Una vita passata all’interno del rettangolo verde. Difensore di quantità. Grande grinta e grande cuore.
Un passato anche in nerazzurro per lui, approdato a Milano nel ’97 dal Napoli insieme a mister Gigi Simoni.
Parliamo di Ciccio Colonnese che nei suoi anni milanesi ha vissuto gioie e dolori.
Un anno da protagonista insieme alla retroguardia nerazzurra, la meno battuta del campionato nell’anno del famosissimo episodio Ronaldo-Iuliano, ma ciò non è bastato per arrivare al titolo. Un secondo posto amaro. Amarissimo.
Ma con i nerazzurri ha vinto una Coppa Uefa, battendo in finale, al Parco dei Principi, la Lazio con un Ronaldo sempre più immenso.
Oggi è un volto noto del web e della tv. Ha partecipato a diverse trasmissioni e attraverso i suoi profili social è sempre attento alle vicende nerazzurre.
Noi di Tifoblog.it lo abbiamo raggiunto attraverso il suo profilo ufficiale e gentilmente ha risposto alle nostre curiosità.
Ciccio Colonnese tanta gavetta tra C e B e diversi guru della panchina sulla sua strada. Dapprima Mazzone, poi Boskov e Simoni. Soprattutto con quest’ultimo ha avuto un rapporto di profonda stima reciproca. Cosa ti hanno lasciato ognuno di questi personaggi del mondo del calcio?
“Tutti mi hanno lasciato qualcosa, ma quello a cui sono più legato è Simoni. Mi ha insegnato tutto, devo tanto a lui”.
Tanti tifosi nerazzurri ti ricordano con piacere per il tuo trascorso a Milano. Qual è il tuo ricordo più bello della tua esperienza in nerazzurro?
“La vittoria della Coppa Uefa. Ricordi indelebili”.
Se dovessi raccontare ai nostri lettori cosa fosse quella Inter come racconteresti i tuoi compagni? Che spirito si respirava nello spogliatoio?
“Era un gruppo unico. Grande rispetto e in campo eravamo pronti a sacrificarci per il compagno”.
L’Inter poteva contare su dei fuoriclasse: Ronaldo, Djoarkaeff, Recoba, Moriero… chi ti ha colpito di più? Se puoi, un aggettivo per ognuno.
“Ronaldo un Fenomeno.
Djorkaeff: talentuoso. Recoba: estroso. Moriero: mi ha colpito la sua simpatia”
Momento topico. Il fallo di Iuliano su Ronaldo. L’arbitro lascia continuare. Capovolgimento di fronte. Rigore per la Juventus. Succede il finimondo. Eri tra i più feroci. Sulla respinta di Pagliuca ti si vede partire come un razzo e calciare via, il più lontano possibile, quel pallone. Quanta rabbia avevi in quel momento? Perché, come gruppo, non siete riusciti a trasformare quella “rabbia” in spinta emotiva per andare a vincerlo quello scudetto? E quanto male ti fa non averlo vinto quel titolo?
“Ricordo molto brutto. La rabbia era molta. È una ferita ancora aperta, ma vincere la coppa Uefa è stata una grande soddisfazione”.
All’Inter ottieni un secondo posto e una Coppa Uefa. Un Ronaldo mostruoso anche su un campo improponibile come quello di Mosca. Quando avete capito che potevate ambire alla vittoria finale?
“Sì! Quel gol ci ha dato una carica incredibile”.
Dopo l’Inter i successi con la Lazio e la lotta per la salvezza con il Siena. Che voto daresti alla tua carriera. E quale è stato il momento in cui ti sei sentito finalmente arrivato?
“Darei un bell’8! Il primo anno di Serie A con la Cremonese”.
Un tempo le piccole realtà, i campi di gioco di provincia (sei stato a Giarre che conosco benissimo!) erano le fucine per i giovani che volevano mettersi in evidenza. Eppure era molto difficile per un ragazzo sfondare. Oggi è tutto diverso. I vivai sono più attrezzati, gli scout sono perennemente in giro, il calcio è molto più tecnico, ma si fatica sempre più a trovare giovani di qualità. Secondo te perché? Che consiglio ti senti di dare ai giovani di oggi?
“Oggi c’è più attenzione alla parte fisica che a quella tecnica. Si lavora meno sui fondamentali tecnici. Un consiglio che posso dare è di non mollare mai. Solo così si realizzano i sogni”.
Sei stato di casa all’Olimpico, al San Paolo e a San Siro. Tutti stadi ad alto effetto emotivo. Cosa si prova quando, fuori dal tunnel, ti trovi nel bel mezzo di una bolgia infernale? Quale è il primo pensiero?
“Emozioni uniche! Tifosi incredibili. Ma la mia casa resta San Siro”.
Ti ritrovi in qualcuno dei protagonisti di questa Serie A, oppure ritrovi qualcuno dei tuoi ex compagni in un qualsiasi calciatore di oggi?
“Mi rivedo in Andersen (della Sampdoria ndr)”.
Sei di Potenza e la squadra della tua città milita nel campionato di Lega Pro. Cosa pensi del caos ripescaggi di questa estate? Certe scelte “politiche” possono far bene o no al movimento calcistico?
“Meglio non commentare!”