a sorpresa, ma non troppo
Il week-end di Valencia è stato però animato dal notizione di Lorenzo, che lascia ufficialmente Honda ed il motociclismo, cosa che chi scrive aveva ampiamente predetto già dalle prime gare della stagione. Era particolarmente evidente che il maiorchino non era più in quel mood da poter essere ancora considerato un pilota di motociclette. E dal momento che ormai non aveva sicuramente lo stimolo per rimettersi ad imparare una nuova moto, benché più facile delle altre, come dicono sia la Honda, ha deciso di appendere il casco al chiodo.
C’è chi dice che non è assolutamente detto che non rientri già dalla prossima stagione, si fanno molte voci, ma credo che sia difficile che si possa accasare in KTM o altre case minori, dal momento che riproporrebbe lo steso schema di questi ultimi anni: moto nuova, un anno ad imparare, forse, e poi…
Ecco, credo che il “poi” sia davvero il problema. Jorge non ha problemi di denaro, non ha problemi di visibilità e sicuramente in qualche TV a commentare le gare troverà una sua collocazione. Ma anche se dovesse finire in qualche squadra, non lo vedo più come pilota, bensì come manager, ma anche lì è necessario vederlo all’opera per capirne le potenzialità. Non è mai stato un uomo facile dentro al box. Difficile che possa diventare un Team Mangaer chi ha spesso mandato a quel paese i suoi compagni, i meccanici. Vedremo. Per me non è mai stato un grandissimo, anche se ha vinto 5 mondiali. Ho visto piloti migliori di lui non vincere mai, Pedrosa su tutti.
Dovizioso… ni
La stagione non è stata nemmeno tanto positiva per il Dovi, che ha incamerato l’ennesima sconfitta dura da parte di Marquez, buscandosi 150 punti di distacco. Il problema non è la moto. Perché Ducati ha messo a punto probabilmente la migliore moto degli ultimi 15 anni. Basta vedere come ora la ciclistica sia d’aiuto alla guida e non una nemica da sconfiggere (chiedere a Capirossi e Stoner).
Hanno ridotto un filo la potenza del motore, che comunque è sempre imponente, ottenendo così dei benefici in trazione e percorrenza. Senza considerare che i freni ovviamente sono più efficienti dovendo fermare una moto che non va più a 340 e passa chilometri all’ora. E allora quale problema affligge la casa di Borgo Panigale? Semplice: non hanno Marquez.
Dovi non può essere Marquez. L’ho sempre considerato uno straordinario collaudatore e sviluppatore della moto e questo senza assolutamente volerne sminuire le qualità, anzi! Ma un pilota non è un ragioniere. Quando ha dovuto tirare fuori gli attributi l’ha saputo fare e spesso nel corpo a corpo con lo spagnolo ha vinto, ma il punto è che se vuoi arrivare allo scontro, allo scontro ci devi andare. E se lo scontro te lo impone Marquez, allora Dovìzioso c’è e non si tira indietro, ma se lo scontro lo deve andare a cercare lui, ecco che allora si attesta sul suo passo medio alto di gara, ma niente di più. E così non si vincono i mondiali. O meglio: non si vincono più i mondiali, se davanti hai Marquez.
Rossi non pervenuto
Un capitolo a parte va dedicato a Rossi. Chi mi legge sa che è ormai da tempo che dico che è giunto il momento per il Dottore di ritirarsi, perché non è sopportabile vederlo galleggiare tra la sesta e l’ottava posizione, con qualifiche che urlano vendetta e l’evidenza che Rossi non c’è più.
Capisco che sia una scelta difficile; che chi per più di trent’anni ha vissuto a bordo delle piste, da quelle di kart e ai circuiti internazionali più belli, è complicato dire: “bene, è giunto il momento che io vi saluti”. Capisco anche che se uno si diverte ha tutto il sacrosanto diritto di continuare a fare quello che lo diverte. Ma quando un mostro sacro, una leggenda del motociclismo inizia quel lento stillicidio, quel declino che lo porta sempre di più in un anonimato triste, da super star del cinema muto che viene schiacciato dal mondo del sonoro, ecco che io allora non capisco più perché Rossi continui a correre.
Certo, non stiamo parlando di un pilota come Lorenzo, che ha detto addio perché, probabilmente, ha oltre che capito di non poter più correre, anche ricevuto consigli saggi dal suo entourage. Ma comunque stiamo parlando di un nove volte campione del mondo, uno che il motociclismo lo conosce e che sembra attaccato al ricordo di se stesso e non certo ad una possibile prospettiva. Il connubio con Galbusera non dava più i frutti che ci si aspettava? Ecco che ora arriverà David Munoz, ex capotecnico di Bagnaia. Ieri l’esordio nei test di Valencia, ma siamo agli inizi e staremo a vedere cosa succederà.
Quelli con cui ho parlato, riguardo a Rossi, mi dicono: “Eh, ma il dottore saprà ritirarsi su. Lui è pieno di risorse e non solo fisiche, ma soprattutto mentali”. Va tutto bene, ma queste sono affermazioni che riferite ad un uomo di 40 anni, a bordo di una moto da più di 250 hp, forse non sono il modo giusto di vedere le cose. Rossi, com’è naturale, si è trasformato da ragazzino impenitente e Giamburrasca della MotoGp, in un orafo maniacale, che cerca di creare il gioiello perfetto. Un pilota che spende più tempo a regolare la vitina piuttosto che a far volare la moto.
Il compianto Pasolini diceva “Datemi una moto che al resto ci penso io”. Mi si obietterà che 50 anni fa le moto erano molto differenti. Vero, ma non è questo quello che conta, ma “dare di gas”, come diceva un altro tanto compianto Sic. E la sensazione è che Rossi di gas non ne abbia più.
Zarco nel limbo: per ora porte chiuse
La telenovela di Zarco va avanti, avendo quasi certamente concluso la sua esperienza in Honda, non essendoci posto per lui nè in HRC nè in altri team satelliti. Uscito illeso da un incidente che avrebbe potuto segnargli la carriera (se non la vita) ora Zarco sembra ascoltare le sirene, non si sa quanto vere, di Ducati che però ha tre italiani a contratto e nn si capisce chi dei tre potrebbe essere il sacrificabile. Anche perchè Dovi, Petrucci e Pirro comunque garantiscono una conoscenza della moto che Zarco non ha e poi siamo proprio sicuri che Zarco sia migliore di uno dei tre italiani? Probabile che il francese resti a piedi almeno per questa stagione.
Altri piloti su cui disquisire non ne vedo. Nell’era Marquez, d’altra parte, è difficile parlare di qualcuno che non sia Marquez o i diretti suoi avversari, per l’ennesima volta sconfitti e senza molte attenuanti. Si, mi sarebbe piaciuto parlare di Iannone, ma ormai ha smesso di fare il pilota ed è diventato un personaggio del gossip stile Barbara D’Urso e francamente non m’interessa.
Moto 2 i migliori piloti dell’anno
La Moto2, invece, conferma che la famiglia Marquez ha il gene del motociclismo. Alex porta a casa il suo secondo mondiale e, come in una soap opera di stampo italiano, il fratello maggiore garantisce per lui e lo fa accomodare sulla Honda che fu di Lorenzo. Ma guarda. Se poi l’addio di Lorenzo non fosse proprio così spontaneo e dietro ci fosse tutta un’organizzazione? Diceva un tale “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende”.
Comunque sia Alex ieri è sceso in pista con la RC213V ed è andato subito al tappeto. E giù i peana “Anche Marc fece esattamente la stessa cosa al suo esordio”. Secondo me Alex non vale un mignolo del fratello ed il mondiale che ha vinto quest’anno lo dimostra. Binder e Luthi sono stati sfigatissimi e un po’ lo hanno buttato via questo mondiale che avrebbero potuto contendersi tra di loro. Ma il futuro è sicuramente di Binder, mentre Luthi, pilota per il quale ho una passione, è ormai sul viale del tramonto.
Tra gli italiani ci si aspettava molto da Luca Marini, ma non basta essere fratello di Rossi per diventare un campione e forse questa parentela, come spesso accade in questi casi, più che essere un aiuto è un peso difficile da sostenere.
Moto: i migliori piloti dell’anno
Navarro e Fernandez andranno a competere con Binder il prossimo anno e li vedo come dei buoni piloti, ma la scuola spagnola non sta più tirando fuori dei Pedrosa, dei Lorenzo o dei Marquez, ma ”soltanto”, si fa per dire, molti buoni piloti. Alcuni ottimi, ma non vedo stelle pronte a brillare nel firmamento del motociclismo.
Al contrario di quanto succede nella serie cadetta, la Moto3 invece ci dà, a noi italiani, delle belle soddisfazioni. Dalla Porta ha vinto il mondiale con un’ottantina di punti sullo spagnolo Canet che all’inizio era dato per strafavorito. Grande capacità di guida, la giusta follia, una buonissima moto e soprattutto un team capace di portarlo a vincere, dopo cinque anni di militanza, un mondiale che potrebbe aprirgli delle strade importanti in un futuro nemmeno tanto lontano. Intanto il prossimo anno ci sarà il passaggio di categoria con l’approdo in Moto2 nel team Italtrans Racing Team, assieme al suo ex compagno Enea Bastianini, e poi ha incamerato i complimenti di Marquez contro il quale probabilmente lo vedremo, si spera, competere tra non molto.
Ma il pilota rivelazione di quest’anno è stato sicuramente Tony Arbolino. Manico, pelo sullo stomaco e grinta da vendere. Tutto quello che amo in un pilota. Deve imparare a gestire un po’ di più le gare, ma non può certo essere Moto3 il luogo dove si imparano queste cose. Le strategie di gara quando si è quasi sempre in setto o otto in gruppo in testa saltano e conta soltanto la capacità di tenere aperto il gas. Ed in questo Tony non si può dire che sia deficitario. Qualche caduta di troppo, a volte per colpa sua altre per colpe altrui, ma il prossimo anno lui parte favorito.
E poi ci sono Vietti, Foggia, Antonelli e Migno che danno lustro allo squadrone italiano di Moto3. Molto meno Fenati, rientrato nel circo con le fanfare e francamente ritornato ad essere l’incompiuta di sempre.
I ragazzini crescono ed in questi teenagers vedo un bel futuro per il motociclismo Italia. Forza ragazzi, gas aperto e via!