La sconfitta imbarazzante di Bergamo è ancora fresca in casa Inter, tant’è che agli incendiari della prima ora che ne avevano già identificato i colpevoli, si sono aggiunti i critici intenditori, che hanno rimarcato le vere cause della debacle, trovando spiegazioni scientifiche oscure ai comuni tifosi dell’Inter.
Sono gli stessi che producono titoloni e fanfare dopo ogni vittoria convincente dell’Inter, salvo poi contraddirsi in maniera netta alla prima sconfitta altisonante.
Resta tuttavia la considerazione oggettiva che l’Inter perde punti in classifica contro le squadre alla sua portata, ma anche con quelle di medio-basso livello. I nove punti di distanza dalla Juventus infatti, sono stati scavati dalle sconfitte con Sassuolo, Parma e Atalanta, oltre che dal pareggio interno con il Torino, mentre le sfide con le cosiddette grandi (Milan e Lazio per il momento) hanno portato in dote 6 punti alla classifica nerazzurra. Il raffronto con la stagione precedente è negativo: cinque punti in meno nelle prime dodici partite. E francamente questo dato è tutt’altro che incoraggiante.
Se la sconfitta di Bergamo ci dice che i blackout nerazzurri non sono scomparsi come si auspicavano i tifosi, va detto che anche il Barcellona di Valverde domenica scorsa ha rimediato un’inaspettata sconfitta casalinga per 3-4 contro il modesto Real Betis, denunciando a sua volta un evidente calo psico-fisico dopo l’impegno di Champions.
E’ evidente quindi che il doppio impegno settimanale di campionato e competizione europea a certi livelli, finisce per logorare, soprattutto se la rosa a disposizione non offre garanzie sufficienti dalla cosiddette seconde linee.
Così l’Inter ha ceduto di schianto a Bergamo, e i riconosciuti meriti dell’Atalanta non hanno comunque spostato l’opinione dei tifosi, che avrebbero accettato anche una sconfitta, ma senza essere travolti nella maniera che abbiamo visto.
Ora la sosta per le nazionali, dopodichè si ricomincerà col Frosinone a San Siro che aprirà la strada ad un ciclo terribile : a Londra col Tottenham, a Roma coi giallorossi, a Torino con la Juve infine col Psv in casa a chiudere l’ultima del girone di Champions.
Le grandi squadre non fanno differenze. È il passaggio più difficile, ma l’Inter deve farlo, per crescere davvero.
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