Alla fine ce l’ha fatta. Dopo tanti esoneri e walzer fra serie A e B, Massimo Ficcadenti lo scorso ottobre ha vinto il suo primo trofeo in carriera. L’ha fatto, là, dove vive da ormai otto anni, cioè in Giappone.
Ficcadenti: la coppa di Lega giapponese
Indice dei contenuti
Toggle- Ficcadenti: la coppa di Lega giapponese
- Ficcadenti: gli allenatori italiani vincenti all’estero
- Chi è Massimo Ficcadenti?
- Sempre in testa il 4-3-3 con il centravanti fisso
- Massimo Ficcadenti: un mediano apprezzato all’Hellas
- Ficcadenti allenatore: una linea discontinua, con Cesena come gioia
- La carriera in discesa: Cagliari, Tokyo e Sangan Tosu
- Come Zac: Ficcadenti un uomo troppo da 4-3-3
- Il profilo di Massimo Ficcadenti
Con la squadra che guida dal 25 settembre 2019, la Nagoya Grampus, ha portato a casa la coppa di Lega Giapponese. Ha battuto 2-0 la squadra del Cerezo Osaka e ha così celebrato il suo primo trionfo ufficiale.
Già nel 2020 aveva ottenuto un terzo posto più che ragguardevole con la squadra della regione di Chubu.
Un club non proprio avulso da vittorie. Infatti nel suo palmares vanta due Coppe dell’Imperatore, due Supercoppe giapponesi e un titolo nazionale.
Ficcadenti: gli allenatori italiani vincenti all’estero
Così l’ex Cesena entra nel club particolare degli allenatori made in Italy vincenti fuori dall’Italia. Ci sono nomi di storia illustre quali Trapattoni, Capello, Ranieri, Ancelotti, Conte, Spalletti, Mancini, Di Matteo, Zenga, Dossena e tanti altri. Ma da qualche giorno c’è anche il nome di Masssimo Ficcadenti!
Ecco il nostro approfondimento su di lui.
Chi è Massimo Ficcadenti?
Ficcadenti da allenatore è rappresentabile come una linea ondulata discontinua. Un walzer da panchine italiane e non solo. Simile per certi aspetti a un altro italiano orientale: Alberto Zaccheroni
Seguendo la scuola di Zaccheroni, Massimo Ficcadenti, ex giocatore del Verona ed ex allenatore di più squadre italiane, ha provato a perseguire la stesso destino dell’ex allenatore rossonero Alberto Zaccheroni: l’uomo dello scudetto del Milan. Ma al buon Zac fu affidata la Nazionale nipponica con la conquista della Coppa d’Asia nel 2011 e della Coppa d’Asia Orientale, nonché la qualificazione a Rio 2014. A Massimo Ficcadenti ,invece, era stata consegnata la panchina del Sangan Tosu dopo l’esperienza breve all’FC Tokyo. Non è che abbia ottenuto chissà quali successi l’ex tecnico del Cesena nella terra dei samurai. Infatti anche l’ultima squadra della J.league Division abbandona l’allenatore nativo di Fermo dopo tre anni: con un quinto, un ottavo e poi un penultimo posto.
Sempre in testa il 4-3-3 con il centravanti fisso
Ed esattamente come l’ex milanista, anche Ficcadenti non si è mai discostato dal 4-3-3 tipico. Due esterni alti, una punta centrale forte di testa e nel gioco di spalla, una mediana che fa legna e tiene i tempi. Un modulo, che a fine anni ’90 con la Germania all’apice e la presenza delle due ali alte, fece la storia di quegli anni. Ma fu una breve parentesi. Giusto il tempo che si insediasse il falso nueve e il tiki-taka arrivato dalla Spagna. Così entrambi nella loro pluriennale carriera da tecnici hanno vissuto momenti simili. L’apice Cesena/Milan e la caduta a scendere con le altre squadre. Quanto più il 4-3-3 si assottigliava e diventava un 4-2-3-1 tanto più i due uomini panchina vivevano esperienze sconfortevoli.
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Massimo Ficcadenti: un mediano apprezzato all’Hellas
Ma se Massimo Ficcadenti come allenatore non è ricordato per successi importanti, non altrettanto si può dire del giocatore. Dopo l’esperienze alla Sanbenedettese e i tre anni al Messina, trova la sua dimensione nel Verona di Reja, dove ha giocato per 132 partite, segnando 9 reti. Mediano semplice, fra le cui qualità si ricordano senso della posizione, interdizione, e la giusta visione dell’equilibrio in mezzo al campo. Con i gialloblu è maturato moltissimo e ha lasciato loro un ricordo piacevole. Tanto è vero che Perotti, l’uomo della promozione, poteva contare su di lui per praticare il suo gioco offensivo. Con gli scaligeri arrivò in A e poi vi retrocesse. In serie cadetta, con il Torino, concluse la sua carriera in serie A.
Ficcadenti allenatore: una linea discontinua, con Cesena come gioia
Spesso si dice che i centrocampisti, i mediani o i metronomi possano essere poi grandi allenatori. Vero per casi come quelli di Capello, Allegri, Conte. Ma non è stato il caso di Ficcadenti. Purtroppo da allenatore, fra annate sfortunate e troppa poca elasticità, pochi squadre lo ricordano come vincente.
Comincia con la doppia esperienza Fiorenzuola-Avellino (retrocesso nel primo caso; esonerato a inizio stagione nel secondo) e con la parentesi buona nel suo Verona. Qui negli anni 2004-2006 porta gli scaligeri a un settimo e quindicesimo posto con l’appoggio della piazza. E poi nella terza stagione il connubio svanisce. Nei quattro anni successivi passa per Reggio, ma vi resta solo 10 giornate, poi fa il consulente di mercato per l’Hellas e infine torna sulla panchina del Piacenza. Qui conquista una salvezza convincente ed è pronto per la serie maggiore.
Arriva l’occasione di allenare il Cesena in serie A il 12 giugno 2010. La squadra romagnola resta l’attimo più luminoso della sua carriera. Fra buon gioco, spirito e la scoperta di alcune individualità notevoli, si salva con 43 punti.
La carriera in discesa: Cagliari, Tokyo e Sangan Tosu
Ma dalla rescissione del contratto in poi, Massimo Ficcadenti inizia la sua parabola verso il basso. Approda a Cagliari nel 2011, vi resta poco e poi ci torna l’anno dopo. Spezzone breve, con pochi ricordi piacevoli per gli isolani. Fra i suoi meriti quello di aver avviato il momento raggiante della carriera di Victor Ibarbo, potente centravanti colombiano.
E dal 2013 ha iniziato la sua nuova vita in Asia, destinazione Giappone. Prima lo assume l’FC Tokyo, forse sulla scia del momento clou di Zaccheroni. Nella capitale nipponica arriva a un ottimo terzo posto e l’anno dopo a quinto. Infine nel 2016 lo ingaggia il Sangan Tosu. Pochi successi in terra d’Oriente: un ottavo, un undicesimo posto e poi l’esonero.
Come Zac: Ficcadenti un uomo troppo da 4-3-3
Forse oltre alla sfortuna c’è da tener conto quella testardaggine con il modulo 4-3-3. Di vecchio stampo. Un modulo che peraltro non ha portato nemmeno chissà quali successi e frutti. Se si esclude lo scudetto rossonero, e l’Europeo del ’96 della Germania, altri grandi vittorie e trofei non se ne ricordano.
Ormai l’idea del bomber (panzer) puro non serve più. Oggi c’è un calcio più rapido, più snello, fatto di passaggi corti, corsa e tanta velocità. Qualche volta ancora capita di trovare qualche compagine che presenta fra i suoi 11 titolari una punta a centro area. Anche il calcio come tante altre cose della nostra vita si evolve ormai in sei mesi o poco più.
Ma Ficcadenti, proprio come Zaccheroni, non teme l’etichetta dell’uomo del 4-3-3. E se Zac dopo il Giappone, ha deciso di provare altre esperienze internazionali come l’esperienza alla guida degli Emirati Arabi, chissà quali sorprese potrà ancora riservarci Massimo Ficcadenti.
Il profilo di Massimo Ficcadenti
Data di nascita: 09/nov/1967
Luogo di nascita: Fermo Italia
Età: 51
Nationalità: Italia Italia
Tempo in carica da allenatore: 1,02 anni
Licenza: Licenza Pro UEFA
Modulo più utilizzato: 4-3-1-2 – rombo