L’Inter perde anche con il Bologna. In campo solo confusione, errori, sugli spalti rabbia e fischi.
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ToggleAltra batosta. La quarta consecutiva. Davanti a questo scempio ci si chiede cosa si possa dire per cercare di dare una spiegazione al perché l’Inter sparisca ogni anno dopo Natale. Se ci frughiamo qualche parola la potremmo anche trovare, così come un qualche tentativo di spiegazione: eh ma l’allenatore, eh ma Marotta, eh ma il mercato, eh ma lo spogliatoio, eh ma la società.
E alla fine, dopo tante parole, tante discussioni tra noi tifosi su un giocatore, su Spalletti, sulla dirigenza ci ritroviamo a vedere l’ennesima partita senza un senso, senza gioco, senza anima, nella quale l’avversario, magari non ne è sicuro proprio dal primo minuto, ma si rende conto via via che passa il tempo che se resiste un po’ e ci prova con un minimo di convinzione può portare a casa dei punti contro quest’Inter. E non importa si chiami Sassuolo, Torino o Bologna, ultimo in classifica e reduce da una goleada subita contro il Frosinone. Sanno che basta provarci, metterci la gamba e magari qualcosa si potrà ottenere.
Non facciamo paura a nessuno, se non a noi stessi
Siamo entrati in quella spirale nella quale nessun avversario ha il minimo timore di noi, tutti sanno che possono farci un bello scherzetto senza neanche fare troppa fatica. Di contro noi siamo sicuri che chiunque ci possa mettere in difficoltà, siamo spauriti, intimoriti e sappiamo con certezza che prima o poi capiterà qualcosa a cui non sapremo porre rimedio. Ed ecco che quasi tutti iniziano a giocare a nascondino: se non tocco palla o la tocco solo in modo elementare non posso sbagliare, questo sembra essere il pensiero più o meno evidente in quasi tutti i nostri giocatori. Dopo lo scempio di ieri non riesco neanche a dire che non ci abbiamo messo voglia, semplicemente non sapevano cosa fare gli uni con gli altri e nemmeno quando la porta ci è stata spalancata da errori marchiani altrui, siamo riusciti a buttarla dentro.
In questo momento non mi interessa parlare della società e neanche dell’allenatore, mi piacerebbe che uno dei giocatori, quelli che zampettano sul rettangolo di gioco, potesse spiegarmi cosa succeda nella loro testa ogni anno dopo Natale. Cosa c’è in quel panettone? In quei pacchi regalo? Come è possibile ogni anno dilapidare quanto di buono costruito nella prima parte di stagione.
Capitano, scusa che succede?
Potessi lo chiederei al capitano, Mauro Icardi, giocatore che io adoro, ma a cui credo sia legittimo fare anche qualche critica quando le cose non vanno troppo bene.
Lo avessi qui davanti, Icardi, vorrei chiedergli come sia possibile che anche un giocatore di sicuro rendimento come lui, un giocatore sempre freddo in campo, possa sbagliare tutto quello che ha sbagliato ieri. Come sia possibile ciccare quel pallone dopo neanche un minuto dal via. O come abbia fatto Icardi a farsi stoppare dall’uscita del portiere poco dopo. Non con polemica, ma solo per capire cosa ci sia che non va. Perché se pure Icardi inizia a tradire le attese così, in quello che in questi anni è stato il suo punto di forza, l’istinto del killer, il trasformare anche una sola palla a partita in gol, allora il problema deve essere ancora più grande di quanto non mi immaginassi fino a ieri sera.
Cosa succede, Icardi, è un problema di testa, il vostro? Siete così preoccupati di sbagliare che sbagliate? Fossi solo tu… pure De Vrij ci si mette, un altro su cui puoi contare praticamente sempre. A centrocampo uno corre per tutti e cerca di predicare nel deserto, visto che come il povero Brozovic prova ad impostare per qualcuno scopre con rabbia che nessuno abbia voglia di proporsi. Lautaro anche ieri si è mangiato un gol fatto, al pari di Vecino.
Avete forse un problema fisico, un richiamo di preparazione? Cosa, cosa avete? Cosa può giustificare che una squadra finisca il 2018 battendo Napoli e si ritrovi al 2 di febbraio con quattro sconfitte consecutive, contando anche la Lazio? Non lo so, Mauro, secondo me non c’è niente che possa giustificarlo, soprattutto se la stessa situazione si presenta ogni anno allo stesso modo. Vi si spegne un interruttore, decidete più o meno inconsciamente che non valga più la pena correre per la squadra.
A che posto sta l’Inter per voi giocatori?
Icardi, lo so che non sei il solo responsabile, ma se mi rivolgo a te è perché sei il capitano, rappresenti l’Inter in tutto e per tutto, nel bene e nel male. E quindi, vorrei chiederti quanti di voi, tu compreso, mettete il bene della squadra al primo posto? C’è chi parla di uno spogliatoio spaccato tra invidie e gelosie. Bene, non so se sia vero, ma neanche mi interessa: il vostro lavoro, visto che vi ritenete professionisti, è quello di scendere il campo e dare il massimo per questi colori, non per dimostrare di essere campioni e avere diritto a un minutaggio maggiore, a un contratto migliore o un ingaggio in una squadra migliore. Perché io, che non ci capisco niente e soprattutto sono all’esterno, vedo questo: un nucleo di bambini viziati che o vogliono più soldi o più gloria, ma nessuno, o quasi, che capisca che per ottenere entrambe le cose è necessario collaborare in campo, fare quel metro in più anche per il compagno, e prendersi, ogni tanto, qualche responsabilità.
Una volta vi manca la voglia (D’Ambrosio dixit), un’altra quando le cose vanno male ammettete candidamente di non sapere ribaltare la situazione (parole e musica proprio tue Icardi), e il decimo allenatore di questi ultimi otto anni, che avrà pure le sue colpe e magari anche più di una, si ritrova lì nel mezzo a dover ogni volta ripetere che quello che manca a questa squadra è la mentalità.
E voi? Voi restate lì, con la testa ciondoloni e non la rialzate, ma quasi vi ci crogiolate tra un passaggio, un anticipo o un gol sbagliato. E intanto i commenti fioccano, si parla di nuovi allenatori, di una squadra che ha voltato le spalle al suo tecnico e voi state zitti, incassate e neanche ci provate a fare vedere che vi interessa. Chissà, forse nel vostro mondo dorato avere la nomea di quelli che fanno fuori quasi un allenatore all’anno è una medaglia da appuntare sul petto e non la riprova di essere piccoli uomini.
Icardi, parlo a te che sei il capitano e che in questi anni hai avuto tanti meriti: sei a un gol dai 123 in nerazzurro, un gol da Vieri e quindi dall’essere l’ottavo marcatore della storia dell’Inter e tutto questo a soli 25 anni. Ciò significa che mi hai fatto esultare 122 volte, e di questo ti ringrazio, ma puoi spiegarmi se veramente ti pareva una buona idea scrivere, in questo momento, su Instagram “se non la ami quando perde, non amarla quando vince”? Voglio interpretarla come una semplice richiesta di aiuto e sostegno ai tifosi, ma ammettiamolo, ti è venuta male. Scritta così, Icardi mio, sembra che tu voglia insegnare l’interismo agli interisti. A quelli che sì, ieri vi hanno fischiato e forse hanno sbagliato conoscendo proprio la vostra scarsa tenuta mentale, ma sono quelli che ogni volta riempiono San Siro, anche ieri erano più di 50000, o che se anche restano a casa programmano i loro impegni sulla base delle vostre partite, perché “sola non la lascio mai”. Sono quelli che c’erano con i Fachetti, i Ronaldo, i Matthaus, i Cambiasso e tutti gli eroi del triplete, ma anche con i Pancev, i Centofanti, o i Gargano. Sono quelli che ti permettono di essere lì e che non aspettano altro che esultare per il prossimo gol, per la prossima vittoria.
Sta a voi riconquistarli, e per farlo basterebbe metterci l’anima. Perché la mossa Ranocchia, interpretata da tutti come quella della disperazione a me piacerebbe avesse un altro significato: farvi vedere quale dovrebbe essere l’atteggiamento di un giocatore dell’Inter. Non importa quanti siano i minuti, non importa neanche il ruolo, né i soldi sul contratto, un esempio migliore di Ranocchia per abnegazione e attaccamento alla maglia non esiste nell’Inter attuale. Ha giocato mettendo il cuore e, seppur inevitabilmente confusionario, è stato più pericoloso lui dell’attacco titolare. Se può giocare con questo spirito Ranocchia, ieri alla sua prima apparizione in campionato, perché non potete farlo voi?