Allegri e Agnelli dividono le proprie strade.
Ha tutta l’aria di un esonero, quello che verrà mascherato da separazione consensuale.
Le ultime dichiarazioni di Allegri lascerebbero pensare ad una decisione unilaterale di Agnelli. Il mister si era detto, infatti, pronto a continuare la sua permanenza sulla panchina bianconera, aveva detto di avere le idee chiare su cosa fosse necessario fare per migliorare la squadra più vincente della storia bianconera.
Queste idee probabilmente passavano per qualche sacrificio importante. Non è un mistero che i rapporti con alcuni pezzi pregiati si fossero ormai deteriorati.
Allegri e i problemi con la squadra
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ToggleNella lista dei partenti, se fosse rimasto Allegri, Agnelli e la società avrebbero dovuto annoverare innanzitutto Cancelo, probabilmente Douglas Costa e sicuramente Dybala.
Tutti frutto di esborsi importanti da parte della società.
Lo strappo con Douglas Costa, magari si sarebbe potuto anche ricucire, nonostante la battuta sul “chi l’ha visto” Douglas Costa quest’anno? Ma il brasiliano è sempre stato tenuto in considerazione da Allegri, quando è stato disponibile, appunto.
Gli altri due invece sarebbero dovuti andare via sicuramente.
Cancelo non era mai stato richiesto da Allegri, che vicino alla nostra area non vuole gente con troppi fronzoli.
Dybala è progressivamente arretrato fino a fungere quasi da regista, ma questa evoluzione è stata sempre mal digerita dalla Joya, così come le tante panchine.
Allegri e i problemi con i tifosi
E poi, la sollevazione popolare dei tifosi non ha sicuramente giovato alla posizione del mister.
Dappertutto sono comparsi orfani di Conte che ancora non anno elaborato il lutto dell’abbandono “volante” dell’ex ct.
I delusi dell’eliminazione subita dall’Ajax con il suo maledetto gioco spumeggiante.
Gli annoiati dalle vittorie risicate e dalla speculazione del risultato.
Ce n’erano davvero tanti di detrattori con le croci infuocate in mano a chiedere la testa di Allegri.
Gli stessi che ripetono le parole che Boniperti aveva coniato durante la gestione Trapattoni.
Vincere è l’unica cosa che conti.
E il mister si è attenuto scrupolosamente a questi dettami.
In Italia gli è scappata solo la coppa Italia 2019, oltre a qualche coppetta estiva che, avrebbero dovuto consegnarci d’ufficio essendo gli unici titolati a parteciparvi.
In Europa è stato eliminato dal Bayern Monaco con un gol regolarissimo annullato a Morata e un eccesso di confidenza con il pallone di Evra che avrebbe dovuto lanciare quella palla fuori dallo stadio, invece di farsela rubare da Coman.
Dal mostruoso Real Madrid che ha poi vinto la sua terza Champions consecutiva. Eliminazione che è avvenuta per un rigore dato a partita ormai terminata. Nello specifico dominando a Madrid, mica roba da tutti.
E poi le due finali perse, la prima delle quali macchiata da un rigore solare non dato a Pogba.
Questo elenco di errori serve non per fare “l’interista” ma per mettere in evidenza che con un po’ di fortuna, magari staremmo qui a raccontare un’altra storia.
E magari Allegri sarebbe stato dichiarato Santo subito.
L’arrivo alla Juve
Fin dal suo arrivo fu preso di mira dai tifosi, perché incarnava i panni del nemico che ci aveva conteso il primo scudetto.
La situazione in cui si è trovato Allegri alla Juve all’arrivo è stata quella di una squadra dichiarata “bollita” dal suo vecchio allenatore.
Bollita e incapace di andare a ristorante.
Lui ha preso quei 10 euro e ha fatto in modo di arrivare in fondo a tutte le competizioni.
Piano piano ha ricostruito una squadra che era stata capace di uscire contro il Galatassaray in Champions e successivamente perse l’opportunità di giocarsi la finale di Europa League nel proprio stadio per inseguire il record di punti in campionato.
Questioni di opportunità.
Lo stile di Allegri
Non sentiremo più il suo “Innanzitutto c’è da fare i complimenti ai ragazzi” con cui inizia tutte le frasi.
Forse anche la dichiarazione ad Ambra è cominciata così.
Rimpiangeremo la sua schiettezza e i suoi cappotti buttati nel fango, la sua praticità e soprattutto la sua bravura nel leggere le partite.
Quante volte l’abbiamo visto ribaltare partite come quelle contro la Lazio di quest’anno con un semplice spostamento di uomini o con una sostituzione azzeccata?
Innanzitutto c’è da fare i complimenti al mister, per i risultati conseguiti, per l’attaccamento dimostrato alla causa bianconera.
Poi bisogna chiederli scusa per come è stato trattato da parte della tifoseria.
E poi…poi bisogna andare avanti.
Toto-allenatore
Ora è il momento del toto-allenatore.
Chi potrà raccogliere tanta sfida?
Il mazzo da cui scegliere è talmente ampio da ricordare il casting che precedette l’ingaggio di Conte.
Anche se la qualità dei contendenti è nettamente superiore.
I sogni
Il sogno proibito è Pep Guardiola.
Però pare che abbia rinnovato a 20 milioni all’anno e ha più volte detto che vuole rispettare i contratti con gli sceicchi. Inoltre qui di sceicchi non ce ne sono per poter appagare le voglie di Guardiola e poi è da mettere in conto un probabile periodo di assestamento dovuto all’adattarsi al calcio italiano. Grado di rischio alto. Se non vincesse nemmeno lo scontato scudetto, che succederebbe?
Ci sarebbe anche Klopp che ha fatto meraviglie con il suo Liverpool. Un tedesco atipico, vagamente istrionico e può vantare le vittorie con il Borussia Dortmund.
Da valutare anche in questo caso il periodo di adattamento al calcio italiano, ma Klopp ha fama di essere una persona intelligente e ragionevole, il che potrebbe giocare a suo vantaggio. Oltre all’incoronazione dell’ex Marchisio che ha vede in Klopp il sostituto ideali di Allegri.
L’altro sogno è Zidane, anche lui accasato. Pare però che ci sia qualche screzio con il presidente e magari si potrebbe ricordare come è stato trattato a Torino.
Da re.
Sicuramente avrebbe il carisma per dire a CR7 come e dove giocare.
Cosa che molti dei possibili candidati alla poltrona non possono inserire nel curriculum.
Gli italiani emergenti
I vari Simone Inzaghi, Giampaolo e Gasperini non sembrano all’altezza, nonostante il bel gioco delle loro squadre. Squadre di provincia, è vero. Ma pur sempre squadre che giocano un calcio organizzato e divertente.
Magari la Lazio un po’ meno delle altre.
Il pericolo è che vengano messi sulla graticola al primo 0-0, e che non abbiano la corazza per sopportare i colpi. Sia interni che esterni.
Nel novero ci sono anche Deschamps, Sarri, addirittura Mourinho e naturalmente il Conte bis.
Conte e gli altri
Per Deschamps si potrebbe parlare di scuse dovute. Visto come fu mandato via dopo l’inferno della B.
Come mister, sembra una brutta copia di Allegri, e allora tanto valeva tenersi l’originale.
Conte ha i suoi meriti, ha avviato il ciclo vincente dopo un paio di disastrose annate, ha la storia juventina dalla sua parte ma ha anche i demeriti di essersene andato come il peggiore dei traditori.
Sarri e il suo integralismo dogmatico poco si sposano con una società e una squadra che ha nella capacità di lettura e di adattamento una delle sue caratteristiche fondamentali. Innegabile il bel calcio giocato dal Napoli, fastidiose le scuse ricercate dal toscano. La Juve è stata favorita perché ha giocato prima, perché ha giocato dopo, perché gioca durante…
Oltre agli attacchi più o meno velati rivolti alla Juve nel suo soggiorno partenopeo.
Dell’ex allenatore del Manchester meglio non parlare. Se si vuole scatenare una guerra con i tifosi è il nome giusto. Se hanno reagito con una testa di maiale verso un signore come Ancellotti e non hanno risparmiato critiche ad Allegri, cosa succederebbe con chi si è sempre dichiarato nemico della Juve?
Ipotesi da non tenere nemmeno in considerazione.
Ultimo, ma non ultimo, Pochettino.
Il suo Tottenham è un bell’esempio di calcio propositivo ma c’è da dire che non ha vittorie nel suo palmares, potrebbe essere un handicap non indifferente, così come quel Ten Hag che ha messo fine all’avventura europea della Juve.
Al netto di tutte le valutazioni che si possono fare, sicuramente il nome del sostituto di Allegri è ben noto nelle menti di Agnelli-Nedved-Paratici.
E sicuramente sarà il nome giusto.
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