L’Inter ha trasformato Conte e viceversa. Il dna del tecnico nerazzurro è visibile in questa squadra, in questi ragazzi. Dopo la sofferta vittoria di Genova si guarda avanti. Gli appuntamenti si chiamano Barcellona e Juventus
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ToggleSabato pomeriggio a Genova l’Inter ha rischiato grosso. Ha rischiato di non vincere. Di non portare a casa tre punti che sarebbero stati meritati, più che legittimi. Ha rischiato di buttare al vento una partita che stava stradominando e che avrebbe potuto condurre in porto sicura e in goleada.
Come guardare al bicchiere? Mezzo pieno o mezzo vuoto?
Se si guarda al bicchiere mezzo vuoto bisogna ammetterlo: L’Inter ha rischiato tantissimo.
Ma che ben vengano questi rischi.
Conte al termine della partita ha detto che è meglio che certe cose accadano ora e non più avanti nel tempo. Ma per una serie di motivi. Al momento la squadra è più fresca, ha meno stanchezza nelle gambe e, soprattutto, nella testa e perché siamo ancora all’inizio ed è più semplice recuperare da un passo falso. Meglio così, dunque. Ma non solo.
L’Inter ha rischiato, ha saputo soffrire e mostrato, ancora una volta, denti aguzzi e artigli affilati.
Sapete cosa vi dico? Meglio che sia successo adesso, perché abbiamo avuto la possibilità di vedere questa squadra reagire ad una avversità.
L’espulsione di Sanchez e l’inferiorità numerica per un intero tempo avrebbe potuto far perdere la testa e con essa molte certezze. In primis quello del risultato ampiamente a favore nostro. Lo si è visto dopo aver subito il gol doriano. Loro hanno preso coraggio. Il Ferraris si è trasformato in un inferno e la Sampdoria sembrava che attaccasse con il doppio degli uomini.
Per alcuni minuti è stato un vero è proprio assedio alla nostra area di rigore. Alla nostra metà campo. Non riuscivamo a venirne fuori. Abbiamo subito la sfuriata dell’avversario che credeva nel pareggio. Che voleva fortemente il pareggio.
Che grandissima prova di forza!
Per nostra fortuna la squadra ha retto bene. L’uragano doriano non ha provocato grossi danni. È passato, si è scatenato con tutta la sua furia, ma ha trovato una solidità difensiva veramente eccezionale.
La risposta della squadra è stata eccezionale. Ha saputo subire. Soffrire e poi rispondere da vera grande, trovando il gol che ristabiliva le distanze tra le due squadre e alleggerendo di fatto la pressione subita fino a quel momento.
Una grande prova di forza. Di carattere. Di maturità.
Una grandissima risposta nel momento maggiore di difficoltà, che avrebbe potuto tagliare le gambe ai calciatori e dare verve e speranza agli avversari.
Abbiamo dovuto affrontare una gara delicata, in un ambiente infuocato. Abbiamo reagito alla grande e trovato le giuste misure.
Inutile fare paragoni con il passato, ma sappiamo tutti che alla prima difficoltà questa squadra ha sempre mostrato il suo lato più debole.
Che al primo momento delicato, durante il match, si faceva sovrastare dalla pressione fino ad andare totalmente in bambola.
Conte è stato straordinario. Una vittoria che porta il suo zampino
La risposta da parte del nostro tecnico non si è fatta aspettare molto.
Ha da subito “sacrificato” quei giocatori che avrebbe voluto tenere volentieri a riposo.
Ha mandato in campo i chilogrammi di Lukaku, abile a far reparto da solo e tenere in apprensione la difesa di casa. Una scelta azzeccatissima. Il gigante belga è riuscito a mantenere le distanze tra i reparti della squadra doriana, non permettendo alla difesa di conquistare metri e guadagnare così campo per mettere ancora più pressione ai nerazzurri.
Ha tolto Candreva, uno dei migliori fino a quel momento, per mettere dentro la fisicità e la garra di Danilo D’Ambrosio, certamente più abile nel coprire gli spazi rispetto al primo e rinforzato il centrocampo con i muscoli e gli strappi di Barella.
Una squadra totalmente diversa. Più fisica. Più muscolare. Una scelta dovuta, che ha cancellato dal campo l’estro, ma rimescolato l’assetto tattico con cuore, gambe e polmoni.
Finalmente abbiamo visto anche la faccia di una Inter capace di perseguire il risultato anche dovendo soccombere nella difficoltà. Una squadra che ha saputo arginare le sfuriate degli avversari e poi colpire, fino ad ottenere nuovamente il controllo del gioco e della gara. Una quadra che, seppur con un uomo in meno e una sfida importante da giocare in coppa, ha saputo reagire e mostrare il lato feroce di sé.
Fino a qualche tempo fa avremmo detto la solita Pazza Inter, ma oggi non c’è più niente di pazzo. Oggi è tutto dettato da un lavoro e una programmazione veramente encomiabile.
Prepariamoci ad una settimana elettrizzante
Concedetemi una piccola polemica. Non voglio star qui a triturare gli attributi a nessuno e non voglio passare per il piagnucolone di turno, ma tra Milan, Lazio e Sampdoria gli arbitri che hanno diretto l’Inter non mi sono proprio piaciuti.
L’ultimo, il sig. Calvarese, per me è stato un po’ troppo protagonista, finendo con il non capirci più niente.
La partita non è stata per niente cattiva o difficile da dirigere. I giocatori in campo sono stati abbastanza corretti e leali, quindi la prestazione di un direttore di gara dovrebbe essere al limite della perfezione.
È stato perfetto anche quando ha estratto il secondo giallo al nostro Sanchez. Giusto punire con il giallo la simulazione, ma mi chiedo io, perché non farlo sempre? Pochi giorni fa a San Siro Correa fece la stessa identica cosa. L’arbitro lasciò correre. Sui Social si è diffuso un video di CR7 che sgambetta Vicari, perché non richiedere l’intervento della prova televisiva? Forse perché alla vigilia di Inter-Juventus è meglio evitare che il portoghese venga sanzionato?
Esiste un regolamento che dovrebbe valere per tutti allora perché ricordarsene solo quando gli arbitri vedono il nerazzurro? Perché sempre è solo a noi?
Di queste sceneggiate (simulazioni, sic!) se ne vedono a decine ogni domenica su ogni campo, ma ad oggi solo Sanchez ha pagato.
Io ringrazierò infinitamente Calvarese per avermi permesso di godere di una Inter cattiva, cinica e spietata, ma da domenica prossima vorrei che lui e i suoi colleghi continuassero a tirare fuori i cartellini gialli, anche a rischio di mettere in difficoltà una delle due squadre. Proprio come fatto con l’Inter contro la Sampdoria alla disperata ricerca di punti.
L’espulsione di Sanchez avrebbe potuto tagliarci le gambe (l’ho scritto su) e di certo ha fatto in modo che l’Inter spendesse più energie del previsto per portare a casa una partita già incanalata verso la vittoria. È stato uno sforzo in più che poteva essere tranquillamente evitato. Ma dobbiamo prenderne atto, registrarlo e tenerlo on considerazione nelle sfide che verranno.
Uno sforzo a pochi giorni da una sfida importante in coppa e in vista del prossimo match di campionato, proprio contro quellilà.
Non una settimana, ma LA SETTIMANA che tutti vorrebbero vivere. Domani sera al Camp Nou di Barcellona, domenica in casa contro i gobbi.
Due sfide che ci vedono già sconfitti e che non vedo l’ora di gustarmi.
In tanti affermano che l’Inter andrà a Barcellona pensando già alla sfida con i gobbi, perché contro questo Barca è difficile vincere, perché loro in casa sono imbattibili, perché noi dobbiamo fare i conti con il Borussia Dortmund e non con i blaugrana.
Non so cosa succederà domani sera. Non ho la palla di cristallo, ma non sarei così tanto sicuro che Conte snobbi una partita così importante per concentrarsi solo sul campionato.
Abbiamo un nome e una storia da onorare, potremmo anche perdere, come abbiamo fatto lo scorso anno con Spalletti in panchina, ma sono sicuro che non scenderemo mai in campo per perdere.
Ogni partita è un capitolo della nostra storia. Racconta un qualcosa di diverso.
Arriviamo al Camp Nou da primi della classe in casa nostra, con sei vittorie su sei in campionato. Con una sfida che tutti aspettiamo alle porte, ma prima dei gobbi ci sono loro. Prima dei gobbi c’è da giocare e provare a battere il Barcellona.
Questa nuova Inter, questo nuovo corso ha voglia di stupire. E noi siamo sempre più innamorati di questi colori e affamati di vittorie. Battiamo il Barca e poi… battiamo loro. Dobbiamo farlo. Dobbiamo zittire tutti. O almeno dobbiamo provarci.