Stasera contro il Verona il Milan dirà addio al suo campione. Ibra non sarà in campo perché non ha recuperato dall’infortunio recente, ma tutto lo stadio attende la sua passerella. Per lui futuro incerto: o il Monza di Galliani o un posto da dirigente sportivo.
Milan-Verona: addio Ibrahimovic
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ToggleCosì Milan-Verona che dovrebbe rappresentare la classica partita di fine stagione diventa una manifestazione sportiva ricca di tanti spunti. Da una parte i gialloblu che stanno inseguendo la salvezza e che hanno stretta necessità di fare risultato e dall’altra i rossoneri che desiderano vincere l’ultima partita casalinga e poi salutare degnamente il proprio condottiero.
Zlatan Ibrahimovic dopo quasi quattro anni lascerà di nuovo i rossoneri e questa volta – da giocatore – per sempre. D’altronde le condizioni fisiche dello svedese sono alquanto precarie e il Milan, che ha pagato dazio provando a dargli fiducia quest’anno, non può più permettersi di aspettare un suo ritorno al top della condizione.
Motivo per cui Maldini e Massara stanno già setacciando da tempo il calciomercato alla ricerca di un centravanti giovane, capace di muoversi in sincronia con la squadra e che possa aumentare sotto rete il bottino magro di quest’anno. Il glorioso Giroud non può reggere per una stagione intera e Origi non ha mai dato la sensazione di poter fare quel lavoro da pivot che serve al gioco di Pioli.
Quando la ratio subentra al pathos accade questo. Zlatan Ibrahimovic, eterna poesia del calcio moderno, deve fare posto a qualcun’altro. Lo dice l’ingaggio, lo dice l’età anagrafica e lo dicono gli ultimi dati oggettivi.
Milan-Verona scudetto
Prima di tessere le lodi del gigante svedese sarà bene ricordare che in campo ci andranno gli attuali rossoneri e gli attuali gialloblu. Sarà bene ricordare che il Milan ha la grande occasione di vendicarsi di quello scudetto perso proprio contro il Verona (a Verona) nel 1990. Tricolore poi vinto dal Napoli di Maradona che quest’anno ha finalmente celebrato il proprio meritatissimo scudetto dopo ben trentatré anni.
Eh già perché quel 2-1 contro l’allora Verona di Bagnoli non andò mai giù né all’ex presidente Berlusconi, né alla dirigenza e tanto meno ai protagonisti in campo. E ovviamente anche ai tifosi.
Gli stessi che stasera spingeranno al massimo per prendersi la vendetta sportiva attesa da 33 anni. Infatti il Diavolo sarà l’ago della bilancia e l’anatema del destino degli scaligeri.
In realtà non è che la squadra veneta dipenda dal Milan, perché le combinazioni possibili per potersi salvare sono tante, ma sicuramente tornare a casa da San Siro con zero punti potrebbe rappresentare la fine di ogni speranza.
Combinazioni salvezza Verona
Per evitare lo spareggio i veneti devono battere o pareggiare a Milano e sperare che contro la Roma lo Spezia perda.
Oppure se i liguri pareggiano, il Verona deve per forza battere il Milan.
Infine, se le due compagini arrivano a pari punti, ci sarà lo spareggio per non retrocedere. 90′ di fuoco e in caso di parità seguiranno poi i calci di rigore.
Ibrahimovic infortunio e addio
Dopo la partita giocata ci sarà il saluto festoso all’uomo che da solo (o quasi) ha riportato i rossoneri ai grandi livelli: Zlatan Ibrahimovic. Come detto lo svedese non potrà giocare nemmeno uno spezzone di gara, perché l’ultimo infortunio non si è riassorbito. Contro il Lecce lo svedese si è fermato per un colpo al polpaccio, che poi si è rivelato essere una lesione del gemello mediale del polpaccio destro. C’era la speranza di vederlo ancora giocare nelle ultime di serie A, ma non sarà così.
Purtroppo per lui la stagione 2022/23 non è stata splendente come quella precedente, dove il numero 11 non solo ha portato i rossoneri alla conquista del loro diciannovesimo scudetto, ma ha potuto più volte giocare le partite dall’inizio o da subentrato e incidere non poco nella corsa tricolore. Vedi il siluro contro la Roma il 31 ottobre 2021 o la doppietta contro il Venezia o l’acrobazia geniale contro l’Udinese per l’1-1 che poi si è rivelato decisivo.
Quest’anno Zlatan ha fatto più da secondo allenatore che da giocatore e solo a Udine ha avuto la possibilità di toccare il terreno e di segnare quel rigore che lo pone fra gli dei senior della serie A. Per il resto è stato tutto un calvario fra recupero dall’operazione della scorsa estate, riabilitazione, minutaggio e niente più.
Troppo poco per uno che ha abituato gli spalti a vedere doppiette, goal acrobatici e giocate sontuose. Troppo poco per un uomo che ha infranto record su record, nonostante abbia passato l’età giovanile da tanto tempo.
Ibrahimovic età
Così alla veneranda età di 41 anni, che saranno 42 il prossimo 3 ottobre, il gigante slavo-svedese stasera lascerà quella che, nonostante una carriera da girovago, in fondo in fondo è la sua prima casa: Milano.
Quella Milano che aveva abbracciato nel lontano 2006 e che aveva lasciato dopo anni di successi sull’altra sponda del Naviglio.
Quella Milano che lo aveva riaccolto nel 2010, dopo la parentesi opaca di Barcellona, con la quale aveva vinto un tricolore e una Supercoppa italiana.
E ancora quella Milano che l’aveva accolto al suo ritorno in pompa magna nel 2020.
Ibrahimovic: Milan 2020-23
Proprio dopo lo stop della pandemia l’effetto Ibra s’era fatto sentire. A differenza di dieci anni prima non tanto nei numeri, quanto nello spirito e nella voglia di vincere. Il leader poco silenzioso, anzi sempre presente aveva aiutato Pioli, Maldini e i giovani ragazzi a maturare. Passo dopo passo i rossoneri erano passati dalla miserrima qualificazione in Europa League alla qualificazione Champions League. E ancora da questa alla lotta scudetto.
Un percorso, dove lo svedese ha inciso notevolmente con la sua carica mentale, con i suoi apprezzabili numeri e con il suo ineccepibile carisma. Un gruppetto di giovanotti – eccetto Giroud, Kjaer e pochi altri – che infuocati dalle dichiarazioni presuntuose e convinte di Ibra si era trasformato da insulsa amalgama a gruppo vincente.
Calabria, Theo Hernandez, Tonali, Bennacer, Kessie (oggi al Barcellona), Diaz, Saelemaekers, Leao e infine Maignan (prima c’era Donnarumma). Ragazzini che amavano giocare a calcio e correre, ma che non sapevamo come fare il grande salto. Oggi, grazie a quel signore di 41 anni, possono dirsi uomini e leader.
Ibrahimovic Milan addio
Ed è forse per questo percorso, per quello scudetto insperato e soffiato agli eterni rivali e per aver interpretato il ruolo di capo-popolo che i tifosi e la squadra tutta sono grati a questo “vecchietto” che non ha mai smesso di credere in un sogno come quello del tricolore che ai tanti – vista anche la qualità tentennante della rosa – è sembrato pura utopia.
Quel capo-popolo che sui social ha ruggito e più volte quando è stato criticato o quando l’operato della squadra è stato messo in discussione.
Quel capo-squadra che ha protetto i propri ragazzi, li ha fatti crescere e solo ora che sono pronti li sta lasciando andare.
Lui che urlava in campo quando gli altri sbagliavano uno stop. Lui che con le sue smorfie faceva capire quanto fosse nervoso, se qualcosa non andava come doveva andare. Lui che il giorno dello scudetto ha inaugurato la festa con la celebre frase “Italia è Milan!”.
Un percorso stupendo, impensabile e inimmaginabile quando Ibra arrivò. Ma lui è uomo di parola e se dice una cosa, la fa. Voleva riportare il Milan a vincere e l’ha fatto.
Godbye Zlatan
E oggi davanti ai suoi soliti 70.000 spettatori Zlatan si appresta al saluto finale. Non c’è rinnovo di contratto e Ibra vuole continuare a credere di poter giocare ancora, insomma di essere utile.
Il Milan lo vorrebbe subito nel proprio staff dirigenziale, ma lui è di altre idee.
Questo saluto, tuttavia, non sarà un addio per sempre. Il Milan e i milanisti amano Ibrahimovic e viceversa Lui stesso ama il Milan.
Ogni volta che entrava in campo Lui, gli altri tremavano o non riuscivano a fermarlo.
Ogni volta che segnava Lui, la squadra sentiva addosso un’adrenalina irresistibile.
Ogni volta che si cercava un punto di riferimento in mezzo al campo, Ibra era lì, presente! Possente, robusto, immarcabile e devastante come sempre!
Ogni volta che parlava Lui, tutti lo assecondavano.
Perché Lui era tornato per fare la storia del Milan e l’ha fatta.
Così prima della partita contro il Verona di un anno fa: “Del Milan si ricordano i giocatori che hanno vinto Scudetti o Champions. Se vogliamo che si ricordino di noi abbiamo tre partite” (fonte Pioli in conferenza stampa).
Questo è Zlatan Ibrahimovic! Questo è l’uomo che si è tatuato il Milan nella pelle.
E il Milan campioni così non li dimentica mai!
Godbye Zlatan!