Napoli-Juventus 4-2 ai rigori: la gioia dei tifosi napoletani
Un unico precedente tra Napoli e Juventus nelle finali della Coppa nazionale, stagione 2011-2012 (la storia di questa sfida risale al passato) anche in quell’occasione il Napoli ha avuto la meglio sulla squadra bianconera. Questa volta le statistiche arridono al Napoli. Questa volta si dovrà arrivare ai rigori per assegnarla, direttamente dopo i 90 minuti regolamentari (niente supplementari nel calcio post-Covid) e la lotteria dei calci di rigore ha assegnato la Coppa al Napoli per 5 a 3. Decisivi gli errori di Dybala e Danilo.
Festeggia Napoli con lacrime di gioia e si stringono i napoletani: un popolo d’amore che il distanziamento sociale ha provato a separare. Il Napoli ha riscattato una stagione iniziata male, con un esonero eccellente quello di Ancellotti. Con l’arrivo di un allenatore dalle richieste semplici ma forse più onerose: fatica e sacrificio. E alla fine l’ha riscattata vincendo un trofeo spesso sminuito, ma che quest’anno si ammanta di un grande significato. Il primo trofeo dopo l’angoscia della quarantena, un traguardo che spazza via la paura e l’angoscia, che ci riporta a una normalità di cui tutti avevamo bisogno.
E quindi zitti tutti i detrattori: chi ci raccontava di un Gattuso che mai ha finalizzato con le squadre allenate, chi ha sguazzato nella critica di un ammutinamento con relative multe che ha spaccato uno spogliatoio, condannando i tifosi allo spettro di tempi bui già vissuti. E’ il giorno del riscatto verso chi ha lasciato Napoli per andare a vincere a Torino, chi ha sputato nel piatto dove ha riccamente mangiato.
Signori, forse il problema non è Napoli ma di chi non la capisce.
Dries Mertens: la quarantena a Napoli la mia vacanza
Dries “Ciro” Mertens stamattina ha firmato il suo rinnovo e come prima cosa ha ringraziato Napoli e i napoletani. Candido come un bambino ha confessato “la quarantena a Napoli per me è stato come essere in vacanza, il contratto l’avevo già firmato dentro di me”.
Ma sentimentalismi a parte, il Napoli stasera è sceso in campo per vincere, ci ha provato, ha insistito e fino alla fine non ha mollato. Tanti gli errori, poca la forma fisica, complice lo stop prolungato, ma avevano voglia di vincere. E di festeggiare.
Le parole di Gattuso alla squadra, ma soprattutto al Presidente De Laurentiis, ci danno la misura del rapporto che ha creato con la squadra ma soprattutto di come abbia consolidato un gruppo allo sbando. “Ci sono persone in scadenza di contratto che stanno piangendo, questo sentimento è appartenenza, amore per la squadra”. Parlava di persone come Callejon che con un piede fuori dalla porta ha dato il massimo e ha gioito e pianto perché questo traguardo è anche suo.
E di quei ragazzi come Meret spesso criticati e in sordina, chini a testa bassa, hanno accettato le scelte del mister senza fare polemica. E che hanno saputo riscattarsi nel giorno della chiamata.
Della Juventus possiamo dire poco, scendere in campo senza mai porsi dubbi sulla propria forza a volte ti porta a sottovalutare gli avversari e magari a sottovalutare dei campanelli d’allarme. Quanti giocatori occorre comprare, quanti milioni vanno spesi, per vincere davvero? Forse per essere squadra occorre altro, non basta voler vincere.
A cura di Alessandra Criscuolo