Cesare Prandelli lascia la Fiorentina, la lettera di addio
È la seconda volta che lascio la Fiorentina. La prima per volere di altri, oggi per una mia decisione. Nella vita di ciascuno, oltre che alle cose belle, si accumulano scorie, veleni che talvolta ti presentano il conto tutto assieme. In questo momento della mia vita mi trovo in un assurdo disagio che non mi permette di essere ciò che sono. Ho intrapreso questa nuova esperienza con gioia e amore, trascinato anche dall’entusiasmo della nuova proprietà. Ed è probabilmente il troppo amore per la città, per il ricordo dei bei momenti di sport che ci ho vissuto che sono stato cieco davanti ai primi segnali che qualcosa non andava, qualcosa non era esattamente al suo posto dentro di me. La mia decisione è dettata dalla responsabilità enorme che prima di tutto ho per i calciatori e per la società, ma non ultimo per il rispetto che devo ai tifosi della Fiorentina .Chi va in campo a questo livello, ha senza dubbio un talento specifico, chi ha talento è sensibile e mai vorrei che il mio disagio fosse percepito e condizionasse le prestazioni della squadra. In questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose. Sono venuto qui per dare il 100%, ma appena ho avuto la sensazione che questo non fosse più possibile, per il bene di tutti ho deciso questo mio passo indietro. Ringrazio Rocco Commisso e tutta la sua meravigliosa famiglia, Joe Barone e Daniele Pradè, sempre vicini a me e alla squadra, ma soprattutto ringrazio Firenze che so che sarà capace di capire. Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono.
Questa è la lettera di Prandelli che da il suo addio alla Viola è molto probabilmente come per sua stessa ammissione al calcio giocato. La motivazione vera e propria non è realmente chiara. I più polemici l’attribuiscono al fatto che il buon Cesare non accetti quella sudditanza psicologica di cui sono vittime squadre come la Fiorentina in continua lotta con presunti torti arbitrali. Non ultimo il goal di Ibrahimovic viziato da una chiara spinta su Pezzella. Per altri il problema è che il tecnico di Orzinuovi non si rispecchi in questo mondo pallonaro diventato tutto business e denaro a discapito di passione ed amore verso i colori che si rappresentano. Uno sport che ormai va a 3000 km/h dove stress ed ansia da prestazione dominano su suoi interpreti, costretti a raggiungere tra mille difficoltà determinati traguardi.
Il commento sulla scelta di Cesare Prandelli
Personalmente rispetto il suo gesto: mettere se stessi davanti a tutto e cercare di ritrovare il proprio io. Gli dico bravo, ma non mi sento di idolatrarlo. Quanti di noi almeno una volta stanchi della loro dura quotidianità avranno detto: “basta mollo tutto …. la vita è mia ed è una sola ….!” Il muratore la mattina davanti le porte del cantiere dove già sente addosso il mal di schiena che avrà per tutto il giorno, la cassiera del supermercato che sa di non poter sbagliare e perdere concentrazione per sei ore consecutive, l’ultimo dei magazzinieri con il suo noioso carico e scarico fino al calar del sole, il camionista solitario, con la radio come unica compagna su e giù per le autostrade e così via ….. Ognuno ha la sue croci, ma purtroppo non tutti possiamo scappare da stress e crisi di panico: dobbiamo abituarci, combatterle e dominarle.
Beato te Cesare, hai fatto bene tu che puoi …. in bocca a lupo per la tua vita!