Inter-Juve 1-1: un gran primo tempo non basta all’Inter per fare bottino pieno
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ToggleAl gran gol di Nainggolan risponde Cristiano Ronaldo che fulmina Handanovic sul suo palo
L’analisi sul derby d’Italia numero 172 è facile e veloce: primo tempo solo a tinte nerazzurre, impreziosito dal bellissimo tiro al volo di Nainggolan che piega le mani a Szczesny e realizza l’1 a 0 per l’Inter al settimo del primo tempo. Primi 45 minuti nei quali abbiamo chiuso la Juventus nella propria metà campo e abbiamo sfiorato il gol in almeno altre tre occasioni, una De Vrji di testa, due Icardi con un tiro parato sempre da Szczesny e un altro ribattuto a corpo morto da Matuidi. Per come abbiamo giocato e per le occasioni create avremmo meritato di chiudere la prima frazione con un vantaggio superiore, ma non ne siamo stati capaci confermando anche ieri le difficoltà realizzative che ci portiamo dietro da troppo tempo.
La Juve con la reazione del gran secondo tempo: Cristiano Ronaldo la pareggia
Così abbiamo permesso alla Juventus di rientrare in campo e sfruttare al meglio il nostro calo fisico nel secondo tempo. Ci siamo fatti schiacciare, e Cristiano Ronaldo ha trovato il pareggio al termine di un’azione insistita con un tiro secco che ha annichilito Handanovic. Dopo il pareggio abbiamo rischiato di prendere il secondo gol, dopo essere stati a lungo avanti e aver avuto l’illusione del raddoppio con un tiro di Perisic a fil di palo, e ci siamo resi pericolosi solo con Lautaro, entrato a soli dieci minuti dalla fine.
Potremmo stare ore a discutere sulle scelte di Spalletti: Icardi titolare, mah!, Joao Maio, boh!, Lautaro solo per il finale quando si è reso più pericoloso in nove minuti di quanto non abbia fatto Icardi in tutto il secondo tempo, ri-boh e ri-mah! O di cosa sarebbe stata la nostra stagione se Nainggolan avesse sempre giocato così. Nainggolan, l’antijuventino per eccellenza, che doveva dare la svolta alla nostra squadra, ma che invece si è preso nel corso dell’anno di bollito, ciccione, ubriacone.
Inter-Juve: la battaglia continua il prossimo anno
Eppure da tifosa, la questione è un’altra: io lo so che un punto ieri nella nostra marcia per la qualificazione Champions è un buon punto. Nel mucchione creatosi tra il terzo e il sesto posto tutto serve e tutto fa brodo. Questo stesso ragionamento me lo sono fatto più o meno andare bene contro Atalanta e Roma – dico più o meno – ieri no.
Ieri sera giocavamo contro la Juventus, non contro una semplice rivale per una posizione in classifica. Ieri affrontavamo quella che da sempre è la nostra antitesi. I nostri nemici per antonomasia: la Juve!
Contro quelli che non rispettano niente e nessuno; che espongono scudetti non loro in barba a condanne e sentenze; che chiamano impropriamente prescritti noi, quando i soli ad avere ricevuto una condanna caduta in prescrizione per il doping sono stati loro. Giocavamo contro quelli di Iuliano e del “fallo di sfondamento” di Ronaldo. Contro quelli che non si sono fatti scrupoli a manipolare un’intercettazione per tirare in ballo il nostro Giacinto Facchetti. Contro quelli che solo un anno fa ce ne hanno combinate di tutte i colori a casa nostra.
Un avversario senza sportività
Giocavamo contro quelli che rappresentano tutto ciò che è più lontano da qualunque senso di sportività, come ci ricorda ogni volta gente come Cuadrado che pure sabato non si è risparmiato la solita simulazione, sapendo, pur se ammonito, di non correre rischi di ulteriori cartellini. Contro una società che inquina con il suo credo del “vincere è l’unica cosa che conta” qualunque cosa tocchi, pure il calcio femminile come dimostrato dalle ragazze della primavera “gobba” che rifiutano di dare il cinque alle nerazzurre (le vincitrici) che si erano disposte a fare il pasillo alle altre tre finaliste (Bari quarta, Juventus terza, Roma seconda).
Ieri giocavamo per il terzo posto, tre punti ieri sarebbero stati oro colato, ma soprattutto giocavamo per affermare noi stessi, e per dimostrare di essere qualcosa di diverso dai pigiamati bianconeri, e invece abbiamo giocato con il pallottoliere, ci siamo fatti venire il braccino e abbiamo dato campo agli avversari e permesso loro di uscire col sorriso dal nostro stadio. A Spalletti imputo questo: per paura di perdere non abbiamo provato a vincere.
Di fatto ci siamo tolti una sola grande soddisfazione in Inter-Juve: cantare “Co-Co-Come mai la Champions League tu non la vinci mai?” a corredo di una coreografia come sempre azzeccatissima, e per questo dobbiamo ringraziare l’Ajax… un po’ pochino no?