Come passa veloce il tempo. Negli ultimi 40 giorni abbiamo visto concludersi le manifestazioni calcistiche più importanti della Stagione 2019/2020 sia a livello nazionale che a livello europeo (tutte le novità sui campionati e le coppe europee).
Precisamente:
- 31 luglio – SERIE B ITALIA
- 02 agosto – SERIE A ITALIA
- 21 agosto – EUROPA LEAGUE
- 23 agosto – CAHMPIONS LEAGUE
Certamente una situazione anomala dettata dall’insorgere di quel fenomeno che ormai tutti conosciamo come “Corona Virus” e con il quale siamo stati costretti a convivere per sei lunghi mesi e non sappiamo ancora per quanto condizionerà le nostre giornate.
Ma noi siamo degli irriducibili. Ecco che, con le dovute cautele, le attività sportive ricompaiono nelle nostre vite: il tennis, l’atletica, il nuoto, il ciclismo han fatto da apripista allo sport più seguito, il calcio.
All’estero è da qualche giorno che il pallone viene rincorso sui campi da gioco; in Italia per quanto riguarda la Serie A l’attività agonistica è stata ripresa da due giorni e fra qualche giorno riprenderà anche quella della Serie B.
Abituati nella passata stagione ai grandi spazi vuoti degli Stadi, all’assordante silenzio che gravava sugli stessi, rotto solo dai richiami degli allenatori o di quelle poche persone autorizzate ad essere presenti, dalle urla degli stessi giocatori e, non ultimo, dal chiaro e acuto fischio dell’arbitro, non possiamo non notare che da un paio di giorni abbiamo rivisto qualcosa di nuovo, anzi d’antico, che ci ha permesso di riconoscere un inizio di normalità. Sì perché, a differenza della stagione calcistica scorsa, per Decreto Ministeriale, ora è permesso l’ingresso allo Stadio fino a MILLE persone, ovviamente con tutte le cautele e le attenzioni del caso.
E’ così che si rinasce: lentamente, avendo cura di se stessi e degli altri, con tempi e modi studiati per ottenere il miglior risultato possibile.
E’ così che si rivive: tra la gente, con attenzione, ma senza dover totalmente rinunciare alle proprie passioni.
Non solo mi affascina questa situazione, ma mi coinvolge. Riprendere le abitudini, seppur con limitazioni e impegno personale, è sicuramente una grossa apertura verso la normalità.
Ci vorrà costanza, perseveranza e tanta buona volontà per arrivare ad essere “liberi” come prima. Ci vorrà l’intelligenza e la lungimiranza di tutti per fare in modo che tutto rimanga un lontano, doloroso e triste ricordo.
Oggi godiamoci le prime “facce vere” sugli spalti e non più le “sagome” che oscillavano al vento; godiamoci anche i suoni e i rumori che avevamo quasi dimenticato; godiamoci la gioia di esserci in un contesto che ha rischiato di farci sentire “meno vivi”.
La vita riprende con tutte le sue difficoltà, con tutti i suoi limiti, ma anche con la forza del pensiero di un futuro migliore.
E’ per questo che da oggi …si riparte! Si riparte da noi, dalle nostre pulsioni, dalla nostra voglia di aggregazione, soprattutto dalla necessità di normalità.
Ciò che sta succedendo è solo un inizio, un provare a riprenderci la vita di tutti i giorni, ma è importante che questa voglia o volontà ci sia e non ci abbandoni (tutte le novità sulla ripresa degli stadi nel nostro speciale).
E’ poco? No è il sentiero di montagna, irto e faticoso, che poi porta al pianoro dal quale tutto si aprirà davanti ai tuoi occhi e tutto potrai riprendere e riconsegnare alla tua vita normale di tutti i giorni, anche grazie a queste piccole cose, a questi piccoli segnali che col passare del tempo diventeranno la base di una nuova ricostruzione.
Grazie a tutti i nostri atleti che ci hanno dato e ci danno la voglia di reagire. Grazie soprattutto a quelli che con i loro comportamenti ci hanno aiutato a capire meglio la gravità della situazione e a tenerci viva la passione e la voglia di ricominciare.
Desidero chiudere questi miei pensieri prendendo a prestito quanto ha scritto sulla Gazzetta dello Sport del 21 c.m. a pag. 3, il giornalista Luigi Garlando:
“… dimenticavo il migliaio di tifosi. Lo Stadium è sembrato un malato in convalescenza alla prima passeggiata. Cori e applausi deboli! Ma un indizio di salute. Ci siamo sentiti meglio tutti”
Il giornalista Garlando ha scritto quanto sopra a commento e corona della partita svoltasi allo Stadium di Torino.
Sono assolutamente convinto che quanto detto sopra, valga anche per tutte le altre partite della giornata calcistica. E’ un inizio: la presenza di pubblico, anche se poco in proporzione, è comunque sintomo di ripresa, di voglia di andare avanti e di mai mollare.
Distanti sì, ma uniti e sempre presenti. Siete d’accordo?
A cura di Paolo Carazzi