Che ci piaccia o no per Marotta all’Inter è solo questione di ore
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ToggleMentre stiamo lì a lamentarci del personaggio, del suo trascorso bianconero, delle sue uscite esilaranti pro gobbi, in società stanno ragionando su quando ufficializzare il “nuovo acquisto” nerazzurro.
Da settimane non si fa altro che parlare del suo nuovo incarico alla corte degli Zhang: si occuperà della parte sportiva. Sarà l’arma in più di questa nuova Inter.
Sarà davvero così?
Si può essere pro o contro il suo arrivo in nerazzurro. Da adesso in poi bisogna conviverci.
Se da un lato ci sarà chi si turerà il naso e andrà avanti per amore dei nostri colori, come già fatto in passato, a torto o ragione, dall’altro avremo chi non sta già nella pelle, chi non vede l’ora che il nuovo dirigente inizi a lavorare per il bene della nostra squadra.
Ho sentito dire da più parti (anche da qualcuno in società) che se devi puntare in alto devi scegliere il meglio che hai sul mercato, il Top.
Quindi Marotta sarebbe il meglio che potesse capitarci in questo momento. Punto.
Il suo passato e i numeri parlano per lui e sembrerebbe che sia davvero così, ma… ma siamo davvero sicuri?
Siamo così sicuri che l’ex dirigente “scolorito” possa, finalmente, farci fare il tanto atteso salto di qualità? Siamo sicuri che basterà affidare a lui le chiavi del nostro futuro per poterci, finalmente, contrapporre all’egemonia sabauda? Basterà davvero un solo uomo, bravo nel suo lavoro, a farci crescere così tanto da interrompere l’impero gobbo venutosi a formare in questi ultimi anni?
Le risposte le darà solo il campo e con esso il tempo.
Abbiamo già visto che in società sanno pianificare e programmare, adesso serve lo slancio per vincere. Ecco… Marotta è stato preso per tornare a vincere. Bene. Anzi, benissimo.
Andando a spulciare nel passato del futuro dirigente nerazzurro l’idea che possa essere l’uomo giusto risalta subito agli occhi.
“A 19 anni è già responsabile del settore giovanile del Varese”. Consultando la sua pagina Wikipedia è chiaro che si tratti di un enfant prodige con un susseguirsi di “pregi dirigenziali”.
Tutto ciò che è arrivato prima del bianconero è straordinario.
Il suo lavoro è encomiabile. Da Venezia in poi ogni società in cui ricopre il ruolo di dirigente ottiene ottimi risultati.
Con i lagunari raggiunge la massima serie e la salvezza. Poi il passaggio all’Atalanta e nei due anni di Bergamo costruisce una squadra capace di far registrare il record di punti in Serie A, ma l’apice della sua carriera – almeno a mio avviso – lo raggiunge quando approda alla Sampdoria.
Sarà un percorso lungo ed arduo che culminerà con la qualificazione ai preliminari di Champions League, grazie soprattutto ai gol del duo Cassano-Pazzini portati a Genova abilmente proprio da Marotta.
Fino a qui tutto perfetto. Peccato però che Beppe, nel 2010, decida di approdare ai gobbi.
Arriva in una società totalmente rivoluzionata, che non vince da quasi un decennio.
L’obiettivo è chiaro fin da subito: vincere.
Trovate analogismi interessanti? Potrebbe essere un segno…
Marotta pian piano costruisce una corazzata che dominerà la scena calcistica nazionale.
È tutto merito di Beppe Marotta?
Sembrerebbe di sì. Ma è anche logico porsi dei dubbi.
Beppe Marotta a Torino è stato perfetto quando è riuscito a strappare alla concorrenza delle Grandi d’Europa fior fiori di Campioni ed è stato altrettanto bravo a monetizzare dalla cessione di altri giocatori non riconosciuti più importanti per il progetto tecnico.
Ma facciamo un attimo un passo indietro.
Ricordate Antonio Conte? Ricordate quella sua battuta sulle dieci euro e il ristorante di lusso? “Quando ti siedi in un ristorante da 100 euro, non puoi pensare di pagare con 10 euro”.
Bene. Proprio Antonio Conte diede il via alle vittorie dei gobbi, a questo dominio scolorito che dura ormai da sette anni. Successi su successi. Vittorie su vittorie. Ma… manca qualche piccolo passaggio. Vinci, continui a vincere, hai la squadra più forte d’Italia, sei imbattibile, ma… non sembra essere tutto oro quello che luccica.
Conte lascia i gobbi attratto dai soldi del Chelsea.
Sbarca in Inghilterra dove il primo anno vince subito lo scudetto. La buona sorte di Conte non trova un seguito e il suo matrimonio con i blues finirà velocemente, tutto questo mentre in Italia la sua ex squadra continua a dettare legge.
Che c’entra l’ex tecnico dei gobbi? Si era stancato di vincere solo in Italia. Di vincere facile. Si era stancato di non avere dei calciatori pronti al grande salto: la conquista dell’Europa. Di non avere una società pronto a supportarlo sul mercato.
Adesso non so se fosse l’uomo giusto, o se abbia più meriti o demeriti di Allegri. So solo che le vittorie ottenute all’interno dei confini nostrani non devono ingannarci.
Non tutto il merito è da attribuire alla forza della squadra costruita da Marotta.
Sapete bene di cosa sto parlando. Da anni il campionato italiano è “ingiudicabile”. Loro vincono anche quando non dovrebbero. La loro vera forza non è mai chiara. Difficile dare un parere sensato.
Vi chiedo, siamo sicuri che da sette anni a questa parte abbia vinto sempre e solo la migliore? Siamo sicuri che i punti di distacco a fine campionato rispecchino fedelmente la realtà?
È indiscutibile che i meriti di Marotta siano evidenti. Che i gobbi abbiano costruito una fuoriserie negli anni, ma… bisogna anche andare a vedere i “mezzi usati”.
Siamo sicuri che Beppe Marotta avrà la stessa “libertà” che aveva fino a pochi mesi fa?
Vorrei ricordare a chi ha scarsa memoria che proprio l’ex dirigente bianconero si occupava (anche) in maniera non proprio ortodossa del mercato di altre società (tipo il Sassuolo?).
Ricordate le querelle Berardi-Inter, o Politano-Napoli. Avete rimosso?
Io di certo non godo un dirigente che stia lì a fare ostruzionismo sul mercato o metta veti ad altre società per vendere o meno determinati giocatori a questa o quella squadra.
Intanto, Zanetti e Ausilio gongolano parlando dell’arrivo dell’ex dirigente bianconero.
Forse dovremmo farlo anche noi e devo ammetterlo, sto provando a farlo anche io.
Ripenso alle parole del nostro vice presidente: “Marotta è un dirigente di grandissima esperienza e competenza che si aggiungerà all’Inter in una squadra di dirigenti che sta lavorando per far crescere il club a 360°. Dobbiamo continuare a crescere e non fermarci qui, portando avanti tanti progetti. La squadra in campo sta rispondendo alla grande, noi fuori dobbiamo fare altrettanto. C’è grande ambizione”. Un motivetto messo lì in loop.
Mi sforzo. Provo a credere che abbiano ragione loro. Che, in fondo, a sbagliare siamo noi. Che siamo un po’ tutti troppo esagerati, ma poi ripenso a questi ultimi anni…
Sarà che quando entri a far parte di un “sistema” diventi marcio e anche lui si è calato perfettamente nella parte. È stato un perfetto simbolo gobbo. Guardare per credere…
Rivedo questa immagine e… non so se riuscirò a gongolare anche io ed accettare il suo arrivo.
Una cosa è certa: il suo dovere è quello di farci tornare a vincere.
Nel caso in cui dovesse, anche lui, fallire avremmo avuto ragione noi.
E sinceramente dopo Lippi, Fassone e co. spero sia arrivato il momento giusto per dire in coro: “Abbiamo sbagliato, aveva ragione la Società. Grazie per avere ingaggiato il migliore sul mercato, Beppe Marotta”.
Adesso testa al futuro e sotto con i nuovi acquisti, tenendo ben presente che non bisogna rifondare la rosa, ma semplicemente migliorarla partendo dai nostri punti fermi. Skriniar e Icardi su tutti.