Allegri è stato crocifisso.
Soprattutto nelle due settimane successive alla debacle di Madrid, ma in generale una parte dei tifosi gli ha sempre rimproverato il gioco sparagnino.
Nonostante due finali di Champions e le vittorie di tutto ciò che si poteva vincere in Italia.
Il mister ha sempre predicato per prima cosa l’equilibrio e poi che se si vuole arrivare in fondo a tutte le competizioni non si può sempre spingere a mille in tutte le partite.
Allegri è un grandissimo gestore del gruppo e uno dei migliori a leggere le partite. Con piccoli accorgimenti riesce spesso a ribaltare anche le partite più complicate, però troppo spesso abbiamo visto la Juve rintanarsi a pochi metri dall’area a difendere il risultato.
È successo anche in questa stagione, con tutto il ben di Dio che abbiamo in squadra e magari abbiamo ingoiato il dispiacere di non vedere una Juve dominante in tutte le occasioni pensando al chiodo fisso che ci assilla dalla nascita.
Quella maledetta coppa che più ci tratta male e più la amiamo, come quelle donne che più fanno le stronze e più sono attorniate da pretendenti.
Ora però, facendo un po’ i conti della serva, la coppa Italia è andata. E ce ne siamo fatti una ragione, come se fosse un sacrificio necessario.
Il campionato, a meno di impegnarci fortemente, sarebbe davvero un’impresa non vincerlo.
Il risultato dell’andata è quanto di più severo ci potesse capitare.
Stasera è il caso di buttare tutti gli appunti e ragionare con la parte più becera della pancia.
Da raccontare ai nipoti.
Una serata in cui attacchiamo a testa bassa costringendo l’Atletico nell’angolo e colpendolo a braccia larghe.
Una serata alla Rocky IV.
Chi giocherà
Sogno Cancelo che sfonda ripetutamente sulla destra e mette palloni al veleno per CR7 che in un derby come quello di stasera avrà tutta la rabbia agonistica che riesce a sprigionare.
Dybala che salta gli avversari costantemente e arriva alla conclusione col suo sinistro magico o Bernardeschi che spacca la difesa con i suoi strappi.
Mandzukic che lotta come sempre ma con un po’ di carogna in più.
Pjanic che cuce il gioco come Penelope di giorno difeso nella sua cabina di regia dalle guardie del corpo Emre Can e Matuidi.
E Bonucci e Chiellini che, lasciati soli in campo aperto contro l’attacco dell’Atletico, sbattono la porta in faccia ai malcapitati Griezmann e Morata.
Szczesny pronto a raccattare le briciole sfuggite ai due mastini.
Spinazzola che bagna di leggenda il suo esordio in Champions, o Cáceres, in alternativa, il suo ritorno.
E sulle macerie spagnole avanzi Allegri, con una benda nera sull’occhio incitando all’arrembaggio come il pirata Long Jhon Silver dell’Isola del Tesoro.
Non ce ne frega niente di chi entra in campo, di chi non c’è e di chi non può esserci.
Basta tattiche, baste numeri, basta schemi.
Cuore e rabbia contro il nemico.
Una sola richiesta al mister.
Allegri, scendi dalla croce e guidali alla vittoria!