Marquez gp Germania: lo spagnolo vola al Sachsenring. Per la decima volta consecutiva taglia per primo il traguardo del prestigioso circuito tedesco
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Toggle- Marquez gp Germania: lo spagnolo vola al Sachsenring. Per la decima volta consecutiva taglia per primo il traguardo del prestigioso circuito tedesco
- Un’altra prova di maturità per Marquez nel gp Germania
- Gran Premio della Germania: i ragazzini terribili che vengono da Moto2
- Suzuki conferma una crescita progressiva
- Le Ducati in difficoltà
- Marquez gp Germania: un po’ di tecnica
- Marquez nel dettaglio
- Se la moto fa fatica, Petrux comunque c’è
- Rossi ed una crisi già da tempo annunciata
Marquez continua a confermarsi imbattibile sul circuito del Sachsenring, dove per il decimo anno consecutivo, il settimo in MotoGP, trionfa pressoché senza rivali. Lo spagnolo, dopo una partenza un po’ zoppicante, si presenta primo alla prima curva e con un ritmo costante e spaventoso per la regolarità, prima un decimo alla volta, poi sempre di più, regola gli avversari, regalandosi una gara in solitudine; senza lo stress dell’attacco all’arma bianca di chi ti vuole sorpassare, ma non per questo meno difficile, perché la concentrazione deve essere mantenuta sempre alta, per evitare il classico errore di eccesso di confidenza.
Un’altra prova di maturità per Marquez nel gp Germania
Ieri Marquez ha confermato di essere cresciuto. Dopo la prova di maturità ad Assen, dove ha preferito un secondo posto certo, piuttosto che infilarsi in un’incerta battaglia per la vittoria con Viñales, guadagnando ulteriori punti di vantaggio su Dovizioso, ieri ha messo in atto la sua strategia che era di prendere e martellare il suo ritmo, consapevole che nessuno era in grado di stargli dietro. E così ha fatto. Una gara noiosissima, ma perfetta. Del resto a Marquez interessa vincere il mondiale e non certo esaltare le folle. Voi al suo posto che fareste?
Gran Premio della Germania: i ragazzini terribili che vengono da Moto2
Dietro Marquez si fanno avanti prepotentemente le nuove generazioni. I rookies che arrivano da Moto2. Ragazzotti che ancora salgono con la moto a cervello spento e per questo spesso non arrivano. Mi riferisco in particolare a Rins e Quartararo, che sono due gran bei piloti, che su moto certamente non all’altezza della Honda perfetta di cui dispone Marquez quest’anno, fanno tempi eccellenti in qualifica, hanno un passo gara non distantissimo dal cabroncito e che guidano come deve fare un ragazzo di 20 anni o poco più. Ed è per questo che Quartararo, cercando di sfidare la fisica in una traiettoria in curva assolutamente demenziale, ha perso l’anteriore e se n’è andato rischiando di emulare lo strike di Lorenzo. Sempre per foga anche Rins è finito in terra con una Suzuki che negli ultimi quattro GP ha dato dimostrazione di aver fatto grandissimi passi avanti.
Suzuki conferma una crescita progressiva
D’altra parte a Davide Brivio, team manager tra i migliori che abbiano calcato i paddok della MotoGP, va dato il merito di aver saputo scommettere su due spagnoli tra i più promettenti tra i tantissimi che le classi minori propongono. Oltre a Rins anche Mir ieri ha dato dimostrazione di essere pronto a dare battaglia per il podio. Magari non ancora per una vittoria, ma certamente per il secondo o terzo posto. La moto c’è, i piloti si stanno facendo le ossa, la squadra è eccellente, possiamo dire che ci sono tutti gli ingredienti perchè la Suzuki torni ad essere la squadra competitiva che conoscevamo e che nei prossimi anni tornerà a lottare per aggiornare il proprio Palmares fermo al mondiale di Kenny Roberts jr del 2000.
Le Ducati in difficoltà
Le Ducati ieri hanno fatto vedere purtroppo che non sono più le moto migliori del lotto, come si era detto nelle prime tre o quattro gare. Evidentemente gli altri hanno saputo migliorarsi nel frattempo, mentre a Panigale si è rimasti un po’ fermi. Ieri, in una interessantissima intervista, Dovizioso ha per l’ennesima volta esposto il problema della velocità di percorrenza in centro curva.
Se vi ricordate è stato il cruccio persino di Rossi, quando spinse la dirigenza dei tempi a cambiare il telaio dal traliccio alla monoscocca. Ma evidentemente non è bastato, perchè da allora tutti gli altri piloti che si sono succeduti alla guida di una Rossa hanno denunciato sempre lo stesso problema.
Marquez gp Germania: un po’ di tecnica
Il telaio di una MotoGP è un componente in grado di flettersi e piegarsi per adattarsi alle sollecitazioni che gli vengono trasmesse dalla moto mentre percorre la pista. E fin qui ci siamo tutti, ma è proprio quella flessibilità che permette ai piloti di piegare, prendendo la corda e quindi percorrere la curva con la traiettoria più veloce. Quando poi si riapre il gas, il telaio si irrigidisce e permette di scaricare a terra, per mezzo della gomma, la potenza del motore; consentendo al pilota di uscire in accelerazione verso una nuova curva.
Marquez nel dettaglio
Se guardate Marquez come entra in curva, noterete che raramente “punta” dritto verso la corda più stretta, quella che sfiora il cordolo, ma sta sempre un po’ più largo, salvo poi, in centro curva, andare in contro sterzo e quasi traversare la moto per metterla perfettamente in linea con l’uscita di curva e rialzarla in tempo zero. E’ questo che fa di Marquez un innovatore, così come fu per Valentino quando inaugurò la fine della traversata (“Vietato fumare!”) per introdurre la curva “guidata” ed arrotondata con l’avvento delle MotoGP. Ma per fare questo, Marquez ha bisogno di un telaio in grado di passare velocemente dalla fase di assorbimento delle sollecitazioni per il carico sull’anteriore, alla distribuzione delle sollecitazioni al posteriore in fase di accelerazione il tutto con velocità di cambio di assetto.
Questo punto in cui si passa dal carico all’anteriore allo scarico di potenza al posteriore è il centro curva ed è lì che la Ducati fa una fatica enorme. Capirossi e Stoner guidavano la Ducati come pellerossa a pelo su un mustang: con la forza bruta. Perchè non c’era altro modo per farlo. Capirex usciva dalle curve appeso di lato per evitare che la moto schizzasse via verso la tangente. Era una moto impossibile. Ora la Ducati è più morbida, ma evidentemente il problema del centro curva non l’ha ancora risolto, dal momento che sembra essere decisamente più lenta delle altre quando sono in uscita di curva.
Se la moto fa fatica, Petrux comunque c’è
Ieri Petrucci ha dimostrato per l’ennesima volta che non sarà forse un campione del mondo, ma che ha un cuore grande grande da lottare sempre fino all’ultimo. Dovi ha invece confermato quell’impressione che mi porto dietro da anni e cioè che lui è veramente un grande collaudatore, ma non un pilota. Un pilota ieri avrebbe rischiato, anche perché con questo Marquez cosa vuoi fare? Vuoi forse fare il ragioniere e “fammi portare a casa questi 10 punti che non si sa mai”? Ieri doveva osare un po’ di più come già altre volte gli ho rimproverato. Ma d’altra parte ognuno ha le sue caratteristiche.
Rossi ed una crisi già da tempo annunciata
Poche parole sull’uomo che ha fatto palpitare il cuore di tanti appassionati, incluso il mio: non è l’ottavo posto quello che mi ha intristito. No, già altre volte Rossi era arrivato lontano dai primi, ma gli riconoscevi lo spirito, l’occhio avvelenato, la schiuma di chi vorrebbe che il gas avesse un quarto di giro in più. Niente. Ieri niente di tutto questo. Un’anonima prova, non da Rossi. Vorrei che non fosse così la chiusura della carriera di un mito che si ricorderà per decenni e decenni.
Per il resto il GP di ieri non ha detto altro. L’Aprilia sta migliorando, ma non la vedremo prestissimo nelle prime cinque posizioni. I piloti italiani, invece, sono troppo schiacciati dal gigante Rossi e dalla sua storia per poter emergere. Anche per questo Vale, secondo me, dovrebbe ripensarci. Lasciare liberi i ragazzi di non doversi confrontare più con la leggenda vivente del motociclismo.