F1, il degrado gomme narcotizza le gare

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Negli ultimi due gran premi, si è assistito a piloti che non spingevano al limite per paura di degradare velocemente le gomme.

Paura del degrado gomme, gare tattiche in Formula Uno

Nel 2011, quando la Pirelli è tornata in F1 come fornitore di pneumatici, è tornato in auge il tema del degrado gomme: su richiesta specifica della FIA, il gommista ha realizzato un prodotto che mostrasse un’usura più accentuata con l’obiettivo di ravvivare le gare.
Da allora abbiamo avuto gare e mondiali all’insegna del degrado degli pneumatici, con le squadre che faticavano ad esprimere il proprio potenziale al 100% proprio per l’esigenza di contenere il degrado. In questo senso, anche i vari circuiti hanno influito al fenomeno data la loro abrasività, costringendo a tattiche a tre-quattro pit stop in certi casi; troppi francamente.
Prendiamo ad esempio le ultime due gare corse in terra asiatica. Sia a Singapore sia a Suzuka, nei primi giri di gara i piloti non spingevano al limite fin da subito proprio per salvaguardare la tenuta delle gomme: nei primi giri, si formavano trenini di vetture staccate più o meno di un secondo fra di loro, stante l’esigenza di non incrementare il ritmo.
Durante il Gp di Singapore, il vincitore Sainz non ha mai allungato su Leclerc nel primo stint oppure, quando nel finale di gara, ha cercato di contenere il più possibile il ritorno delle Mercedes, salvo attuare la tattica di concedere il Drs a Norris per aiutarlo nella difesa con Russell.
Nell’ultimo gran premio del Giappone abbiamo assistito, almeno nei primi giri, ad una situazione analoga: alla ripartenza dopo la safety car, il leader Verstappen non ha impresso da subito un ritmo elevato proprio per l’elevato degrado gomme che la pista di Suzuka comporta; oppure Leclerc, il quale, nel finale doveva stare attento a preservare le gomme nel tentativo, da un lato di andare a riprendere(vanamente) Piastri e dall’altro di sorpassare Russell.

Pirelli, un 2024 all’insegna del minor degrado

Dal canto suo, la Pirelli conduce test in pista con l’obiettivo di fornire delle mescole che consentano di spingere di più, attenuando al contempo il degrado gomme. In questo contesto, devono essere lette le sessioni di test con cui i team scendono in pista con gomme prototipo.
Già in questa stagione, il gommista milanese ha introdotto una mescola (la C2) più vicina alle prestazioni rispetto alla C3 che non alla C1.
L’obiettivo è quello di contenere l’usura degli pneumatici e, al contempo, di mantenere incerte le gare.
In realtà, per avere gare combattute e incerte, occorrerebbe un prodotto che garantisca comunque la possibilità di spingere di più senza dover badare alla gestione gomma ma, al tempo stesso, alle squadre bisognerebbe lasciare maggiore libertà di sviluppo per capire al meglio il comportamento dei pneumatici in curva.