Nicola Pettinaroli – Minerva SSD: il calcio maschile e femminile sono lo stesso sport, hanno solo diversa fama ed interpreti
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ToggleOggi per Tifoblog abbiamo intervistato Nicola Pettinaroli, l’allenatore della categoria Ragazze (under 14) dell’SSD Minerva Milano. Avevamo incontrato Francesca Babusci, le ragazze e le mamme di Minerva all’evento “Diamo un calcio ai pregiudizi” organizzato al Milano Latin Festival nel 2018.
A distanza di un anno il calcio femminile ha nuova visibilità ed abbiamo chiesto a Nicola di raccontarci il successo del calcio femminile dopo i grandi risultati ottenuti dalla Nazionale di calcio al Mondiale del 2019. Ecco l’intervista integrale in esclusiva per Tifoblog.
Minerva SSD
D) come hai conosciuto Minerva?
N) Premetto che fino a poco tempo fa non avevo mai avuto l’opportunità di conoscere il movimento femminile nel calcio, conoscevo solo qualche squadra grazie alle figurine Panini.
Facendo l’educatore in oratorio (e tifando Milan), ho conosciuto un papà e sua figlia, come me tifosi sfegatati di Milan. Dato che a casa mia siamo soliti invitare diversi amici a vedere le partite, abbiamo iniziato a invitare anche loro. Un giorno di aprile o maggio 2018 lei è arrivata a casa nostra vestita da calcio, poiché tornava da una partita, così mi sono fatto raccontare della società in cui giocava. Dopodiché, tramite il papà sono venuto a contatto con la società per provare un’esperienza da allenatore, cosa che mi incuriosiva già da tempo.
D) Raccontaci la tua esperienza nel settore giovanile di Minerva SSD
N) Dopo aver parlato con l’allora Responsabile del Settore Giovanile, sono entrato a far parte dello staff, i primi mesi come allenatore Under 10 e da gennaio come vice-allenatore delle Allieve. Avendo condotto allenamenti con tutte le età, ho avuto modo di conoscere bene tutte le bambine e tutti i bambini (avevamo anche una squadra di maschietti) del settore giovanile, dalle più piccole di 8 anni alla più grande di 16. Se da un lato ciò creava confusione riguado al mio ruolo, dall’altro è stata una fortuna perché ho potuto legare un po’ con tutte e tutti. E proprio questo, secondo me, spiega bene lo spirito di Minerva, dove siamo tutti parte di una grande famiglia.
Tukiki e la filosofia Special Olympics
D) Raccontaci la tua esperienza con il calcio integrato
Quando entri nel mondo Minerva, non puoi non venire a contatto con la realtà di Tukiki, la squadra dei ragazzi con disabilità cognitiva, e con le persone speciali che sono le loro educatrici Camilla e Federica. Tukiki è un progetto parallelo a Minerva ma che rientra nella stessa grande famiglia. Penso che sia una bellissima opportunità di integrazione per i ragazzi, che trovano un posto dove possono divertirsi seguendo la loro passione, ma anche un momento di unione e complicità per le loro famiglie. Inoltre, è un modo meraviglioso per ricordare alle ragazze cosa significa essere parte di Minerva! Prendo come esempio il fatto che verso la fine dell’anno scorso avevamo una squadra mista under 10 e siamo riusciti (senza alcun problema tra i bambini e le bambine) a far giocare insieme a loro un bambino di Tukiki: è stato il completo coronamento dell’unione tra i due progetti, una gioia e un grande traguardo per tutti!
Il calcio femminile: abbattere nuove barriere
D) il calcio femminile. Cosa possiamo fare per farlo crescere? Le prospettive?
N) A me non piace distinguere il calcio in maschile e femminile perché fa sembrare che siano due sport diversi, mentre invece è chiaro che le regole sono esattamente le stesse: cambiano solo l’approccio degli o delle interpreti e la diversa fama in questo momento. Comprendere che le differenze stanno tutte lì è il primo modo per far crescere la consapevolezza che anche una bambina, una ragazza, una donna capisce, si appassiona e può giocare a calcio. Il Mondiale francese è stato un’ottima finestra per il movimento italiano e non solo, ma purtroppo c’è ancora molta renitenza e ignoranza tra i genitori di oggi, poiché qualcuno rimane ancorato a vecchi stereotipi e impedisce così ad una figlia di inseguire una passione e un sogno.
D) Raccontaci come farsi rispettare dalle ragazze, come riuscire a divertirsi ed essere allo stesso tempo un educatore per le tue allieve
N) Con le ragazze (ma anche con le bambine) il rispetto è difficile da guadagnare e facile da perdere. Questo perché il rispetto si guadagna con la costante coerenza, con loro e con sé stessi. Se da un giorno con l’altro diventassi un dittatore o un pagliaccio, perderei comunque credibilità e rispetto molto più di quanto non succederebbe coi maschi. C’è una sensibilità diversa con cui fare i conti. Rimane il fatto che, se riesci a trovare il giusto equilibrio, poi loro riescono davvero a darti il 200%, pertanto senti davvero ripagato ogni sforzo, con anche gli interessi. Io da sempre invidio la completa spensieratezza delle ragazze nel riuscire a divertirsi per qualunque cosa e in qualunque momento, quindi cerco di prendere da loro, far mio e portare con loro sul campo questo atteggiamento, unito alla serietà e all’esempio, caratteristiche imprescindibili per un educatore.
Il futuro di Minerva
D) il futuro di Minerva. Come vedi Minerva nel futuro?
N) I progetti per il futuro di Minerva sono ambiziosi ma ben raggiungibili: il primo passo sarà la ristrutturazione degli stabili di via Treviglio, grazie a cui si apriranno possibilità molto interessanti: le idee più accreditate riguardano una palestra polifunzionale e una club house con teatro incorporato. Tutto questo perché l’obiettivo è quello di arrivare a diventare un centro culturale multidisciplinare, che tocchi l’arte quanto lo sport.
Invece dal punto di vista sportivo, prevedo una bella crescita sia per la prima squadra che per il settore giovanile, vista la famiglia che si sta creando e allargando e le persone fantastiche che ci lavorano, dalla presidentessa Francesca fino ai baristi Fabrizio e Annalisa. Sono davvero curioso di vedere cosa può diventare questa società nei prossimi anni, perché le opportunità ci sono e si stanno cogliendo tutte al volo!
Basta, ora smetto? Mai!
D) Ci piacerebbe conoscere un episodio bello da raccontare e uno che ti ha fatto dire “basta, ora smetto”.
N) Di episodi belli ce ne sono fin troppi, ma, se proprio devo sceglierne uno, prendo un discorso di una mamma durante una pizzata a fine stagione: mi ha spiegato di come la figlia di 9 anni nei primi mesi (quando ancora tenevo le under 10) si fosse affezionata molto a me e di come si sia intristita tanto alla notizia che sarei passato con le Allieve per i mesi successivi. Sapere questo mi ha emozionato, perché toccavo finalmente con mano i frutti del mio lavoro e del mio impegno. Una piccola cosa ma che per me significava tutto.
Di dubbi in realtà non ne ho mai avuti, perché, da quando ho cominciato, ho capito sempre meglio, vedendo ciò che sto creando nel mio piccolo tra le ragazze e ciò che mi lasciano loro, che questo è davvero il mio mondo. Sarebbe difficilissimo smettere, praticamente impossibile.
Abrazo Futbolero: guardare il calcio con gli occhi dei bambini
D) Come hai conosciuto Abrazo Futbolero? Raccontaci cosa ti piace di più del sogno di Vito di giocare con gli occhi dei bambini
N) Abrazo Futbolero l’ho conosciuto tramite Francesca, la presidentessa, in occasione del campionato letterario che viene organizzato ogni anno. A seguito di questo progetto, ho avuto modo di incontrare e conoscere Vito, un ciclone di vita con cui non riesci a smettere di sorridere. Già da questo si capisce che di sicuro gli occhi del bambino lui non li ha mai persi. Finora ho avuto pochi momenti per parlarci di persona, ma penso che presto torneremo a incontrarci per nuovi progetti. D’altronde, noi di Minerva quest’anno abbiamo pescato il Paraguay per il campionato letterario e pertanto abbiamo potuto conoscere meglio la storia sportiva di questa bellissima nazione sudamericana.
La Nazionale Italia di calcio femminile
D) La Nazionale italiana sta crescendo molto. Su quale nome punteresti per costruire la squadra del futuro?
N) Come dicevo prima, il Mondiale è stato il primo grande palcoscenico che ha dimostrato la crescita del movimento femminile italiano negli ultimi anni. Ho avuto anche modo di assistere dal vivo alla prima vittoria, Italia-Australia 2-1: una gioia infinita! Secondo me, c’è ancora un amplissimo margine per migliorare e per cambiare una mentalità tra i genitori che non lasciano giocare le figlie fin da piccole. Per la Nazionale del futuro sicuramente punto sulla classe e la visione di gioco di Manuela Giugliano, 22 anni e perno del centrocampo azzurro già in questo Mondiale, ma consiglio di tenere d’occhio le ragazze che arrivano dall’under 21, che nei mesi scorsi hanno vinto anche contro gli Stati Uniti, attualmente leader indiscusse tra le donne (e campionesse del mondo).
Nicola, i progetti per il 2024
D) Nicola tra 5 anni. Dove ti vedi? Quale squadra ti piacerebbe allenare?
N) Oltre al calcio, tengo chiaramente in conto il mio percorso di studi in Informatica e questo non so ancora dove possa portarmi in 5 anni. Per il momento mi lascio aperta ogni possibilità e colgo le opportunità che mi si presentano, quindi non faccio piani a lungo termine. Spero di seguire da vicino i progressi di Minerva anche nei prossimi anni, come ho detto so che allenare nel femminile è una delle possibili strade giuste e che mi piacerebbe perseguire. Se proprio dovessi essere costretto a cambiare società, da tifoso malato e sfegatato un piccolo sogno nel cassetto sarebbe quello di allenare nel settore giovanile del Milan, di cui da quest’anno con Minerva siamo diventati Academy femminile! Però ho bisogno di fare tanta esperienza e sono ancora agli inizi e molto in erba.
Intanto, ho tanta voglia di divertirmi e creare qualcosa di bello con le mie ragazze quest’anno!
Grazie Nicola per questa bella intervista. Facciamo i migliori auguri a te, Francesca, Federica, Camilla e tutte le ragazze per una splendida stagione con Minerva SSD, i ragazzi di Tukiki e per tutti i vostri progetti. Continuate a colorare il mondo di neroverde con il vostro grande entusiasmo e professionalità.
Foto: Minerva SSD