Inter, ripartiamo dall’ABC: cos’è per noi l’interismo?

Schiacciante vittoria dei nerazzurri in casa del Genoa. Torna in campo (e al gol!) anche Mauro Icardi

A sentire Prandelli in conferenza stampa la prova dell’Inter è stata perfetta. Eccellente.

Il Genoa ha trovato di fronte una squadra preparata alla perfezione per la sfida del Ferraris, una formazione che ha lasciato poca iniziativa all’avversario e che ha messo in campo, fin da subito, le qualità della grande squadra.

UNA PARTITA CONDOTTA CON AUTORITA’ – Una sfida non certamente facile, visto il momento delicato della formazione nerazzurra, ma proprio come il derby l’Inter si è svegliata dal suo torpore e ha sfoderato una grande prestazione in quel di Genova. Come ci ha abituato spesso la nostra amata.

Erano tanti gli interrogativi che attanagliavano la sfida con il Grifone e tutti di natura extra calcistica, perché – diciamolo – siamo i migliori al mondo quando si tratta di complicarsi la vita da soli.

La partita di ieri era l’ennesimo crocevia. L’ennesimo bivio di una stagione assai tormentata.

L’inizio di stagione da horror, la doppia eliminazione dall’Europa con tante recriminazioni e infine questo finale di campionato thriller.

Nel copione nerazzurro non manca nulla. Abbiamo vissuto di tutto. Situazioni surreali e grottesche. Situazioni tragicomiche e dilanianti.

Vorrei fosse stata l’ultima giornata per poter fare un bilancio, poter dire: “Finalmente è finita! È stata dura, ma ce l’abbiamo fatta!”.

Eppure dovrei (dovremmo!) essere abituati ai saliscendi della nostra squadra del cuore.

Un giorno siamo l’anti-quellilì, il giorno dopo non siamo degni nemmeno del peggior Frosinone.

Noi siamo così. Lo siamo sempre stati. Ma quest’anno abbiamo deciso di superarci. Far di più. Rendere il momento di difficoltà più scoppiettante.

Se prima eravamo maestri nel farci male, adesso siamo riusciti nell’upgrade, nel migliorarci e nel diventare esimi Professori.




COS’E’ L’INTER? – Alla luce dei fatti di queste ultime settimane, mi sono chiesto: “Se qualcuno venuto da un angolo remoto della Terra dovesse chiedermi cosa è l’Inter, come glielo spiegherei?

Beh, potrei cominciare dalla storia. Dalle vittorie. Raccontare le gesta dell’Inter di Herrera e quelle più recenti di Mou. Potrei dirgli dei trofei conquistati in passato, nessuno prima di noi, e di quel Triplete non più recentissimo, nessuno dopo di noi. Ma non sarebbe sufficiente. Perché in mezzo ci sono tanti, tanti altri aspetti. C’è il pianto. Ci sono le delusioni, le sconfitte pesanti. Amare.

Ci sono grandi giocatori e grandi nomi. Amori iniziati e finiti male. Qualcuno con il classico “tradimento”. Ci sono quei giocatori mai dimenticati e “perdonati”.

Impiegherei, forse, troppo tempo per descrivergli cosa sia l’Inter. E di certo dimenticherei sempre qualcosa o sarebbe una ricostruzione faziosa.

Poi ho pensato: “Che stupido. Basterebbe mostrargli la partita di ieri sera”.

Al di là del risultato ieri sera l’Inter ha tirato fuori quei valori che la contraddistinguono e che ci ha permesso di innamorarci follemente di Lei. Il cuore. L’umiltà. La grinta. Ma soprattutto lo spirito di gruppo.

UNITI SI VINCE – Ieri sera la nostra Amata ci ha regalato non solo i meritati tre punti, ma un insegnamento importante, che ci rende, sempre più, diversi dagli “altri”.

Genoa-Inter si giocava ben oltre il risultato. Ben oltre il mero aspetto calcistico. Ammettiamolo.

Non era solo una partita di calcio, ma LA partita di calcio in cui tutto poteva accadere e che poteva segnare definitivamente un solco sul nostro presente/futuro.

Siamo arrivati alla sfida di Genova con tante ombre addosso.

Eravamo spaccati, e, quasi quasi, speravamo lo fosse anche lo spogliatoio, perché così ci avevano fatto credere che fosse.

Siamo riusciti a dividerci tra noi “fratelli” perché ognuno pretendeva di avere ragione dal suo punto di vista.

Abbiamo messo da parte l’interismo, per seguire l’ego smisurato di questo o quell’altro personaggio, miscelandolo al nostro.

Ci siamo affrontati. Abbiamo lasciato che l’emotività di certe situazioni prendesse il sopravvento su di noi, fino a permettere ad alcuni di “tifare contro”, di sperare nella sconfitta… per il bene dell’Inter.

Abbiamo vissuto momenti che – chiamerei – paradossali, in cui certi “paladini del tifo nerazzurro” (o dell’interismo, fate un po’ voi!) hanno dato voce a milioni di tifosi, arrogandosi il diritto di esprimere il “loro dissenso” spacciandolo per il “dissenso collettivo”.

Abbiamo permesso ad alcuni personaggi di strumentalizzarci, di metterci l’uno contro l’altro, quando bisognava, più che mai, rimanere uniti e coesi, alla ricerca dell’unica sacrosanta verità, verso l’unico scopo: il bene dell’Inter.

L’Inter è andata a Genova nel suo momento peggiore, perché al di fuori del rettangolo di gioco si stava giocando una partita pericolosa. Molto pericolosa per il nostro futuro.

Il gioco delle parti, il teatrino andato in onda sui canali nerazzurri in queste ultime settimane è stato il momento più basso della nostra storia. Più delle sconfitte cocenti. Più del 5 maggio. Più di ogni altra cosa.

Prestarsi a questo siparietto ignobile ha, di fatto, leso l’immagine del nostro club e minato il rapporto tra noi tifosi.

LA PARTITA CHE NON TI ASPETTI – L’Inter vista a Genova ci ha dato l’ennesima lezione. Si può sbagliare. Si possono commettere cazzate, ma se tutti – e ribadisco TUTTI – hanno fame e voglia di vincere, di andare verso un unico obiettivo, allora si possono ottenere certe prestazioni.

Ieri sera non è andato in campo solo Icardi. Ieri sera è andata in campo solo l’Internazionale Football Club.

Abbiamo dovuto affrontare i nostri fantasmi in un clima ostile, reso ancora più complicato dalla scelta della Curva di “tifare contro”.

Un gesto inammissibile.

Va bene la contestazione, ma va bene fino ad un certo punto. Non vuoi esultare per il gol di Icardi? Libero di farlo. Ma perché sommergerlo di fischi al momento del calcio di rigore? Come se stesse calciando un giocatore avversario. Come se quel gol non fosse importante per conseguire la vittoria e i tanto agognati tre punti.

L’Inter agli interisti”. Una frase sentita milioni di volte, ma ieri sera coloro che sono andati in campo avevano la maglia della nostra squadra del cuore. Una frase fatta dietro cui è semplice nascondersi quando le cose vanno male, quando alcune situazioni sono inspiegabili ai più.

Ma ditemi, chi è più interista di altri? Come si fa a misurare il grado di interismo?

Icardi ha sbagliato. Punto. Nessuno sta qui a giustificare il suo comportamento nel momento più di bisogno dell’Inter, ma non dimentichiamoci che tifiamo tutti per la stessa squadra.

In più di un’occasione ci sono mancati i suoi gol. Non tanto perché lui sia il titolare inamovibile, ma perché siamo stati costretti a giocare senza un vero centravanti.

Ieri non c’era, oggi sì. Ieri avremmo voluto festeggiare i suoi gol, oggi possiamo anche decidere di non farlo, ma non bisogna necessariamente “tifargli contro”. Fischiare un giocatore in maglia nerazzurra, vuol dire fischiare l’Inter.

La migliore arma è l’indifferenza. Ma noi abbiamo ancora molto da imparare.

Ci scagliamo contro quei ragazzi in nerazzurro tacciandolo per mezzi giocatori, imprecando contro di loro per le loro scarse qualità, salvo poi ripensarci quando D’Ambrosio salva il risultato nel derby, o Gagliardini sfodera una prestazione maiuscola contro il Genoa.

Ma sapete che c’è, che la migliore risposta l’hanno data proprio loro, quei ragazzi in campo. Dimostrando ancora una volta l’attaccamento alla maglia che indossano. Non saranno campioni. Non saranno perfetti, ma almeno ci hanno lanciato un segnale forte, abbracciandosi come se nulla fosse successo. Facendo gruppo. Lasciando fuori dal terreno di gioco tutte le stronzate dette, lette e scritte in queste settimane.

La migliore risposta l’ha data il campo. Che ci ha ridato una Inter finalmente unita e competitiva. Durerà? Chissà. Intanto ci godiamo il momento. Qualche sorriso sarà stato di circostanza. Qualche abbraccio “dovuto”. Ma a noi non deve assolutamente importare. L’unico abbraccio che non deve mancare in questo momento è quello di noi tifosi.

Sempre più uniti intorno a questo gruppo, alla conquista del nostro obiettivo.

Questi tre punti saldano il terzo posto, ma nulla è ancora deciso. Abbiamo corso più e più rischi. Sembravamo spacciati e cacciati fuori dalla corsa Champions. Eppure siamo ancora saldamente lì.

Senza qualche errore clamoroso potevamo avere una classifica ben diversa, alla fine questo dovrà essere l’unico rammarico accettabile alla fine della stagione. Bisogna continuare a lottare. Bisogna continuare la corsa alla prossima Champions League. Domenica dopo domenica, soffrendo.

Ma si sa. Noi siamo l’Internazionale Football Club. La sofferenza è nel nostro Dna. Non possiamo non soffrire.