Alla vigilia del Gp d’Italia, il team modenese è reduce da una stagione pessima in cui ha collezionato solo figuracce e bastonate.
La Ferrari allo sbando
Risuonano ancora le parole pronunciate dall’a.d. Benedetto Vigna nel giorno della presentazione della derelitta SF-23 (“monoposto che non avrà precedenti in termini di velocità”, evoluzione della antenata F1-75) dipinta come la monoposto che doveva consentire di lottare fino in fondo per il titolo. La realtà della pista è stata ben diversa: già dai test in Bahrain si era capito come la vettura avesse gravi problemi di bilanciamento. Un presagio negativo, confermato dalla prima gara in cui la monoposto si portava i problemi di degrado gomme patiti nell’ultima parte del 2022. Dopo la gara, vi erano state le dimissioni dell’aerodinamico David Sanchez, quasi a certificare il fallimento tecnico del progetto 675, costringendo di fatto la squadra e i piloti ad un’annata tribolata. Purtroppo, le magagne non sono solo di natura tecnica, ma anche di natura organizzativa e gestionale. Nell’ultimo Gran Premio d’Olanda, la scuderia italiana ha rimediato altre figuracce: se fin dalle prove del venerdì, le prestazioni sono state lontanissime non solo dalla Red Bull, ma anche nei confronti di Mercedes, Aston Martin e Mclaren (nonostante il team principal Vasseur si fosse precipitato a dire che in realtà stavano testando in vista delle gare seguenti), in gara sono emersi problemi anche a livello di comunicazione e gestione tra i box e i piloti. Imbarazzante per un team storico e glorioso come la Ferrari l’impreparazione dei meccanici al rientro ai box di Leclerc al primo giro quando non erano pronte le gomme intermedie. In secondo luogo, spicca la mancanza di reattività in occasione dell’asciugarsi della pista quando il monegasco non sia stato fatto rientrare un giro prima rispetto a quello effettivo di rientro. In terzo luogo, la facilità con cui dapprima Alonso e poi Gasly con l’Alpine hanno raggiunto e superato Sainz nonostante rispettivamente un problema al pit e una penalità.
Ferrari: futuro inquietante e senza alcuna certezza
A fronte di un quadro oggettivamente sconcertante e inaccettabile (anche e soprattutto nei confronti di milioni di tifosi), non si possono non nutrire dubbi su quello che riserverà il futuro per il Cavallino Rampante: se dal punto di vista dei piloti la situazione è meno ingarbugliata, nel senso che al momento il loro rinnovo non rappresenta una priorità, dal punto di vista tecnico e anche umano, se vogliamo, la situazione appare drammatica.
A Zandvoort, il direttore tecnico Enrico Cardile ha promesso una vettura per il 2024 completamente diversa per permettere di estrarre la prestazione che manca quest’anno: una scelta ovvia visti i pessimi risultati fin qui ottenuti (3 podi in 13 gare, tutti ottenuti con Leclerc), ma ciò non basta per poter affermare con certezza che la Rossa sarà protagonista nella prossima stagione anche perché ci sono anche gli errori strategici e di gestione oramai endemici che devono assolutamente essere eliminati.
A sconfortare maggiormente è soprattutto il fatto che i vertici del team si trincerano in un ingiustificato silenzio (come nel caso del presidente Elkann) o rilasciano dichiarazioni non in linea con la realtà della pista (come nel caso di Vigna).
In un contesto del genere, le prospettive non sono certo incoraggianti, anzi, non solo per l’immediato Gp d’Italia a Monza, ma anche e soprattutto per il futuro e medio-lungo termine.