Ci sono diverse cose di cui i tifosi dell’Everton vanno fieri. Una di queste è quella di non considerarsi la “seconda squadra di Liverpool”. I Blues, infatti, sono nati dodici anni prima dei Reds. Era il 1878 quando videro i natali.
Everton: perché si chiama così? I suoi record quali sono
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ToggleIl nome fu preso dall’omonimo quartiere che si trova al centro di Liverpool. Altro motivo d’orgoglio è quello di essere la squadra a vantare più presenze nel massimo campionato inglese: 117 per la precisione su un totale di 121 tornei disputati tra First Division e Premier League.
Il Liverpool, è terzo in questa graduatoria, dietro anche all’Aston Villa (106 partecipazioni contro 105). Per questi motivi, anche se a livello di fama, successi e popolarità, il Liverpool è superiore, i suppoters dell’Everton guardano spesso dall’alto in basso i tifosi rivali. Se a Liverpool c’è una squadra, quella è l’Everton, non certo il Liverpool!
Cosa può portare l’arrivo di Ancelotti
La speranza dei tifosi dell’Everton è che Carlo Ancelotti possa riportare la squadra ai fasti di un tempo. L’Everton, infatti, vanta in bacheca ben 9 titoli di First Division, 5 Coppe d’Inghilterra e 1 Coppa delle Coppe. Come gli odiati cugini del Liverpool, però, i Toffees non hanno mai vinto la Premier. Dato che i Reds si apprestano a rompere il tabù, per i tifosi dei Blues sarà ancora più dura continuare questa astinenza.
L’ultimo titolo della squadra risale infatti alla stagione 1986-87. L’ultimo trofeo è invece la Charity Shields 1995/96. Alla guida di quella squadra c’era Joe Royle.
Breve storia dell’Everton
Da allora il massimo risultato ottenuto è stato il quarto posto in Premier nel 2004-2005. L’allenatore era David Moyes. Lo scozzese ha guidato la squadra per undici stagioni e con lui l’Everton si è piazzato spesso alle spalle delle grandi. Nè Moyes, né l’Everton, però, hanno poi fatto l’atteso salto. Lo scozzese si è bruciato allo United per poi proseguire senza fortuna tra Real Sociedad, Sunderland e West Ham. I Toffees hanno iniziato un lento declino, nonostante pesanti investimenti. Sulla panchina della squadra si sono alternati senza successo Roberto Martinez, Ronald Koeman, Sam Allardyce e Marco Silva. Ora tocca a Carlo Ancelotti provare a invertire la tendenza.
Se lo facesse romperebbe un altro tabù: nessun tecnico non inglese ha vinto con l’Everton. Alla guida dei Toffees, dal 1888 (anno di fondazione del campionato inglese) si sono alternati appena venticinque tecnici, nove di questi stranieri. Oltre ad Ancelotti, unico italiano, ci sono stati tre scozzesi (Buchan, Smith e Moyes), un irlandese (Carey), un gallese (Walker), uno spagnolo (Martinez), un olandese (Koeman) ed un portoghese (Silva). Nessuno di loro è riuscito a far esultare i tifosi. Ora ci prova Ancelotti.
Tifosi Everton: perché si dicono Toffees
I tifosi degli Everton sono soprannominati Toffees, ovvero “caramelle mou”. Avete capito bene: proprio quelle che ci davano i nostri nonni quando eravamo piccoli! Il soprannome risale alla fondazione del club. A quell’epoca, infatti, prima delle partite casalinghe, i tifosi facevano usualmente provviste di caramelle al negozio Ancient Everton Toffee House, tanto da diventare un tratto distintivo.
Uno dei maggiori motivi d’orgoglio dei supporters è quello di essere sempre rimasti se stessi e di non essere mai stati dei “plastic fans”. Questa è una degli insulti peggiori che un tifoso britannico possa subire. Di cosa si tratta? Sostanzialmente sta a significare che si tratta di un tifoso falso, il cui legame con la squadra non è determinato dalla geografia o dai legame. In pratica, è quell’individuo che diventa tifoso di una squadra solo perché vince trofei e ha innumerevoli campioni. Questa è una delle accuse che la maggio parte dei supporters britannici muovono a squadre come Chelsea, City e United, i cui tifosi sono aumentati a dismisura, grazie ai loro successi negli anni. Questo attaccamento ai colori si riconosce in un motto usato qualche tempo fa: “Evertonians are born not manufactured!”
Altra cosa di cui i Toffees vanno fieri è quello di aver schierato un ragazzo delle giovanili per ben 1000 incontri consecutivi, segno del grande attaccamento alle fondamenta del club.
Everton racism: John Barnes e il No al razzismo
C’è un episodio che vale la pena di ricordare per capire come i tifosi dell’Everton tengano alla loro immagine. Durante un derby contro il Liverpool del 1988, l’attaccante dei Reds, John Barnes, fu oggetto di episodi poco piacevoli. Alcuni tifosi avversari gli lanciarono contro una banana e altri lo offesero con frasi irriguardose. Per cercare di combattere questa piaga, la fanzine indipendente dei tifosi chiamata “When Skies are Grey”, promosse una campagna anti razzismo con la vendita di magliette con la scritta in italiano, “NO al razzismo”. L’iniziativa ebbe il pieno appoggio del club e dei suoi esponenti e aiutò a combattere il fenomeno che, oggi, per quel che riguarda i supporters blues sembra scomparso.
Chi sono i presidenti dell’Everton? Quale patrimonio hanno
Nel 2016, Farhad Moshiri ha rilevato il 49.9% delle quote dell‘Everton affiancando Bill Kenwright, produttore teatrale che è all’interno del club dal 1984, dapprima come dirigente e , dal 1999, come presidente. Le quote di Moshiri sono aumentate con il tempo fino al 77.2%. L’iraniano ha un patrimonio stimato di in 1,79 miliardi di dollari ed è il 26° più ricco del Regno Unito. Detiene azioni in numerose società siderurgiche ed energetiche nel Regno Unito e in Russia. Il suo scopo è quello di fare dei Toffees una grande potenza del calcio inglese. Finora gli è andata male, ma i corposi investimenti fatti negli ultimi tre anni non rimarranno isolati. L’ingaggio di Ancelotti è un segnale forte a riguardo. L’Everton punta a tornare in alto.
Il club tifosi Everton in Italia!
Nel 2008, un gruppetto di italiani, capeggiati da Paolo Mombelli, Davide Ghilardi (attuale presidente del club), Moris Mariani e Nicola Bura decise di dare vita ad un club dedicato all’Everton. Nacque così “Everton Italia” che, ad oggi, rappresenta il primo e unico fan club ufficiale riconosciuto dall’Everton Football Club per l’Italia. Nel 2014 è stata organizzata la prima di tante trasferte ufficiali del gruppo di Everton Italia a Goodison Park. In quell’occasione i Toffees schiantarono 3-0 l’Aston Villa.
Inizialmente l’Everton Italia ha visto crescere la sua diffusione sul web grazie a un blog omonimo da cui è nato, successivamente, l’“Italian Toffees Wall”. Ora il fan club è molto attico su Facebook e Twitter. Anche da noi, dunque, c’è “un’anima bleu”.