“Il dado è tratto”. Il campionato si è concluso e ha ufficializzato gli ultimi verdetti: Inter in Champions League
SUCCEDE TUTTO A SAN SIRO – Novanta e più minuti di vera passione. Novanta e più minuti di su e giù emozionali; di momenti di sconforto e gioia che si susseguivano istante dopo istante. Succede tutto sul manto erboso del Meazza.
L’Inter fatica e tutte le altre vincono. In un momento eccoci fuori da tutto.
Sembrava la “classica” partita stregata. Una di quelle già viste altre volte, soprattutto in questa stagione: noi obbligati a vincere e poi… è successo col Psv, è successo troppe volte nelle ultime giornate. Stava per accadere anche in questi ultimi novanta minuti.
Ci siamo ritrovati fuori dalla zona Champions, scavalcati dal Milan. Quinti in classifica. Un incubo!
Davanti ai nostri occhi increduli ancora una volta la “solita Inter”, la squadra che nel momento di difficoltà non riesce a fare il grande salto.
L’Empoli ci ha messo in difficoltà. La partita non voleva assolutamente sbloccarsi dallo 0-0 iniziale e più passava il tempo e più gli spettri di una “retrocessione” nell’Europa meno nobile sembrava palesarsi.
Avremmo, di certo, meritato di più. Avremmo dovuto avere maggior fortuna, ma quanta fatica per sbloccare una partita che, sulla carta, ci vedeva favoriti.
OBIETTIVO CENTRATO! TANTO PUO’ BASTARE? – La vittoria ci regala per il secondo anno di seguito la Champions League. L’accesso all’Europa della Grandi. Ci siamo riconfermati dopo aver ritrovato la massima competizione europea lo scorso anno, anche lì all’ultima giornata, anche lì con uno scontro da dentro o fuori contro una diretta concorrente.
Una sfida senza esclusione di colpi. Una sfida che dovevamo vincere assolutamente. Quest’anno, come lo scorso anno. Un film già visto e vissuto, ma che paura!
Sì, perché a differenza della passata stagione l’Inter questa volta non doveva arrivare all’ultima giornata col fiato sul collo delle altre. Vantava una posizione migliore rispetto alla passata stagione. Si trovava a difendere dalle altre la qualificazione, al contrario dello scorso anno che era costretta ad inseguire. Dodici mesi fa la formazione nerazzurra aveva tutto da guadagnare, quest’anno solo da perdere.
Una corsa fatta col freno a mano tiratissimo. Lo scorso anno le altre avversarie ci hanno tenuto in vita fino all’ultimo minuto, quest’anno siamo stati solo noi a mantenere vive le speranze di cugini e lupacchiotti.
Stagione positiva? Io direi proprio di no!
La qualificazione alla Champions non può cancellare i disastri stagionali. Non può essere il contentino per una stagione che doveva essere decisamente diversa.
Siamo partiti come l’”antigobbi”, alla fine ci siamo trasformati nell’”antinoistessi”.
Avevamo sì l’obiettivo Champions, ma anche quello di migliorare il piazzamento della passata stagione. Fare un campionato diverso. Non giocarci la qualificazione all’ultimo respiro.
Più bello così? Insomma! Leggendo qua e là sui social e confrontandomi con più di un “collega di tifo” le sensazioni sono state per tutti uguali: ci siamo proprio cagati addosso!
La paura di non riuscire a battere l’Empoli era forte. La paura di fallire. L’idea di buttare al vento una stagione che poteva essere diversa stava sempre più diventando concreta.
L’Empoli si è trasformato nella vetta più alta e più difficile da scalare. All’ultima giornata di campionato. Dopo aver buttato, per colpe nostre, via i punti che ci servivano per poter chiudere senza patemi d’animo la stagione.
STAGIONE DELUDENTE E DA BOCCIARE – Tirando le somme, quindi, non si può essere esaltati per una stagione che rischiava di essere fallimentare e che può essere considerata buona a metà. Il quarto posto è il risultato minimo che questo gruppo doveva centrare. L’essere arrivati dopo l’Atalanta dovrebbe far riflettere più di un tifoso.
Sia chiaro. Sono stra felice per il piazzamento Champions, soprattutto dopo aver sofferto come un matto domenica sera, ma… a bocce ferme bisogna essere lucidi e trarre qualche piccola conclusione.
Le difficoltà di questa squadra erano sotto gli occhi di tutti. Riuscire ad arrivare quarti è stato un piccolo “miracolo”, perché in una situazione ambientale come quella nerazzurra, in altre occasioni, abbiamo visto come è facile andare sempre più giù.
L’Inter ha giocato contro sé stessa, mettendo in mostra le proprie fragilità e le proprie paure.
In questo mister Spalletti ha più di una responsabilità. La squadra è anche l’immagine di chi dovrebbe prepararla prima e trascinarla, poi, al successo fuori dal campo.
Il suo “timore di osare” lo si è visto nei risultati. Nel modo di approcciare le partite. Nel modo di affrontare avversari non proprio temibili, o venuti a giocare la partita del cuore.
Spalletti ha più di un demerito. Non è riuscito ad entrare nella testa di questi ragazzi, dando loro la giusta consapevolezza, la giusta forza che serviva per affrontare questo finale di stagione. A volte sembrava vuoto, sconsolato. È parso più volte così. Da inizio stagione. Da quando i risultati faticavano ad arrivare. Da quando tutti puntavano il dito contro di lui.
Da quando cominciò la guerra contro Spalletti. Tanto per citare alcune chicche ricordiamo: la cessione di Cancelo; il non riscatto di Rafinha; il volere a tutti i costi un giocatore “bollito” come Nainggolan; la cessione di Zaniolo e chi più ne ha più ne metta.
TUTTA COLPA DI SPALLETTI? – Il tecnico toscano ha iniziato la stagione con una pressione addosso veramente impressionante. Da ogni angolo piovevano su di lui delle stoccate gratuite, che potevano essere evitate. Sin dalle prime gare di campionato, le prime conferenze Luciano(ne) è sembrato “scarico”, privo di quella “cazzimma” che aveva dimostrato di avere fino a pochi mesi prima.
Lui interista più di tanti altri interisti. Più volte sulla graticola. Più volte sul banco degli imputati. I tifosi ne chiedevano la testa dopo le prime partite shock. Dopo l’avvio da incubo dei nerazzurri. Da subito su di lui voci su voci. Tutti pronti ad accogliere il suo sostituto.
Col passare del tempo, delle giornate e dei risultati, invece, Luciano ha pian piano ricaricato il “personaggio” e ha cominciato la sua personale battaglia contro tutti. Lui in mezzo alla tempesta a difendere i colori nerazzurri.
E via con i casi che lo hanno visto, ahinoi, protagonista. Lui, Luciano, reo di aver messo fine alla carriera di Totti ieri, e di remare contro l’Inter oggi.
Lui, Luciano, reo di aver messo sempre la faccia in situazione non ancora troppo chiare per noi tifosi. Lui, Luciano, l’unico colpevole di una stagione abbastanza deludente. Perché per molti la colpa è solo ed esclusivamente sua.
Lui incapace di preparare le partite. Di leggerle. Di osare. Di non sapere gestire lo spogliatoio. Perché è sempre lui ad aver tolto la fascia di capitano ad Icardi.
È sempre lui ad averlo lasciato fuori per cinquanta giorni. È sempre e solo lui che ha fatto pappa e ciccia con gli slavi dello spogliatoio per escludere il povero Mauro dai giochi. Fece così con Totti. Non ricordate?
Bene. Come ho già scritto qualche riga su, si possono attribuire tutte le responsabilità del caso a mister Spalletti. Si può parlare delle sue scelte. Del suo poco “coraggio” nel cercare di osare. Del suo “accontentarsi del risultato”, ma non si può dire nulla in più.
In questa stagione dai connotati fantascientifici lui è stato l’unico vero professionista. Si deve tanto a lui se domani saremo ancora in Champions.
In tanti al suo posto hanno fallito. Si sono fatti inghiottire dalla pressione. Dalle critiche. Dall’ambiente. Lui è riuscito a mantenere i nervi saldi. È riuscito a tenere in mano uno spogliatoio che sembrava tutto tranne che un gruppo coeso. È riuscito ad ottenere il massimo in una situazione ai limiti del paradossale.
Si è imposto come vero leader del gruppo. Alcuni lo hanno seguito, altri… inutile dire in cosa erano impegnati.
Questa qualificazione porta un nome ed un cognome. Né i gol degli attaccanti e forse nemmeno le parate di colui che, fascia al braccio, si è dimostrato fondamentale. Questa qualificazione è solo merito del nostro (ex) allenatore: Luciano Spalletti.
Onore a te, caro mister. Grande uomo e interista vero.
Questa stagione ci ha mostrato chi è degno di definirsi tale. Chi è degno di essere “avvicinato” ai nostri amati colori.
Hai pagato, ma mi auguro che insieme a te, la Società, individui anche quegli elementi che non meritano di rimanere in questo gruppo. Hai pagato tu per primo, ma adesso mi aspetto che il “sacrificio del tecnico” non sia l’ultimo.
Serve pulizia. Serve togliere il marciume.
Facciamo in modo che non capiti più uno Spalletti-bis. Che il prossimo tecnico debba confrontarsi solo con problemi tecnico-tattici e non con storie da Novella2000 o Cronaca Vera.
E smettiamola una volta per tutte con la filastrocca dell’Inter agli interisti. Smettiamola con l’incoerenza all’ennesima potenza. Si auspica la permanenza del numero nove argentino e poi ci si indegna per l’arrivo in panchina di Antonio Conte.
Spalletti era un perdente. Conte un gobbo corrotto. Non si può vivere solo di ricordi. Non si può pensare che l’unico vincente al mondo sia Mourinho.
Il calcio è fatto anche di decisioni difficili da accettare. Per me Conte è il top. Ma questo non fa di me il suo più appassionato sostenitore.
Servono uomini prima di tutto. Gente che ha carisma e una forte carica. Gente che sappia far stare tutti al loro posto. Serve qualcuno che abbia voglia di vincere. E come sarebbe bello stoppare il dominio gobbo con un loro simile a guidarci?